Studi scientifici: guida alla lettura e all’utilizzo consapevole
Studi Scientifici: guida alla lettura e alla comprensione
Quanti addetti del settore sportivo e della nutrizione citano ogni giorno studi scientifici contenuti in PubMed oppure nelle riviste specialistiche con l’intento di diffondere informazione e conoscenza?
Il sapere, però, è davvero fruibile “A tutti, ma non PER tutti”…
Quello che leggiamo spesso non sappiamo interpretarlo correttamente: lo comprendiamo solo in parte e poi lo condividiamo senza aver capito cosa abbiamo sfogliato. Inoltre nel condividere non ci si limita a pubblicare l’informazione, ma vengono aggiunte frasi per catturare l’attenzione al fine di promuovere un determinato messaggio.
Ma conosciamo davvero il significato di ciò che abbiamo letto, condiviso e commentato?
Questa guida vuole proprio indagare alcuni aspetti dell’auto-aggiornamento.
I 5 criteri per valutare gli studi scientifici
Facciamo finta per un momento di effettuare un’indagine. Vogliamo capire alcuni effetti dell’allenamento con i sovraccarichi e troviamo una ricerca (sottolineiamo una) che ci dice che l’applicazione di una determinata metodica “ha portato a guadagni muscolari mai visti prima se messa a confronto con altre metodiche di allenamento”.
La ricerca appare perfetta ed è facile pensare che tutto ciò sia vero. Gli appassionati di allenamento e i personal trainer cosa faranno? Condivideranno lo studio nei loro canali social perché questo potrebbe destare interesse e aumentare la loro visibilità professionale.
Veniamo alla sostanza: quanto è attendibile la ricerca che abbiamo appena letto?
Non lo è se non ci sono altri studi scientifici che abbiano provato il medesimo effetto!
Una rondine non fa primavera negli studi scientifici
Nella ricerca, così come nel gergo popolare, “una rondine non fa primavera”. Quando parliamo di studi scientifici è fondamentale non soffermarsi su un unico lavoro, ma è doveroso verificare che esistano indagini simili che abbiano appurato il medesimo risultato. Nel mondo della ricerca scientifica questo modo di procedere prende il nome di CONSISTENZA.
In pratica cosa significa?
Se per esempio ci dicono che la finestra anabolica non esiste, possiamo crederci, ma dobbiamo anche domandarci se esistono altri studi che provino tale teoria. Infatti se la risposta è: “pochi e limitati”, allora attenzione a prendere decisioni affrettate e a soppiantare decenni di altri studi scientifici.
Non stiamo dicendo di confutare le nuove ricerche, anzi, ma invitiamo a non innamorarsi di una nuova teoria perché dovrà essere dimostrata nel tempo da più studi che affermino il medesimo risultato.
Di conseguenza un primo lavoro scientifico potrà essere interessante, ma al momento è privo di consistenza.
Inoltre esistono altri quattro criteri per valutare la qualità degli studi scientifici.
Lo studio deve essere munito di una certa FORZA, ovvero il risultato di uno studio deve essere misurabile in più modi.
Deve avere COERENZA. In altre parole: che sia plausibile ciò che stiamo dimostrando.
Ancora due caratteristiche sono tipiche degli studi scientifici: devono avere SPECIFICITÀ e TEMPORALITÀ.
La specificità indica che un agente deve indurre un certo risultato e il concetto di temporalità si basa sul concetto di precedenza e posteriorità. Un determinato agente deve essere anteriore per poter scatenare un effetto posteriormente.
Questi 5 criteri, cioè la consistenza, coerenza, forza, specificità e temporalità riguardano il concetto di causalità di uno studio.
Gli studi sono tutti uguali? Cioè tutti possono essere paragonati allo stesso livello?
La risposta è NO!
Esiste una piramide dell’evidenza scientifica che ci fornisce una sorta di “piramide della ricerca”. Alcuni studi sono più importanti di altri proprio per come sono stati condotti e per le loro caratteristiche che ora prendiamo di seguito in esame.
