Sviluppo e apprendimento motorio: la guida per l’allenatore
Sviluppo e apprendimento motorio
Quando parliamo di sviluppo e apprendimento motorio intendiamo una serie di processi cognitivi atti alla costruzione e al miglioramento di un gesto motorio. Sebbene questa definizione sia riduttiva e semplicistica, ci permette di eseguire una serie di ragionamenti utili per l’allenatore e il preparatore fisico.
Oggi partiamo da qui. Una serie di ragionamenti ad alta voce. Perché crediamo nell’evidence based, ma in alcuni casi è utile togliersi il camice dello “scienziato” e indossare il berretto del “praticante”.
Questo articolo indagherà alcuni spunti per migliorare l’insegnamento durante le nostre lezioni private di personal training e innescare un ragionamento ad alta voce.
Cosa dobbiamo sapere su sviluppo e apprendimento motorio?
Dobbiamo iniziare a muoverci su tutto ciò che conosciamo e sappiamo fare. Mai improvvisare o dedicarci ad attività in cui la nostra pratica è troppo acerba.
Per apprendere qualsiasi cosa abbiamo bisogno di due elementi fondamentali:
- Tempo
- Ripetitività
La costruzione di un “gesto” avviene per tappe. La persona infatti inizierà la costruzione del gesto in base a ciò che conosce e gli è familiare. Proprio come un bambino inizia a camminare e poi dalla camminata prova ad eseguire un passo più spedito per trasformarlo in una corsa. Tutto quello che impariamo e acquisiamo procede per tappe.
Le stesse tappe che l’allenatore deve essere in grado di programmare e gestire nelle sue più infime parti, compresi gli imprevisti.
Apprendimento motorio: i tre requisiti
L’allenatore, per comprendere le necessità dell’atleta, ha bisogno di tre requisiti:
- Conoscere meticolosamente il gesto tecnico e la sua progressione didattica;
- Gestire gli imprevisti e conoscere le alternative da adattare all’atleta;
- Saper fare ciò che insegna!
Questi tre requisiti appena esposti non sono però sufficienti.
In un gesto tecnico è necessario (ri)conoscere l’elemento più importante di un movimento che si vuole insegnare. In altre parole bisognerà dare una priorità didattica per garantire una progressione corretta nell’apprendimento motorio.
Ogni movimento ha un punto focale, un momento in cui l’attenzione deve essere “alta” perché lì, proprio in quel punto, l’atleta potrebbe maturare dei compensi. Questi compensi potrebbero causare nel tempo un plateau e l’impossibilità di migliorare il gesto motorio.
L’allenatore deve conoscere tutti i pezzi del puzzle, riconoscere la parte del movimento che potrebbe, se acquisita male, far crollare il nostro lavoro nel momento della gara.
Sviluppo e apprendimento motorio: il processo di acquisizione di un nuovo movimento
Il tempo è il requisito fondamentale. Dobbiamo dedicare tempo ad insegnare e l’atleta deve prendersi tempo per allenare lo schema motorio.
Il principiante non ha schemi motori consolidati. Tutto il processo dell’apprendimento motorio avviene, almeno inizialmente, per imitazione. Si parte da imitare un gesto secondo gli schemi motori di cui siamo a conoscenza e sappiamo eseguire.
Il tempo ci permetterà di diventare più abili a compiere un movimento e a consolidare lo schema motorio.
Dove avviene l’elaborazione dell’informazione?
In una regione del nostro cervello che è la corteccia prefrontale e premotoria. Una volta acquisito il movimento, è nella corteccia motoria che diventa parte integrante di noi stessi e il tutto passa sotto controllo inconscio, nel sistema limbico.
L’utilizzo dei carichi nel processo di apprendimento motorio
Se da una parte abbiamo detto che è necessario tempo per acquisire un’abilità, sappiamo anche che nelle prime fasi dell’apprendimento motorio non si è in grado di gestire alti carichi.
Gli alti carichi portano a compensi che nella fase di costruzione di un gesto tecnico creerà solo danni. Non ci sono vantaggi ad usare alti carichi su un neofita.
Il neofita deve dedicare tempo per conoscere il movimento da eseguire. Quanto tempo per imparare uno squat?
Circa due anni.
Ancora oggi si rimane basiti dal vedere “provare” un massimale da atleti che NON hanno costruito una “struttura” e una corretta percezione di sé. Un allenatore che spiega un esercizio e pretende che la persona lo riesegua perfettamente in base alla spiegazione denota ignoranza dell’allenatore e poca visione d’insieme.
Il giusto range di ripetizioni e l’apprendimento motorio
Ricordo ancora oggi la lezione del PhD Donato Formicola quando ci disse che cinque sono le ripetizioni da adottare su un neofita. Infatti 5 reps sono il miglior compromesso metabolico e neurologico.
Abbiamo detto però il neofita non è in grado di gestire carichi elevati, pertanto non sarà possibile inizialmente proporre le cinque ripetizioni.
Quella persona deve prima sapersi muovere. Deve conoscere “bene” quel movimento specifico. Per questo sarà importante dedicare mesi per la costruzione del gesto tecnico, prima di pretendere che il soggetto gestisca sé stesso e un carico esterno.
L’apprendimento motorio nelle diverse fasce di età
Cambia davvero qualcosa tra l’apprendimento motorio di un bambino e quello di un adulto? NO.
È pur vero che il bambino dovrà concentrarsisullo sviluppo coordinativo, fondamentale nelle età sensibili.
Lo schema è sempre lo stesso. Si parte da ciò che si conosce. Il nostro cervello esclude tutto ciò che non è in grado di riprodurre. Proprio per tale ragione risulta fondamentale che l’allenatore maturi la capacità di frammentare il gesto, ma non all’inizio.
