Alex Schwazer: una storia di redenzione mancata
Il 12 settembre 2019 si è tenuto al tribunale di Bolzano l’incidente probatorio sugli esami di laboratorio che hanno decretato la seconda positività al testosterone di Alex Schwazer, e che hanno di fatto terminato per sempre la carriera del marciatore di Vipiteno.
Una carriera segnata purtroppo da scelte profondamente sbagliate che lo hanno estromesso per ben due volte dal suo lavoro e passione di una vita. Schwazer non ha però mai smesso di dichiarare la sua innocenza ed estraneità ai fatti, quando nel 2016 un esame antidoping ha rivelato la positività al testosterone di un suo campione di urine. Ed è per questo che la querelle si è protratta in tribunale fino ad oggi, evidenziando la possibilità di una manomissione fraudolenta nel campione analizzato.
Una carriera in ascesa
Alex Schwazer fin da giovanissimo cominciò a gareggiare nel mezzofondo, per passare poi alla marcia dopo una breve parentesi in cui si diede al ciclismo. Fu come marciatore che diede chiaramente il meglio di sé, dimostrando di avere la stoffa per conseguire risultati importanti.
Il suo primo successo lo ebbe nel 2005 quando vinse i campionati italiani dei 50 km, per poi replicare a livello internazionale lo stesso anno vincendo la medaglia di bronzo ai Mondiali di Helsinki, e stabilendo un nuovo record italiano di 3h 41′ 54″. A Osaka Schwazer consegue nuovamente la medaglia di bronzo perché, pur avendo l’energia necessaria per una rimonta, valuta erroneamente il momento in cui accelerare il ritmo della sua andatura.
La voglia di rivalsa si manifesta finalmente alle Olimpiadi di Pechino 2008, dove vince la medaglia d’oro nella marcia dei 50 km, stabilendo anche il primato olimpico di questa specialità con un tempo di 3h 37′ 09″. Nel 2010, agli Europei di Barcellona, è nuovamente favorito, ma viene battuto dal russo Stanislav Emel’janov, che tuttavia sarà trovato positivo ad analisi antidoping e privato del titolo.
La positività all’EPO e il tentativo di redimersi
Nel 2012 sarà proprio Alex Schwazer ad essere trovato positivo all’EPO, un ormone in grado di aumentare artificialmente l’ossigenazione dei tessuti, e di conseguenza le prestazioni di un atleta. Schwazer venne squalificato per 3 anni e 6 mesi e congedato dal corpo dei Carabinieri, di cui faceva parte.
Inizia così un percorso di espiazione sotto la guida dell’allenatore Sandro Donati, noto per le sue battaglie contro il doping nello sport, in vista del suo rientro dalla squalifica nel 2016. Il 21 giugno si verifica però l’impensabile doccia fredda: l’atleta viene trovato positivo al testosterone e viene nuovamente sospeso e poi condannato ad 8 anni di squalifica.
Ed arriviamo così a oggi, quando nuove analisi hanno evidenziato una possibile manomissione dell’ultimo campione di urine. Il gip dovrà pronunciarsi e cercare di fare chiarezza sulla questione, mentre Schwazer si dice fiducioso che la verità verrà presto a galla.