Procediamo però per gradi. Qual è la base della piramide?
Gli studi scientifici e l’opinione degli esperti
Ciò che ha meno validità, ma nell’immaginario collettivo ne ha molta, sono le opinioni degli esperti.
Quante volte vi è capitato di sentir dire, o di dire voi stessi: “eh, ma l’ha detto quel tizio che è famoso e conosciuto”. Ecco. Affermazioni di questo tipo hanno una validità pari a zero. Non giustificano la veridicità di quanto viene detto e l’autorità di un personaggio non avvalora una frase. Alcune questioni sono giuste o sbagliate per la scienza, finché alcune ipotesi o credenze non vengono provate.
Per esempio molti esperti credono nell’utilità dell’omeopatia. L’omeopatia non ha alcuna validità scientifica ad oggi. Ergo, non possiamo considerarla un metodo utile per curare le persone. Molti medici sono invece convinti che sia efficace, ma ciò non avvalora la loro tesi, visto che non ci sono prove scientifiche.
Gli studi scientifici: i case reports
Subito al di sopra del giudizio degli esperti troviamo quelli che sono definiti come case reports. Che cosa sono? Sono studi che analizzano un caso particolare, per fornire aiuto e alcuni spunti di riflessione per successive indagini scientifiche. Rientrano in quello specchio di informazioni che non sono filtrate. È necessario fare però una precisazione: il case report può essere utile per capire gli effetti una determinata terapia e raccogliere informazioni. Tutto questo ha lo scopo di formulare ipotesi e verificarle con studi successivi.
Troviamo al di sopra dei case reports i case control studies. Sono studi che permettono di mettere a confronto due gruppi: un gruppo con una particolare caratteristica o patologia (i casi – “case” in inglese) con un altro gruppo con caratteristiche simili, ma non uguali (chiamato gruppo di controllo – “control group” in inglese).
Questo genere di ricerche osservazionali sono spesso utilizzate per lo studio di patologie croniche, in quanto in tempi brevi e con costi ridotti si riescono a raccogliere numerose informazioni sui fattori scatenanti una particolare patologia. Però abbiamo un fatto contrario da tenere presente: è complesso stabilire l’entità dell’esposizione pregressa e si ottiene così una stima del rischio di malattia, ma risulta poco utile per valutare incidenza e prevalenza di una malattia.
Gli studi di coorte o cohort studies sono studi dove si analizzano due gruppi nel tempo: solitamente sono soggetti esposti e soggetti non esposti ad un particolare fattore di rischio. All’interno di questi due gruppi troveremo soggetti sia sani sia malati. L’utilità di questa tipologia di studio è di valutare l’incidenza di malattia degli esposti e l’incidenza nei non esposti.
Gli studi scientifici nel campo clinico
Gli studi clinici controllati randomizzati o randomized control trials (RCT) vengono utilizzati per valutare l’efficacia di un trattamento. Il termine “randomizzato” deriva dal fatto che l’assegnazione di un determinato trattamento viene assegnato con un sistema di sorteggio ad una parte dei pazienti presi in esame, mentre l’altra parte (solitamente circa il 50%), serve come gruppo di controllo. Il termine “controllato” identifica che ci sarà un gruppo di controllo, un membro che cercherà di eliminare gli errori e una commissione esterna che valuterà lo studio prima della sua pubblicazione. Questi tipi di studi sono considerati il gold standard per l’efficacia di una terapia.
Gli studi che cercano di rispondere solitamente ad una domanda di ordine clinico si chiamano Critically Appraised Topics (CAT). Rappresentano una sorta di versione ridotta delle meta analisi, rispondendo a quesiti posti nella pratica clinica, di comune utilità per un praticante.
