IMC o Indice di Massa Corporea: che cos’è e come si calcola?
Ossessionati dal peso corporeo e dal migliorare il proprio aspetto fisico, molte persone notano problematiche nella loro estetica delegando tutta la colpa al loro peso corporeo.
Abbiamo però degli strumenti, per i soggetti sedentari, per capire quanto il peso sia realmente un problema. Ovviamente sappiamo che il peso corporeo è un indice poco specifico dello stato di forma di un soggetto e lo vediamo bene nell’ambito sportivo.
Immaginiamoci soggetti che si allenano nel mondo dei sovraccarichi. Se dovessimo utilizzare il peso corporeo come parametro specifico, scopriremmo che la maggior parte di loro apparirebbe sovrappeso in relazione alla loro altezza.
Esiste un indice utilizzato dal XIX secolo che ci permette di capire se siamo normopeso, sovrappeso o obesi. Questo indice viene chiamato IMC o Indice di Massa Corporea.
Consigliamo vivamente il suo utilizzo solamente nei soggetti sedentari e non sportivi, in quanto aspecifico e poco attendibile in altre fasce di popolazione.
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Indice di Massa Corporea: che cos’è?
L’indice di massa corporea ci permette di capire, in una scala tra 18 e 35 o più, se il soggetto è sottopeso, normopeso o sovrappeso. Valori superiori al 30 indica soggetti obesi e dal 35 abbiamo l’obesità grave.
Alcuni lo chiamano BMI, dall’inglese Body Mass Index. Fu inventato dal Adolphe Quetelet nel 1832 e viene ancora oggi utilizzato in campo medico per comprendere la probabilità che il soggetto sia a rischio di patologie cardiovascolari e diabete. Un aumento del BMI in soggetti sedentari identifica infatti anche un probabile aumento del grasso corporeo.
Il BMI ha la funzione di categorizzare i soggetti. Il peso e l’altezza sono stati utilizzati per il calcolo dell’indice di massa corporea e si notò nel primi decenni del XX secolo che il sovrappeso era più diffuso nelle fasce di età giovane rispetto agli anziani (Nuttall 2015).
Come si calcola l’IMC o BMI?
Calcolare l’indice di massa corporea o BMI è molto semplice. Basta dividere il proprio peso in kg per l’altezza espressa in metri ed elevata al quadrato.
Il risultato che possiamo ottenere può essere da un valore minore di 20 ad un valore superiore al 30.
Per semplicità possiamo dividere questi valori in 4 fasce diverse, per capire in quale fascia è il soggetto:
- Valori di BMI < 20: soggetto sottopeso;
- BMI tra il 20 e il 25: soggetto normopeso;
- Indice di massa corporea superiore al 25 ma inferiore a 30: soggetto sovrappeso;
- IMC > 30: soggetto obeso.
Curiosità e limiti dell’IMC
L’indice di massa corporea è una parametro che non è esente da alcuni limiti importanti. Oggi si utilizza una nuova versione dell’IMC o BMI che prevede la radice cubica del peso in kg diviso l’altezza in metri (Wardle et al. 2008).
Quetelet, quando ideò il BMI, si basò sull’idea di identificare “l’uomo medio”. Sviluppò il concetto di “media sociale” e l’indice di massa corporea voleva assolvere a tale scopo.
Dovremo aspettare il 1972 affinché si diffonda il BMI di Quetelet, grazie agli studi di Keys. Sarà infatti Keys a rendere popolare l’idea dell’indice di massa corporea ideato parecchio tempo addietro. Non ci si limitò a questo. La diffusione del BMI fu tale perché venne utilizzato nel mondo medico e clinico per identificare i soggetti obesi.
Nel 1981, Garrow cambiò l’idea del BMI, proponendo una classificazione modificata basata su un “valore desiderabile”. Il valore desiderabile identificato da Garrow era per un BMI fino al 25. Dal 25 iniziava l’obesità di primo grado fino ad arrivare, per valori estremi superiori al 40, all’obesità di terzo grado (Nuttall 2015).
Uno dei limiti più importanti dell’indice di massa corporea o BMI è l’impossibilità nello studio della composizione corporea del soggetto. Nel corso di composizione corporea elenchiamo sempre i limiti di questo indice, in quanto saranno necessari esami maggiormente approfonditi, specie se siamo preparatori fisici o nutrizionisti.
Tra gli esami che possiamo prendere in considerazione troviamo:
- la plicometria;
- il somatotipo;
- la bioimpedenziometria;
- la calorimetria;
- l’holter metabolico.
L’indice di massa corporea resta, per la sua immediatezza e semplicità, il sistema più comodo per identificare i soggetti sedentari e dal punto di vista medico è ancora molto utilizzato.
L’utilizzo dell’IMC o BMI nel mondo medico
L’utilizzo dell’IMC è utile per identificare il rischio di mortalità nelle differenti categorie di persone. Non può tenere conto della predisposizione di patologie familiari quali diabete, ipertensione, rischio di infarto, dislipidemia. Si stima che circa il 50% del rischio coronarico sia dipendente da predisposizioni individuali.
Eppure l’utilizzo del BMI ha senso per una serie di ragioni. Permette di classificare in fasce il soggetto, specie pazienti con un rischio di andare incontro a insulino-resistenza per un BMI troppo elevato, con visivi eccessi di grasso corporeo.
Esporre i limiti dell’indice di massa corporea ha senso, ma non neghiamo che ha delle potenzialità, specie se usato in una popolazione sedentaria e ipernutrita, così come dimostrato nelle diverse pubblicazioni.
In futuro sarebbe necessario affiancare al suo utilizzo, esami maggiormente approfonditi che saranno però consigliati dallo stesso medico curante, quali ECG, esami del sangue specifici e controlli sull’efficienza metabolica del paziente.
Vi lasciamo ad un paio di letture utili, ma nelle banche dati troverete centinaia di articoli di vostro interesse. Alla prossima.
Corebo – La Scienza al Servizio dello Sport
REFERENCES:
- Nuttall FQ (2015). Obesity, BMI, and Health: A Critical Review, Nutr Today; 50(3);
- Wardle J et al. (2008). Evidence for astrong genetic influence on childhood adiposity despite theforce of the obesogenic environment, Am J Clin Nutr. 2008; 87(2): 398Y404.