Dieta e falsi miti: la guida definitiva per essere consapevoli
Dieta e falsi miti
Periodicamente siamo costretti a riscrivere un articolo aggiornato su un fenomeno che colpisce molti italiani affetti dalla sindrome della condivisione facile: l’ingenuità nel credere a determinate mode soprattutto sul tipo di dieta!
Dalla moda delle tossine da eliminare fino a quella del gruppo sanguigno. I poco avvezzi a certe materie acquistano bevande “miracolose” sedotti dalle trovate commerciali per far mettere mano al loro portafoglio…
E così siamo di nuovo qui a parlare di cose oramai scontate, ma neppure troppo, considerando la diffusione di certi articoli sul web. La conoscenza è a portata di tutti, ma distinguere le notizie vere dalle bufale non sembra un passaggio facile e immediato.
La domanda che sorge spontanea è: possibile che non si abbia la voglia e la pazienza di appurare la veridicità di determinate affermazioni?
C’è chi parla di dieta in base ai meridiani energetici e chi pubblicizza l’ultima pastiglia per alcalinizzarsi. Purtroppo dobbiamo deludervi. Nessuna di queste cose è supportata da studi scientifici attendibili, ma sono teorie “strampalate” che periodicamente rivedono la luce, con la complicità di coloro che attraverso i mezzi di comunicazione danno spazio a determinate sciocchezze.
Vediamo alcuni falsi miti e cerchiamo di fare, per l’ennesima volta, chiarezza!
Alcalinizzare il corpo non è possibile
La dieta alcalina è opera di Robert Young. Egli propone una dieta, ma sarebbe giusto definirla moda, che attraverso l’utilizzo di alcuni alimenti permetterebbe di modulare direttamente il pH del nostro organismo.
Tale credenza è stata per anni diffusa riportando le testimonianze di persone guarite dal cancro che però si sono rilevate nel tempo inattendibili! Sempre secondo i principi di questa teoria esisterebbero alimenti “alcalinizzanti” e alimenti “acidificanti”, pertanto la causa di molte malattie sarebbe imputabile all’assunzione smodata di cibo acidificante.
Ovviamente tutto ciò è FALSO!
Innanzitutto un soggetto malato e un soggetto sano prevedono due campi di azione completamente diversi.
Inoltre il pH del nostro corpo NON è modificabile e tutto ciò che passa dal sistema gastro-intestinale subisce l’azione dei succhi gastrici dello stomaco. Infatti per funzionare questi enzimi è necessario che il pH dello stomaco sia rigorosamente acido (vedasi l’azione della pepsina)!
Altro aspetto fondamentale è che lungo tutto il tratto intestinale il nostro pH subisce alterazioni anche marcate per la sopravvivenza di alcune specie eubiotiche (=batteri “buoni”) che vivono nel nostro intestino.
Un esempio?
I Lactobacillus Acidophili vivono nel duodeno e producono una sostanza naturale chiamata acidofilina che crea un ambiente “acido” favorevole alla loro riproduzione. Inoltre sostanze come l’acidofilina permettono di creare una barriera di protezione contro l’Helicobacter Pylori.
Proseguendo verso il colon il pH diventa debolmente alcalino sempre per permettere la sopravvivenza di altre utili specie batteriche.
Il delicato equilibrio esposto fino a qui non è di certo modificabile così facilmente.
Quando si è soliti parlare di “dieta del pH” non si specifica mai il valore di pH a cui si fa riferimento!
Pensiamo di modificare il pH della pelle? Oppure quello del sangue? Ad esempio in quest’ultimo caso il pH pari a 7,3 non è manipolabile, infatti se si riuscisse a modificarlo anche solo di 0,2 punti si attenterebbe alla vita dell’individuo.
Affermare che determinati alimenti possano migliorare il metabolismo per la loro alcalinità non ha alcuna base fisiologica e dunque è semplicemente assurdo.
Non è il pH dell’alimento a dare un beneficio quanto piuttosto i minerali contenuti in esso che migliorano i processi metabolici.
Le conclusioni a cui giungono alcuni sono dovute all’esasperata ricerca di una motivazione per consigliare e vendere determinati prodotti.
Per favore, avvaletevi di un esperto abilitato del settore considerando le innumerevoli pagine web di persone non qualificate che trattano di nutrizione. Inoltre vi consigliamo di affidarvi a chi ha legalmente la possibilità di prescrivere diete e fornire consigli sensati secondo basi scientifiche e non teorie visionarie e poco realistiche.