All’inizio proprio come avviene nei bambini giochiamo sulla globalità. Dobbiamo capire cosa è in grado di fare la persona.
Il lavoro analitico in un neofita ha dell’assurdo. ricordiamo che sui bambini il movimento è anche divertimento. La persona deve essere proattiva. Pertanto insegnare un gesto motorio attraverso un elevato numero di informazioni verbali manderà in burnout il soggetto. Questo anche i personal trainer più navigati cadono in questo errore grossolano, per la fretta di far acquisire rapidamente un movimento.
Riassumendo: poche informazioni, chiare e comprensibili.
Inizialmente partiamo dal far eseguire un movimento nella sua globalità, seppur con alcuni errori.
La comprensione del compito motorio per agevolare l’apprendimento
Sviluppo e apprendimento motorio partono dalla comprensione. Inutile riempirci la bocca di frasi “complesse” per impressionare. Dobbiamo farci capire!
Proprio in questo contesto a volte le parole sono inefficaci a comunicare. La vista è un senso che invece ci permette di comprendere in maniera più efficace. L’allenatore deve “far vedere” il movimento.
E per far capire dobbiamo saper fare!
Poi ci viene in aiuto una frase di molti allenatore navigati del mestiere: “Prima fallo bene, poi carica”. Questo ci permette di comprendere che la priorità iniziale nell’apprendimento motorio è fare volume.
Inutile caricare se non sappiamo muoverci e non abbiamo un corretto timing del movimento.
Il timing: che cos’è nell’ottica motoria e nell’apprendimento motorio
Ogni movimento ha un suo timing.
Il timing è una cadenza, una musicalità dietro ogni movimento. Un movimento deve possedere una determinata velocità in base a cosa è fondamentale sviluppare.
Posso fare un movimento lento anche a corpo libero per comprendere se l’atleta “ha capito” il gesto e l’ha appreso. Ma attenzione nel proporre un modalità esecutiva con un determinato timing. Questo influenzerà lo sviluppo di determinate abilità nel lungo periodo. Può tornare utile, ma può anche distruggere ciò che abbiamo costruito.
L’allenatore deve saper proporre. Proprio come un cuoco sa dosare nei minimi dettagli gli ingredienti per ottenere un piatto eccezionale.
L’allenatore deve conoscere il timing esecutivo e deve saperlo personalizzare in base alle esigenze del soggetto.
Cosa c’entra il timing?
Eseguire un movimento con un timing preciso si rifà al concetto di apprendimento e adattamento. Un movimento cambia in base al timing.
Proprio come si apprende che ogni movimento è unico, così dobbiamo conoscere esattamente cosa stiamo proponendo e il perché lo stiamo proponendo.
L’improvvisazione porta a risultati inaspettati con il rischio conseguente di fallire nell’obiettivo!
L’Adult Learning Model: l’apprendimento di un’abilità
Le origini di questa teoria sono incerte. Alcuni la attribuiscono ad Abraham Maslow e altri a Thomas Gordon. Il processo di apprendimento di una qualsiasi abilità ha un inizio e una fine ben definiti.
Ci sono 4 livelli nell’apprendimento motorio e nell’apprendimento più in generale:
- INCOMPETENZA INCONSCIA. Si può dire che non si è a conoscenza di non avere una determinata abilità. Il termine l’ignoranza è felicità si estende anche a molti altri settori non necessariamente del mondo dello sport;
- INCOMPETENZA CONSCIA. Si è consapevoli di ciò che non si conosce e ci si avvia verso un interesse nello sviluppo di determinate skills.
- COMPETENZA CONSCIA. Si conosce il movimento e lo si sa eseguire correttamente, ma questo richiede concentrazione e determinazione. In altre parole siamo ancora in una fase di apprendimento.
- COMPETENZA INCONSCIA. Questo è l’ultimo stadio e rappresenta l’acquisizione dell’abilità motoria a livello automatico.
I primi due anni di sviluppo e apprendimento motorio di un gesto tecnico
Per i primi due anni siamo sempre i migliori allenatori. Pur sbagliando il nostro atleta migliorerà. Ma quanti allenatori sono considerati “bravi” dopo 10 anni di maturità di un atleta? Pochissimi! Verrebbe da domandarsi quanti allenatori hanno per dieci anni uno stesso atleta?
Far migliorare una persona non condizionata (pur sbagliando tecnicamente) è facile. Migliorare un atleta condizionato e con esperienza per uno scopo specifico è tutt’altra storia.
Come l’apprendimento motorio e la specificità di un gesto ci influenza
Abbiamo due regioni dove il nostro cervello “costruisce” il gesto tecnico: una regione deputata ai pensieri consci (corteccia pre-frontale) e una regione deputata ai pensieri inconsci (sistema limbico). Il sistema istintivo su un gesto tecnico si attiva dopo anni di pratica. Un gesto diventa inconscio e porta con sé conseguenze positive e negative (sempre!):
- Adattamenti posturali generali e specifici;
- predisposizione specifica a determinati infortuni;
L’istinto viene messo alla prova con un carico massimale.
Ebbene, per carico massimale non intendiamo solo i “chili sollevati”, ma parliamo di intensità intesa come carico interno, cioè l’effetto che lo stress ha sulla paura e la nostra capacità di azione e reazione.
Nei prossimi editoriali ci saranno altri spunti utili che andranno a comporre una collana di articoli sullo sviluppo e l’apprendimento motorio.
Buona pratica.
A cura del Dr. Giulio Merlini
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