Diventare personal trainer: i percorsi e l’analisi del mercato attuale
Sempre più persone cercano di trasformare la loro passione in professione. Non è raro trovare appassionati di palestra e fitness prendere la decisione di mettersi in gioco e diventare personal trainer.
Scopriamo come si fa a diventarlo, ma soprattutto quali sono le conoscenze necessarie.
Diventare personal trainer: come fare?
I corsi e i percorsi per gli addetti della salute, della prevenzione e dello sport
Nonostante i mille corsi proposti da aziende private, il percorso più logico sarebbe quello di iscriversi all’università di Scienze Motorie. Successivamente è importante seguire un percorso extra-curricolare per l’acquisizione delle informazioni indispensabili per la professione.
Ma avviene davvero così?
Il mercato oggi è confusionario e ancora più confusionaria è la mentalità di chi ha svolto un percorso di studi accademico. Molti pensano di iscriversi a Scienze Motorie con l’idea di diventare personal trainer oppure istruttori di sala pesi. La realtà è ben diversa, come testimonia il piano carriera delle facoltà. Ma chi legge più oramai? Infatti l’Università prepara il futuro professionista a tutti gli aspetti del movimento. Si passa da quello ludico-motorio a quello psicologico fino ad arrivare all’analisi di alcuni sport riconosciuti come tali dal CIO. Ma di attività di fitness neppure l’ombra, se non pochi corsi a scelta a discrezione dello studente.
Inoltre i gruppi di laureati che spopolano nei gruppi dei social network non hanno chiara la differenza tra il professionista del movimento e il tecnico dello sport. Tanto è vero che è in atto una vera e propria guerra tra il mondo accademico e gli istruttori e gli allenatori delle più diverse discipline. Questi ultimi spesso sono denominati “abusivi” dal classico laureato in Scienze Motorie dalle idee confuse…
Per questo è necessario mettere in chiaro alcune cose!
Il professionista del movimento è colui che possiede il titolo universitario, il tecnico dello sport è l’allenatore che ha svolto corsi federali per poter insegnare la tecnica dello sport-specifico.
In altre parole un allenatore di pallavolo è un tecnico, ma non è detto che sia laureato (ed è giusto che sia così).
Vi immaginate se solo i laureati potessero insegnare uno sport come la pallavolo senza averla mai praticata, ma solo perché possiedono il titolo di Dottore in Scienze Motorie? Sarebbe un disastro, per ovvie ragioni. Chi non ha mai praticato la pallavolo come può pensare anche solo lontanamente di essere in grado di insegnare in qualità di allenatore?
Caso diverso se si volesse ricoprire l’incarico di preparatore atletico di cui abbiamo scritto in passato in questo articolo.
Ma ora trattiamo il problema più spinoso: come diventare personal trainer?
Per quanto molti siano assolutamente convinti che ci sia bisogno di una laurea, essa rappresenta un valore aggiunto importante (e aggiungeremmo minimo indispensabile), ma non è un titolo esclusivo per diventare personal trainer e poter svolgere la professione. Infatti la nostra legislazione non prevede una normativa in tal senso. Dunque non è previsto un ordine e una specifica abilitazione come accade per altre professioni come i biologi, i medici e gli avvocati.
Analizziamo un’altra questione importante: la demonizzazione dei corsi di formazione.
Ci sembra giusto chiarire un concetto basilare: il corso di formazione è utile a chiunque. Lo è anche a chi crede e ha la presunzione con il suo “titoletto” appeso al muro di considerarsi il miglior professionista del mondo.
Inoltre chi eroga formazione non è responsabile di chi assume, poiché offre solo un servizio. Questo servizio risulta utile anche e soprattutto ai laureati che, al di fuori di tante belle parole, dopo la laurea non si formano più!
Il diventare personal trainer non è un percorso semplice. La concorrenza è tanta ed è a diversi livelli.
Molti si lamentano per le condizioni di lavoro, ma il personal trainer è un libero professionista e come tale DEVE essere in possesso di una partita IVA.
Se si vuole elevare il livello di conoscenza e trasformarlo poi nella competenza maturata dall’esperienza su campo, è necessario aggiornarsi. Molte persone penseranno che basti YouTube e qualche rivista scaricata dai portali per ottenere il necessario.
La triste realtà è che la nozione non è sufficiente e internet aggrava ancora di più il problema poiché spesso ciò che si trova è contraddittorio (anche nella stessa ricerca scientifica, se non la si sa interpretare). La formazione diventa così necessaria, soprattutto se l’obiettivo è quello di aggiornarsi o imparare nuove nozioni.
Perché seguire corsi esterni e professionalizzanti?
Quale vantaggio offre la formazione rispetto ad istruirsi in autonomia? Il risparmio del tempo innanzitutto.
Certo, il mercato è molto vario, come in ogni tipologia di servizio e bene di acquisto. C’è chi compra l’ultimo modello di cellulare super-tecnologico e chi invece compra un cellulare più modesto e dai costi più contenuti.