La dieta del gruppo sanguigno
Molti libri di questi ultimi anni che si occupano di nutrizione, cercano di approcciare l’utente inesperto appoggiandosi alle teorie evoluzionistiche. Ad esempio di come l’uomo sia stato dapprima cacciatore e poi si sia evoluto in agricoltore, ma se leggeste un libro per vegani trovereste esattamente il contrario. Proprio con questi racconti si tende a favorire il pensiero sula “naturalità” delle cose per poi effettuare scelte alimentari secondo natura.
Ebbene una di queste diete è quella del gruppo sanguigno che si è diffusa enormemente in questi ultimi anni. Quante referenze scientifiche ci sono a favore di tale teoria?
ZERO
La Scienza, scritta volutamente con la S maiuscola, non ha trovato alcuna relazione tra i gruppi sanguigni e alimenti specifici.
Sicuramente una “trovata” che ha permesso di far arricchire alcuni ai danni di molti sprovveduti.
Ma vediamo come è nata anche questa bufala mediatica, sostenuta ancora di più dalla visibilità che alcune reti televisive hanno fornito ai presunti esperti di questo settore.
Questa dieta è nata dalle teorie di Peter D’Adamo e diffusa con il libro “Eat right for your type”.
Come è possibile che una dieta possa basarsi sul gruppo sanguigno?
Per evitare ulteriori fraintendimenti, partiamo dal principio.
Il nostro sangue possiede uno dei quattro gruppi sanguigni: il tipo 0 (zero), il tipo A, il tipo B oppure il tipo AB.
Cosa distingue un certo tipo di gruppo da un altro?
La presenza di particolari molecole definite antigeni che sono un po’ come una carta d’identità per le cellule del nostro sangue.
Il fatto di possedere determinate proteine glicosilate permette di appartenere ad un gruppo rispetto ad un altro. Senza scendere in dettagli biochimici noiosi esiste anche il gruppo zero, i cui globuli rossi non possiedono alcun tipo di antigene.
Secondo la teoria di D’Adamo la formazione di gruppi sanguigni sarebbe da ricondurre alle capacità dell’uomo dapprima di cacciare e successivamente di coltivare. Inoltre nel corso del tempo con l’incontro delle diverse popolazioni si sarebbero formati i quattro gruppi sanguigni così come oggi sono conosciuti.
Pertanto un determinato gruppo, come il gruppo zero, sarebbe più predisposto ad un buon consumo di alimenti di origine animale, ad esclusione di latte e latticini e cereali. Ad esempio il gruppo A dovrebbe limitare i prodotti di origine animale e prediligere quelli di origine vegetale. Inoltre per ogni altro gruppo sanguigno ci sarebbero altre indicazioni alimentari “specifiche”.
Ebbene da una serie di teorie tirate fuori da studi improbabili e NON confermati dalla comunità scientifica, l’autore ha creato quella così definita come “la dieta del gruppo sanguigno”.
Ovviamente in Italia queste mode esterofile vengono utilizzate da alcuni personaggi che, vedendoci l’affare del secolo, promuovono diete dalla scarsa coerenza scientifica. Per avvalorare le loro teorie si circondano di “testimoni” che con la loro dieta sono stati meglio, ed ecco la combinazione perfetta pronta per essere venduta.
Internet ancora oggi è piena di pagine ricche di come realizzare questa dieta, per non parlare del mezzo di comunicazione per eccellenza, fino a poco tempo fa: la televisione.
Come abbiamo ripetuto molte volte il marketing vince sulla scienza e sul buon senso.
E poi molti si fanno ammaliare dalle testimonianze di alcuni che seguendo questo regime nutrizionale e hanno trovato la loro “dimensione di vita”: hanno smesso di avere mal di schiena, mal di testa, stitichezza (insomma, aggiungeteci voi altri sintomi che vi vengono in mente).
Come mai alcuni stanno meglio seguendo certi regimi nutrizionali?
Il problema, come abbiamo già ripetuto molte volte, non è il regime nutrizionale intrapreso ad aver dato reali risultati. Ma piuttosto erano le precedenti abitudini ad essere così sbagliate che qualsiasi cambio dietetico genera dei benefici… Questo, però, non prova la validità di un determinato regime alimentare!
La Scienza non è soggetta ad opinioni, perché andrebbero prese in esame molte altre caratteristiche del soggetto. Facciamo un esempio:
- Quanta frutta e verdura consumava prima il soggetto?
