Allenamento anaerobico e adattamenti del sistema nervoso
La performance non è soltanto una questione puramente muscolare ma occorre ragionare sui movimenti, riuscire a decifrare le percezioni momentanee, comprendere le azioni di “gioco” o leggere i movimenti degli avversari.
Ogni sport ha una diversa componente “neuronale” che influenza in maniera più o meno elevata il rendimento in campo. Così ogni allenamento ha delle ripercussioni non solo sul nostro sistema muscolare ma anche quello neuronale.
In questo articolo vedremo i principali adattamenti dell’allenamento anaerobico sul corpo dell’atleta.
Allenamento anaerobico e adattamenti del sistema nervoso
Adattamenti a livello neuronale
L’attivazione muscolare parte dalla corteccia celebrale per poi giungere, con una veloce scarica elettrica, alla placca neuro-motrice. La corteccia motoria ha lo scopo di coordinare i movimenti corporei e “gestire” i livelli di forza sviluppata per opporsi ad un sovraccarico (Bentourkia et al. 2000). Inoltre essa assume un ruolo importante nell’apprendimento della corretta tecnica di movimento.
Tant’e vero che un’attività neuronale intensa si verifica soprattutto nei primi mesi di allenamento di un soggetto tramite l’incremento della richiesta di attivazione della contrazione muscolare, sia per superare grandi forze che per reagire velocemente a uno stimolo conosciuto.
I ricercatori hanno visto come gli adattamenti puramente neuronali, quali apprendimento motorio e miglioramento della coordinazione intra e intermuscolare, predominano nelle prime fasi dell’allenamento (Jones et al. 2008), addirittura questi sono i primi responsabili dell’ipertrofia in un neofita.
Solo successivamente, una volta apprese le varie tecniche di allenamento e aver accumulato abbastanza esperienza “pulita” sul campo, si verificano adattamenti neuro-muscolari (si chiamano neuro-muscolari perché la componente neuronale è ancora predominante).
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Tra questi abbiamo:
- Miglioramento della gestione degli stimoli coordinativi tramite modulazione migliore dei segnali da parti del midollo spinale, lungo i tratti corticospinali discendenti.
- Maggiore capacità di attivazione selettiva delle fibre (capacità di reclutamento) (Pensini et al. 2002).
- Aumento del potenziale riflesso (capacità di reagire ad uno stimolo), del 19-55% (Stephen et al. 2003).
- Miglioramento della conduzione nervosa e del rilascio del potenziale d’azione (si parla di millesimi di secondo che fanno la differenza) questo migliora la potenza muscolare ma anche il reclutamento elettromiografico (visto tramite EMG, elettromiografia) muscolare (Salmon 2001).
- La frequenza di scarica è un altro adattamento neuro-muscolare. La quantità di forza prodotta è correlata positivamente con il tasso di frequenza di scarica neuronale e questa è fortemente migliorabile con l’intensa attività fisica (Komi 2008). L’interfaccia tra lo stimolo nervoso e il muscolo scheletrico è data dalla giunzione neuromuscolare. Questa è responsabile della trasmissione dell’impulso nervoso sia in termini di velocità che di potenza di trasmissione. Essa si adatta all’esercizio fisico (ripetuto nel tempo), infatti può cambiare forma aumentando l’area della giunzione (cerca di attivare più a lungo diversi fasci di fibre o attivare più fibre velocemente) o modificando la lunghezza delle ramificazioni (aumentando la dispersione dei recettori dell’acetilcolina per trasmettere più velocemente l’impulso) (Deschenes et al. 2015).
- Riassestamento bilaterale: a livello neuronale il corpo cerca di equilibrare le forze tra i vari distretti muscolari laterali (destra con sinistra), questo adattamento non è solo dovuto alla tipologia di training ma anche a un “apprendimento trasversale” (ad esempio se alleniamo un solo arto, si possono verificare adattamenti di forza anche nell’arto non allenato).
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Conclusioni
Tecnica, reclutamento muscolare, capacità di gestione della performance, squilibri muscolari, frequenza di scarica, risposta ai tempi di reazione, sono tutti aspetti gestiti dal nostro sistema nervoso centrale. La performance non è il solo risultato della contrazione muscolare ma l’intervento del nostro cervello ricopre un ruolo fondamentale.
Attualmente con l’avanzare della “scienza sportiva” e delle nuove frontiere dell’allenamento molti più atleti e allenatori comprendono l’importanza della concentrazione anche nel più insignificante allenamento. D’altronde se si comprende ciò che si fa, allora sarà più semplice replicare un gesto e superare i propri limiti.
A cura del Dr. Samuele Cravanzola e del Dr. Corrado Galazzo
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BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:
1. Bentourkia MH et al. (2000). Comparison of regionalcerebralblood flow and glucosemetabolism in the normal brain: effect of aging. Journal of the neurological sciences, 181(1-2), 19-28.
2. Deschenes MR et al (2015). Effect of resistance training on neuromuscularjunctions of young and aged muscles featuring different recruitment patterns. Journal of neuroscienceresearch, 93(3), 504-513.
3. Jones EJ et al (2008). Cross-sectional area and muscularstrength. Sports Medicine, 38(12), 987-994.
4. Komi P (2008). Strength and power in sport (Vol. 3). John Wiley &Sons.
5. Pensini M et al (2002). Central versus peripheraladaptations following eccentricresistance training. International journal of sports medicine, 23(08), 567-574.
6. Salmon P (2001). Effects of physicalexercise on anxiety, depression, and sensitivity to stress: a unifying theory. Clinicalpsychology review, 21(1), 33-61.
7. Stephen MR et al (2003). Myostatin gene expressionisreduced in human with heavy-resistancestrength training; a brief communention. ExpBiolMed, 228(6), 706-709.
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