Gli studi scientifici le revisioni e la meta analisi
Di indubbia utilità troviamo le revisioni sistematiche o systematic reviews che prendono in esame tutte le migliori evidenze scientifiche pertinenti ad un determinato ambito, per rispondere ad un quesito. Similarmente ai critically appraised topics anche le revisioni sistematiche sono dei riassunti che mettono in chiaro tutti gli aspetti che sono emersi nel corso degli anni in merito ad alcuni ambiti scientifici, dalla biologia alla medicina. In termini semplici, le systematic reviews rappresentano l’analisi qualitativa di uno studio senza un’analisi statistica dei dati presentati.
Al contrario, le Meta Analysis sono un’analisi quantitativa, dove si cerca di effettuare un’analisi statistica dei dati per arrivare ad alcune osservazioni critiche sulla veridicità delle informazioni presentate. Questo strumento è importante perché permette di trarre conclusioni non considerate nell’analisi dei singoli studi e di aumentare la potenza statistica.
Nell’immagine sottostante è riportata la piramide dell’evidenza scientifica.
Gli studi scientifici: come utilizzarli
In base all’ipotesi che stiamo cercando di verificare dobbiamo capire quale studio risulta più adatto a dimostrarla oppure a confutarla. Infatti per chi ricerca informazioni online la difficoltà è comprendere se una ricerca è utile o no allo scopo. Come fare?
L’unico modo è leggerla integralmente!
Spesso la lettura di uno studio nasconde dietro di sé una serie di abilità da parte del lettore: innanzitutto capire in un tempo ragionevole se ciò che sta leggendo è utile a risolvere il quesito che si è posto e se la risposta è stata esaustiva. Infatti non è raro trovare studi che non soddisfano i nostri criteri di ricerca e l’abilità di skim reading, cioè di lettura veloce può venirci in aiuto, ma il problema più grosso è: come facciamo a capire quando un articolo scientifico è degno di essere letto?
Questa problematica non è da sottovalutare perché nella maggioranza dei casi, anche professionisti che non dovrebbero commettere questo errore, ci si ferma alla lettura dell’abstract e del titolo.
La lettura integrale ci porta però a comprendere come molti disegni di studio siano deboli e le loro conclusioni spesso affrettate. Con questo non significa che siano falsi, ma che non tengono conto di variabili importanti che possono avere un impattato notevole sul risultato.
Interpretare gli studi scientifici: l’importanza del “cieco” e l’effetto placebo
Quando parliamo di studi RCT risulta fondamentale introdurre il concetto del “cieco”. Il cieco limita l’effetto placebo, cioè l’aspettativa di avere un determinato risultato, derivante dalle informazioni che si possiedono e dalla suggestione.
Esistono diversi studi che utilizzano questa tecnica per rendere i risultati maggiormente attendibili.
Ma vediamo quante tipologie di studi in cieco esistono.
Lo studio in cieco semplice
Questo è una tipologia di studio che serve a valutare anche l’effetto placebo di un farmaco. Quando abbiamo un farmaco da testare si è soliti dividere i partecipanti in due gruppi: un gruppo trattato, a cui viene somministrato realmente il farmaco, e un gruppo placebo che viene convinto di aver assunto il farmaco. In verità il secondo gruppo ha assunto una sostanza che non possiede alcuna proprietà farmacologica.
Al termine della sperimentazione si riesce a comprendere quali sono gli effetti del farmaco escludendo quelli placebo che possono portare a risultati “distorti”.
Lo studio in doppio cieco
Nello studio a doppio cieco (double blind) abbiamo che persino il medico non conosce a quale gruppo è stato assegnato ciascun paziente e che tipologia di sostanza gli è stata somministrata. Questo ritorna estremamente utile per evitare influenze da parte del medico che possano portare ad alcuni BIAS (=errori).
Lo studio in triplo cieco
In questi ultimi anni si parla di sperimentazioni in triplo cieco, dove chi raccoglie e analizza i dati non conosce cosa è stato somministrato ai pazienti.
Perché conoscere queste informazioni se non faccio ricerca?