- Quanti e quali prodotti di origine animale si era soliti consumare?
- Il soggetto svolgeva e svolge attività fisica?
Queste sono alcune delle domande, le più scontate, che possono essere poste. Anche una persona non esperta capirà bene che un aumento dell’introito di alimenti vegetali in chi non ne consumava affatto porterà il soggetto a stare meglio!
Anche coloro che non hanno più consumato prodotti di origine animale per tanto tempo reintroducendoli con accortezza e con buon senso staranno meglio!
Spesso è proprio il consiglio generico a fronte di una dieta intrapresa per anni sbilanciata, che porta il tanto atteso beneficio.
Ma non è la la stessa cosa affermare che quella dieta sia corretta nelle sue fondamenta!
E questo discorso vale per qualsiasi dieta. Le persone si innamorano dei nomi, perché devono per forza “sposare” una forma ideologica, piuttosto che identificare dei criteri sensati che non sfocino nell’assurdità.
Alimentazione vibrazionale
Già il termine fa sorridere anche per chi conosce vagamente la materia. L’alimentazione vibrazionale si basa sul concetto di elettromagnetismo degli alimenti e di come siano in grado di influenzare il nostro stato di salute.
Anche in questo caso non mancano i rimandi all’alcalinizzazione del corpo e di come parlare di calorie sia assolutamente fuori luogo. Qui di fuori luogo, più delle calorie, ci sono coloro che fondano nuove teorie prive di ogni fondamento scientifico. Ebbene cosa possiamo trovare cercando tra gli studi scientifici?
Nulla di impattato nelle riviste del settore!
Quello che mi fa ogni volta dubitare di alcune teorie è come si faccia a credere nelle supposizioni che non hanno alcuna dimostrazione. Oltretutto, per avvalorare ancora di più le loro tesi, le persone che abbracciano queste filosofie inseriscono notizie che traggono dalla fisica, per convincere maggiormente il lettore disattento di come tali informazioni siano decontestualizzate e non abbiamo alcun principio di relazione.
L’alimentazione vibrazionale giunge con la sua scoccata di fioretto con la classificazione degli alimenti e qui la distinzione è più “colorita”:
- Alimenti superiori;
- Alimenti inferiori.
Ebbene considerando che siamo in tema di chi la dice più grossa voglio contribuire anche io con un po’ di “fantasia” e ho pensato di inventarne altre due: “alimenti mediani” e “alimenti spazio-temporali”!
In questo panorama di invenzioni pseudo-scientifiche gli alimenti inseriti nelle singole categorie sono semplicemente quelli che qualsiasi medico considererebbe: alimenti da utilizzare e alimenti da moderare.
Mescolare verità con fantasia permette ad alcuni di far cascare nella loro trappola un po’ di persone. Persone che si sentono vicine psicologicamente ad alcune credenze, come chi ha fede, ma pochi dati reali scientifici. E visto che oggi fa breccia il discorso delle cure miracolose che debellano malattie incurabili, ci mettono dentro anche testimonianze di persone guarite con il loro metodo. Sarei curioso di capire quanto sono documentate queste guarigioni, visto che si rivelano a distanza di anni dei falsi.
Affidatevi a dei veri professionisti poiché tutto ciò che non è dimostrato conta poco o nulla. Dunque ad oggi l’alimentazione vibrazionale è la solita trovata poco sensata di chi crede agli asini che volano. Per carità, liberi di crederci come alla dieta alcalina.
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La dieta del digiuno intermittente
Da un po’ di anni alcuni affermano che il digiuno intermittente sia una dieta perfetta per chi pratica sport, soprattutto per l’aumento della produzione di adrenalina e il miglioramento della sensibilità insulinica. Davvero utile?
In verità dipende molto da come la si esegue e a quale soggetto è proposta.
Anche qui non mancheranno i pareri di chi fa finta di avere una preparazione alle spalle con la solita frase: “Io mi sono trovato bene”. Ok va bene, ma abituiamoci al fatto che questa frase non rispecchia alcun approccio scientifico, anzi può risultare del tutto fuorviante perché la persona riceve un messaggio subliminale che la porterà a pensare: “Allora lo faccio anche io!”. Molto spesso non è la scelta più consona per il caso specifico.
In cosa consiste il digiuno intermittente?
