Allenare il movimento e non solo il muscolo
“Il cervello non conosce l’azione del muscolo, ma conosce un dato movimento creato dall’azione delle catene muscolari”. Questo è un assioma di Beevor. Ebbene, il functional training parte proprio dal presupposto di allenare il movimento.
Correva l’anno 2008, stavo tornando pieno di entusiasmo da una visita a Perform Better nel Rhode Island e riflettevo sull’enorme potenziale educativo dell’allenamento funzionale…
Ma di quali movimenti stiamo parlando?
Allenare il movimento: dal bodybuilding al functional training
Questo approccio è indicato non solo per gli atleti o gli sportivi in genere, ma sopratutto per le persone comuni che effettuano movimenti quotidiani.
Dobbiamo ricordare che il bodybuilding classico ha negli esercizi “fondamentali” con pesi e bilancieri liberi, come la panca piana, caratteristiche di funzionalità.
Al contrario, gli esercizi effettuati sulle macchine consentono movimenti solo su un piano e sono guidati.
Purtroppo, questa condizione non lascia possibilità al segmento corporeo che in quel momento rappresenta il punto mobile di estrinsecare il suo movimento naturale tridimensionale.
Ancora, nel classico bodybuilding si allenano i singoli gruppi muscolari attraverso movimenti talvolta artificiosi, ma fin dai tempi di Leonardo da Vinci è ben noto quanto questo sia assurdo.
Infatti, l’insieme non è quindi solo la somma delle sue singole parti e non è il singolo muscolo, pur se sviluppatissimo, a garantire un movimento economico e coordinato.
L’esercizio analitico monoarticolare, che richiede il reclutamento di un solo gruppo muscolare, dovrebbe avere senso quando effettivamente si è valutato un deficit specifico di uno o più muscoli del gruppo stesso.
Infatti, quel singolo anello andrà prima rinforzato per poi essere successivamente reinserito nei movimenti globali di quella catena cinetica.
Allenare il movimento: il ruolo del functional training
Il functional training dovrebbe perseguire lo sviluppo del concetto di forza funzionale partendo dall’osservazione del numero più ampio possibile di movimenti umani naturali.
Vi consiglio di leggervi anche questo articolo che scrivemmo su “contestualizzare l’allenamento funzionale“.
Infatti, l’esercizio funzionale è una versione più o meno affine allo schema motorio del movimento di vita quotidiana o sportiva da allenare sia dal punto di vista delle catene coinvolte che del timing di quel preciso movimento.
Di conseguenza, gli step da effettuare prima di impostare un percorso con il cliente sono:
- Raccolta dati per valutare “chi ho davanti” e ideare gli obiettivi del percorso di training in relazione alle esigenze reali del cliente (e non in base alle proiezioni del trainer con poca cultura).
- Valutare gli stereotipi motori nei distretti chiave. Ad esempio, il cingolo scapolare, il rachide cervico-dorsale. Sarà inoltre necessario valutare la sinergia ileopsoas-retto addominale nel ritmo di flessione dell’articolazione coxofemorale. Ancora, risulta importante la sinergia dei muscoli femorali-grande gluteo e muscoli paravertebrali nel ritmo di estensione dell’articolazione coxofemorale. Infine, è necessario capire la corretta attivazione del medio gluteo nella stabilizzazione del bacino sul piano frontale;
- Valutare la coordinazione degli stereotipi motori corretti.
Quali sono le caratteristiche del movimento funzionale?
- progressività: la corretta progressione di esercizio è fondamentale;
- multiplanarità del movimento senza vincoli al movimento libero del corpo o di singole sue parti;
- specificità dal punto di vista della velocità del movimento da allenare;
- coordinazione specifica nel timing ottimale di contrazioni muscolari il più possibile simile a quello del movimento reale;
- specificità dal punto di vista del tipo di forza da allenare nel dato movimento sportivo o di vita quotidiana;
- flessibilità specifica;
- globalità nell’intervento delle catene muscolari nell’ambito di movimenti integrati;
- specificità nello sviluppo di propriocettività e stabilizzazione con la possibilità di monitorarne nel tempo i miglioramenti;
- mantenere la proiezione ortogonale del proprio centro di gravità all’interno della propria base di appoggio;
Di seguito sono riportate le differenze tra ciò che è considerabile Functional e Not-Functional.
Cos’è successo con l’allenamento funzionale?
Ora, rileggendo gli appunti presi nel Rhode Island, mi sembra evidente che qualcosa non sia andato come immaginavo. Infatti, l’allenamento funzionale, invece di essersi trasformato nell’evoluzione culturale del body building, si è snaturato nella sua involuzione concettuale.
Dunque, è diventato solo un format adatto alle logiche commerciali dell’industria del fitness.
Al contrario, Il functional training dovrebbe fondarsi sullo studio della chinesiologia per identificare e comprendere quali siano realmente i pattern funzionali di movimento da sviluppare in base alle esigenze naturali e reali del corpo del nostro cliente.
Conclusioni finali
Il bodybuilding, criticabile quando propinato come l’unica soluzione per tutti, parte comunque dal rigoroso studio della anatomia, della fisiologia e della chinesiologia.
Nel corso istruttore di bodybuilding cerchiamo di fornire infatti dei modelli di ragionamento e i principi per allenare, piuttosto dei metodi di allenamento.
Il bodybuilding si basa su un paradigma logico di ragionamento fondato sul rinforzo analitico di muscoli o gruppi muscolari.
Dunque, l’allenamento funzionale dovrebbe basarsi sullo studio dei movimenti funzionali “chiave” (distrettuali e multi-distrettuali). Infatti questi sono alla base della motricità naturale umana, con l’obiettivo di stimolare le varie catene muscolari, prendendo in considerazione le esigenze specifiche della persona.
Purtroppo, il main stream attuale non sembra basarsi su alcun paradigma, ma su esercizi molto coreografici da vedere ed in linea con le esigenze commerciali del fitness “intensivo”.
Questo modus operandi fa sì che, in determinati casi, vengano allenati schemi di movimento artificiosi e per nulla funzionali alle esigenze generali e specifiche del cliente.
A cura del Dottor Carlo Alberto Peretti