La formazione non sfugge a questa regola. Ci sono molti corsi low cost che offrono formazione di base, facilmente spendibile, ma senza che questa possa arrivare a trattare aspetti più avanzati. In cosa si traduce questo? In tanti allenatori e personal trainer che hanno opinioni differenti basate su stereotipi e non su conoscenze approfondite e reali. Questo non si significa che anche i corsi di base non siano fondamentali, anzi. Permettono di trasmettere l’informazione da personale qualificato e svolgono anche loro un servizio utile, per quanto possa non essere d’accordo il laureato di Scienze Motorie.
Tre sono le chiavi principali per poter svolgere una professione, qualunque essa sia compreso il diventare personal trainer:
- Conoscenza approfondita della materia;
- Aggiornamento costante;
- Esperienza pratica.
Oggi la conoscenza della materia, specie nel settore del movimento, è subordinata e spesso sostituita da un solida base di marketing. Peccato che il marketing sia utile già ad un professionista fatto e finito e molto poco a chi lo usa per nascondere la propria ignoranza.
Quando non si può dimostrare il valore aggiunto poiché non lo si possiede che cosa si fa come prima cosa? Si abbassa il prezzo! Unico strumento per il “professionista” per attirare gente a sé. Questo ha come risultato la svalutazione del mercato e della categoria professionale. Dunque l’impossibilità di investire in corsi di formazione più onerosi, ma più utili (non sempre è così), porta ad un livellamento verso il basso di tutta la categoria.
Un film già visto vero?
Allora cosa fare per diventare personal trainer e cercare di arginare questi problemi?
Intraprendere relazioni oneste con altri professionisti, continuare ad aggiornarsi e studiare, senza che l’unico pensiero sia quello di “fare cassa”… Piuttosto è utile costruire un servizio che si differenzi dalla concorrenza!
Sempre di più i personal trainer ragionano con l’idea del “tirare a campare”, senza preoccuparsi di ledere i colleghi con tariffe più basse. Infatti l’idea del “fare cassa subito” perché “c’è la crisi” porta ad abbassare sempre di più i prezzi. Di conseguenza si lavorerà un numero di ore spropositate giornaliere per raggiungere un guadagno sufficiente. Inoltre non ci si aggiornerà per mancanza di tempo o peggio si crederà che pagando una lezione con un “collega più esperto” di poter insegnare a tutti la stessa cosa… Si renderà solo schiavi se stessi e non si erogherà mai qualità. L’esatto contrario di ciò che richiede la vera professionalità!
E poi ci sono i clienti
Alcuni di loro arriveranno chiedendoti un sconto ancora prima di sapere quale sia il tuo servizio e il tuo valore. La domanda é: voi entrereste mai in un negozio di abbigliamento a chiedere uno sconto? Beh forse si se foste al mercato. Ma parliamo di un negozio di abbigliamento tipo Gucci o Prada. Vi permettereste mai di entrare e chiedere uno sconto? Se avete le possibilità di comprare la maglia la comprate e basta, specie se quella maglia non è un bene di prima necessità.
Chiedere ad un professionista uno sconto è pressoché assurdo. I clienti non stanno pagando solo il vostro tempo in termini di ora, ma la vostra esperienza e il tempo che avete speso per formarvi (Cosa che tutti trascurano!).
Non svalutate la professione, specie se questa riguarda la salute e la prevenzione.
Inoltre vale lo stesso discorso per le scuole di formazione con cui vi aggiornerete. Ci sono scuole le cui informazioni di base sono erogate a basso prezzo. Altre che trattano nozioni avanzate e i cui costi tendono a salire. Proprio perché le nozioni avanzate hanno un loro prezzo, così come l’esperienza e il curriculum del personal trainer!
Se ci tenete davvero a diventare personal trainer con dovizia e serietà, non svendetevi.
Meglio perdere un cliente che dover lavorare 20 ore al giorno perché avete una tariffa troppo bassa che non vi permette neppure di pagare le tasse a fine anno…
I clienti che non possono pagare il vostro servizio andranno da qualcun altro di più economico, esattamente come chi decide di acquistare un cellulare rispetto ad un altro!
La domanda è: che marca di cellulare volete rappresentare per il vostro cliente? Allora adeguate il livello di servizio, continuate a studiare e per farlo non potete prendere 100 clienti di personal al giorno!
Le tariffe del personal trainer in Italia sono molto varie, con medie tra i 30 e i 35 Euro l’ora.
Per svolgere la professione di personal trainer, è necessario avere una certa tariffa consona per agevolare se stesso e l’intera categoria.
Chi offre il proprio lavoro gratuitamente sta condannando a morte una professione. Basti pensare che in altre professioni, ci sono dei codici deontologici in cui è vietato erogare servizi gratuiti, pena la radiazione dall’albo (e aggiungeremmo giustamente!).
Diventare un personal trainer non è difficile, lo può fare chiunque ad oggi, finché non si decideranno a fare una normativa chiara in merito. Ma diventare un bravo personal trainer è tutt’altra storia!
Vuoi saperne di più sull’argomento? Leggi anche questo articolo.
A cura del Dottor Giulio Merlini
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