Di fatto è una forma di digiuno intervallata da ore di iperalimentazione, tra le sue metodiche più famose troviamo il “16/8”, cioè 16 ore di digiuno seguite da 8 ore di iperalimentazione. Come in tutte le mode alimentari troviamo l’alternativa ADF, dove si selezionano un paio di giorni settimanali in ristrettezza calorica, intorno alle 800 kcal al dì, e i restanti giorni si procede con una dieta normocalorica.
Il digiuno intermittente è consigliato?
Al di fuori delle osservazioni personali gli studi sono discordanti e la maggior parte sono stati svolti sul modello animale e non sull’uomo se escludiamo le ricerche sugli effetti della pratica del Ramadan sulla prestazione fisica e la salute.
Infine portiamoci a casa il seguente messaggio: una dieta bilanciata e ben strutturata non ha bisogno di questo genere di restrizioni, seppur possano tornare utili in casi specifici e nel breve periodo! Se parliamo di sport, il quantitativo calorico deve essere commisurato alla quantità di esercizio fisico svolto e non è pensabile intraprendere delle restrizioni caloriche “fai da te”. Il risultato sarebbe un abbassamento dei picchi di forza e un peggioramento generale delle prestazioni.
La dieta crudista
Quante volte ne abbiamo sentito parlare? E dopo qualche anno di silenzio mediatico torna rigorosamente in auge come la dieta più equilibrata. Anche in questo caso dobbiamo dire che la dieta crudista non è la più bilanciata che possiamo scegliere per diverse ragioni.
La cottura, infatti, alternata con una corretta alimentazione dove si consumano anche prodotti crudi, permette di migliorare la captazione e la biodisponibilità di diverse sostante contenute negli alimenti. Per esempio coloro che consumano carote crude per assumere il beta-carotene dobbiamo deluderli. Infatti questa pro-vitamina A è racchiusa all’interno di cellule costituite da cellulosa, una sostanza indigeribile a causa della mancanza nel nostro corpo dell’enzima cellulasi.
Questo cosa significa?
Che le carote assunte cotte presentano le pareti cellulari che si rompono e denaturano, liberando il Beta-carotene e rendendolo maggiormente disponibile all’assorbimento intestinale.
Questo è solo un esempio, ma gran parte degli alimenti amidacei diventano digeribili grazie alla cottura e al calore, che permettono la conversione dell’amido resistente in una struttura più lineare, più agevole per la digestione e l’assorbimento.
In sostanza la dieta crudista come potremmo valutarla?
Nonostante si parli di una migliore qualità organolettica degli alimenti crudi rispetto a quelli cotti, non è una notizia veritiera né scientifica. Usare come slogan il ritorno alla “naturalità” delle cose non è un’argomentazione valida, ma è in realtà supportata dal luogo comune che ciò che è più vicino alla naturalità sia necessariamente migliore. Questo è FALSO!
La dieta fruttariana
Un’altra moda che ha visto una discreta diffusione negli ultimi anni è stata la dieta fruttariana che prevede la sola assunzione di frutta e niente altro. Alcuni addirittura rifiutano l’assunzione di acqua perché convinti di idratarsi a sufficienza tramite i frutti.
La maggior parte di coloro che adottano tale principio spesso sono affetti da disturbi del comportamento alimentare e non sono rari i casi di persone ricoverate per malnutrizione a causa di queste forme di estremismo alimentare. Inoltre la prima forma di carenza è la mancanza di proteine con un corretto rapporto amminoacidico per garantire il fabbisogno giornaliero.
E’ semplicemenete una moda priva di logica e di senso, pericolosa per la salute dell’individuo.
La dieta Dukan
Tutti l’abbiamo sentita nominare almeno una volta. Alcuni di noi l’hanno anche provata con incredibili perdite di peso. Peccato che nasconda alcune piccole insidie, come la maggior parte delle diete iperproteiche!
Innanzitutto la quasi esclusione di carboidrati porterà ad una perdita di peso molto marcata a carico dell’acqua (e non del grasso!). La maggior parte delle persone che si sono innamorate di questa dieta sono per lo più persone sedentarie e non troppo abituate a svolgere attività fisica. Le diete povere di carboidrati e molto alte in tenore proteico soffrono di un grande problema: non possono essere intraprese per lunghi periodi e il corpo, presto o tardi reclamerà i carboidrati: la nostra principale fonte energetica.