La risposta è scontata: per dare consapevolezza di ciò che leggiamo ed evitare condivisioni frettolose di articoli “scientifici” poco sensati nella loro realizzazione.
Risulta fondamentale leggere integralmente un articolo e non farci prendere dall’impulsività di quanto letto dall’abstract o dalle conclusioni.
Limitare l’effetto placebo e adottare una sperimentazione in cieco, come abbiamo visto, ha una moltitudine di vantaggi. Primo tra tutti evitare che ci siano delle distorsioni nei risultati e nelle conclusioni dello studio, cosa che potrebbe avvenire da parte degli autori di una ricerca.
In altre parole cercate sempre di verificare come è stato condotto uno studio, se non in cieco, oppure in cieco (semplice, doppio o triplo). C’è una bella differenza!
Tutti oramai parlano in nome della scienza, senza possedere le basi per poter affrontare certi argomenti. In questo articolo parliamo delle basi e non vogliamo avere la presunzione di sostituirci a chi svolge questo lavoro con dovizia ogni giorno.
Come sempre serviamo per dare solo un po’ di CONSAPEVOLEZZA attraverso un’informazione che si avvalga del parere di esperti. Anche questo articolo ha avuto la partecipazione di alcuni addetti ai lavori nel mondo della ricerca.
Ciò che però è necessario sottolineare è che chi sposa determinate convinzioni e ideologie (vedasi omeopatia o la lotta ai vaccini) dovrebbe avvalersi prima del parere di chi svolge questa professione e non soffermarsi sul numero di condivisioni impulsive, senza avere le basi per leggere alcune teorie “strampalate” e acchiappa-clic!
Gli studi scientifici: un esempio di ambiguità
Citiamo questo caso che ci è sembrato particolarmente interessante per fare comprendere meglio alcune problematiche.
In uno studio si è voluto indagare l’efficacia della glucosamina per venire in aiuto a coloro affetti da infiammazioni articolari.
Anche nelle conclusioni tale efficacia sembra essere stata dimostrata, se non fosse che nello studio si è inserita una variabile non di poco conto: i soggetti dello studio oltre all’utilizzo di glucosamina hanno assunto anche del paracetamolo, un noto anti-infiammatorio.
Conclusione: la glucosamina è davvero efficace per abbassare lo stato infiammatorio articolare? Probabilmente non così tanto, specie se i pazienti avessero assunto solo glucosamina e non paracetamolo.
Se leggessimo con fretta lo studio lo citeremmo dando un messaggio ai lettori che andrebbe però approfondito e le cui conclusioni potrebbero essere fallaci.
Una piccola curiosità: che cos’è il p-value?
Quando leggiamo uno studio scientifico ci sarà senz’altro capitato di imbatterci nella significatività dello studio scientifico o p-value, un valore statistico che esprime il grado di probabilità che si verifichi un determinato risultato. Quando leggiamo un valore di significatività di questo tipo:
p<0.05
Cosa significa?
Significa che ciò che hanno ottenuto è probabile che si verifichi con una probabilità >95%.
Questi sono i valori minimi necessari per dimostrare un nesso di causalità. In altre parole, valori più elevati del p non sono considerati attendibili.
Gli studi scientifici: conclusioni finali
Queste e molte altre informazioni sarebbero necessarie per parlare di studi, dai metodi parametrici a quelli non parametrici fino ai test per provare o meno determinate ipotesi, ma ci saremmo dilungati troppo. Questo tema tanto importante quanto inflazionato oggigiorno ci ha spinto a scrivere questo articolo. E chissà, forse ne scriveremo altri in futuro, maggiormente dettagliati.
Buona (futura) lettura consapevole a tutti!
A cura del Dottor Giulio Merlini
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BIBLIOGRAFIA DI APPROFONDIMENTO:
- Thomas JR, Nelson JK, Silverman SJ, 2012, Metodologia della ricerca per le scienze motorie e sportive, Calzetti Mariucci Editore.
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