Nel complesso questa dieta rientra tra le diete drastiche, ma ciò che lascia perplessi è l’effetto rimbalzo che provoca al termine dell’euforia iniziale. Insomma è difficile trascinare questo regime nutrizionale per lunghi periodi, nonostante il Dr. Dukan abbia dato alcune linee guida.
Ma la scienze cosa ci dice?
Poco o nulla. In generale è una dieta sconsigliata proprio perché sbilanciata a causa dell’alto intake proteico.
La dieta bilanciata deve essere programmata senza andare incontro a rinunce o restrizioni particolari. Ricordiamoci che educarci a mangiare correttamente ci permetterà di cedere ogni tanto anche a qualche tentazione, senza dover abbracciare diete così drastiche!
In questo l’Ordine dei Medici risulta abbastanza chiaro, nel non protrarre le diete iperproteiche per lunghi periodi di tempo, specie se tale fabbisogno non viene bilanciato adeguatamente.
Un caso diverso sono gli sportivi, dove il dispendio energetico elevato può essere controbilanciato ad un innalzamento degli apporti delle proteine e degli altri macronutrienti.
Il mito della pasta integrale
Stiamo per sconvolgere un’altra finta verità e smascherare cosa c’è dietro il mondo dei prodotti integrali. Innanzitutto non fanno dimagrire! Il fatto che siano più ricchi di fibre alimentari denota solamente che ne riequilibrano il corretto apporto giornaliero, non che siano meno calorici.
Prendiamo per esempio la pasta integrale. Quante kcalorie avrà rispetto alla normale pasta raffinata? Circa 350 kcal contro le 370 della pasta raffinata. Anche in termini di fibra alimentare, se volessimo essere pignoli, non è così differente dalla pasta raffinata.
100 grammi di pasta integrale apportano circa 4,5 grammi di fibra, contro i 3,5 grammi della pasta raffinata.
La prossima volta che ci diranno della maggior “dieteticità” della pasta integrale, sappiamo che non è proprio così.
Un caso completamente diverso se dovessimo parlare di fette biscottate, dove il quantitativo di fibra in quelle dorate è pressoché zero, contro i 7,5 grammi di fibre della fette biscottate integrali. Per quanto riguarda l’apporto calorico, le due tipologie non si discostano particolarmente.
Pane Vs Crackers nella dieta
Sempre più spesso si sentono persone che si lasciano guidare da scelte alimentari maggiormente pratiche, nella convinzione che la praticità significhi necessariamente anche “più dietetico”.
Questo è quello che succede quando si parla del pane confrontandolo ai crackers. Molte persone eliminano il pane per poi lasciarsi andare ad un paio di pacchetti di crackers al giorno.
Dispiace deludervi, ma i crackers sono più calorici del pane, a causa del quantitativo di acidi grassi contenuti in essi.
Meglio concedersi un paio di fette di pane a pranzo (fette, non pagnotte!) che due pacchetti di crackers durante il giorno.
Colesterolo alto: sempre pericoloso? Alcune notizie da tenere a mente!
Un problema che affligge molte persone è proprio il colesterolo alto. Si è visto come un eccesso nei livelli di colesterolo possano mettere a rischio la salute cardiovascolare. Se vi trovaste in questa condizione, con il colesterolo sopra i 200 mg/dl di sangue, tenete bene a mente che dovreste verificare anche i livelli dei trigliceridi, delle HDL e delle LDL.
Nel caso questi ultimi valori fossero nei limiti di norma, la soluzione va ricercata, una volta esclusa la congenità del problema, nell’alimentazione e nella sedentarietà.
Il primo accorgimento sarebbe quello di limitare le carni grasse e rosse che possono influenzare la produzione endogena di colesterolo, in quanto più ricche di acidi grassi saturi. In secondo luogo è fondamentale intraprendere una dieta con una buona introduzione di acidi grassi poli-insaturi (ad esemio noci e pesci grassi). L’utilizzo di noci e pesce grassi va correttamente consigliato da un esperto del settore, in quanto sono alimenti calorici, in particolar modo le noci.
Inoltre in questo contesto non possiamo evitare di pensare a corretti stili di vita e ad un aumento dell’attività fisica settimanale. Di solito sono consigliati dai 120 ai 180 minuti la settimana. In generale, visto il tempo passato davanti al nostro smartphone, non è un impegno così alto.
Sottraiamo tempo alle attività poco produttive e facciamo un investimento sensato sulla nostra salute, l’unico bene prezioso che abbiamo.
A cura del Dottor Giulio Merlini
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