Analgesici e attività di endurance
Quali sono gli effetti degli analgesici nell’attività di endurance? In modo particolare parleremo del paracetamolo e della sua (presunta) utilità nelle discipline di resistenza.
Cosa sono gli analgesici?
Per farmaci analgesici si fa riferimento ad oppioidi deboli (morfina), farmaci antiinfiammatori non-steroidei detti NSAIDs o FANS (aspirina, ibuprofene), glucocorticoidi e analgesici non-oppioidi (paracetamolo) (Holgado et al., 2018).
Il consumo di analgesici nelle attività di endurance
Il consumo di analgesici è comune tra gli atleti di vari sport prima e durante le competizioni. Il fine è quello di alleviare i dolori indotti dall’attività fisica prolungata migliorando la performance o di trattare piccoli infortuni per potersi allenare e competere.
Il ricorso a tali sostanze è sempre più frequente. In particolare, l’uso di medicinali antiinfiammatori non-steroidei e paracetamolo come pratica di automedicazione è stato riportato in atleti ai giochi Olimpici di Sydney nel 2000, ma anche in calciatori, triatleti e maratoneti (Holgado et al., 2018).
Gli effetti collaterali degli analgesici
In un precedente articolo su “anti-infiammatori e ipertrofia muscolare” sono stati trattati gli adverse effects a scapito dell’ipertrofia muscolare conseguenti il consumo di antiinfiammatori. Brevemente ricordiamo che l’uso di queste sostanze minimizza la percezione del dolore accrescendone la tolleranza. Questo si verifica a seguito di una ridotta attività di particolari enzimi (COX), coinvolti nella sintesi delle prostaglandine (Lundberg et al., 2018). Le prostaglandine sono mediatori chimici inducenti l’insorgenza di edemi e dolore in caso di infiammazione acuta. Dunque, il consumo di NSAIDs altera il metabolismo e inibisce l’attività degli enzimi COX.
L’inibizione della naturale risposta infiammatoria indotta dall’esercizio fisico (DOMS) si traduce in una ridotta proteosintesi e conseguente impatto negativo sui processi di rigenerazione muscolare ed ipertrofia (Howatson & Van Someren, 2008).
Ma perché gli atleti ricorrono al consumo di questi medicinali?
Come detto in precedenza, gli antiinfiammatori accelerano il recupero e riducono la percezione di DOMS. Ciò consente agli atleti di poter gareggiare e allenarsi percependo meno il dolore. Similmente il consumo di farmaci è legato al trattamento di piccoli infortuni. Va però detto che questi interferiscono con la capacità di guarigione del muscolo infortunato dal momento che bloccano il naturale processo infiammatorio (Urso, 2013).
I meccanismi del paracetamolo
Quali sono i meccanismi d’azione del paracetamolo che determinano l’effetto analgesico ricercato da atleti e non?
Sebbene la ricerca debba chiarirne i processi coinvolti vedremo di elencarne alcuni. Non solo l’inibizione degli enzimi COX accennata in precedenza, ma la letteratura riporta altre possibili spiegazioni. Ad esempio, una ricerca di Ottani e colleghi ha suggerito come possano essere coinvolti i recettori cannabinoidi CB1 situati nel cervello.
Altri studi invece han proposto la riduzione della percezione del dolore come conseguenza di inibita attività di alcune regioni cerebrali responsabili della percezione dello stesso. Un’altra ipotesi suggerisce superiore eccitabilità a livello cortico-spinale la quale comporterebbe maggiore espressione della forza da parte del sistema neuromuscolare (Holgado et al., 2018).
In letteratura infatti son presenti vari studi che han riportato come l’ingestione di 1,5g di paracetamolo induca incrementi nella performance di breve e lunga durata.
Ad esempio, nello studio di Mauger e colleghi il tempo necessario per completare 16 km pedalando si era ridotto in modo significativo a seguito del consumo del farmaco rispetto al gruppo cui era stato somministrato placebo. Similmente, in un altro studio partecipanti alle prese col “Wingate test” migliorarono notevolmente il mean power output rispetto al gruppo di controllo del 5% (Holgado et al., 2018).
Esercizio fisico in climi caldi e paracetamolo
La performance atletica può essere compromessa dalle condizioni ambientali. Ad esempio, dalla temperatura in cui l’attività viene svolta. Durante l’esercizio fisico, la contrazione muscolare determina la dissipazione di energia sottoforma di calore con conseguente aumento della temperatura del core. Tale processo di termoregolazione ha luogo nell’ipotalamo ed è essenziale perché la temperatura interna venga pressoché mantenuta. Ciò nonostante la prestazione fisica è compromessa nel momento in cui la temperatura del core supera i 40◦C. Ma non solo. Infatti, nello scenario peggiore l’atleta può incorrere in heat exhaustion, heatstroke o addirittura perdere la vita (Mauger et al., 2014).
Onde evitare cali in prestazione atletica, il consumo di paracetamolo potrebbe contrastarne il declino in ambienti caldo-umidi. Alcuni ricercatori hanno teorizzato come 500g di paracetamolo inducano effetti termoregolatori. Ciò si verificherebbe mediante una riduzione di temperatura corporea, del core, a livello cutaneo e della percezione del caldo. In buona sostanza, favorendo prestazioni superiori. In realtà gli studi sono discordanti al riguardo. La superiorità prestativa nei partecipanti cui fu fornito il farmaco sembrerebbe derivare dalla ridotta percezione del dolore (Holgado et al., 2018).
Al contrario, uno studio di Mauger e colleghi del 2014 sostiene una capacità termoregolatrice del farmaco. I soggetti del gruppo di intervento furono indotti a pedalare in condizioni caldo-umide (30◦C e 50% umidità) rispetto al placebo. Oltre presentare significative riduzioni nella temperatura del core, corporea e una minore percezione del caldo, la performance dei partecipanti risultò nettamente superiore a quella del gruppo di controllo. Il team di ricercatori infatti sostenne come la somministrazione di acetaminofene sia in grado di aumentare il time to exhaustion mediante un effetto termoregolatore (del 17% nello studio).
Conclusione
Alla luce delle considerazioni fatte sino ad ora potremmo domandarci se il consumo di questi medicinali debba essere inserito nella lista delle sostanze proibite della WADA. Miglioramenti significativi del consumo di paracetamolo nella performance di endurance sono stati riportati da vari studi disponibili nella letteratura scientifica. Come ben sappiamo nei livelli di competizioni d’elité piccolissime percentuali di miglioramento determinano chi sarà il vincitore di una gara. Tali percentuali non possono essere considerate trascurabili così come non possono venire ignorati gli effetti collaterali dell’abuso di farmaci sulla salute degli atleti.
A cura della Dr.ssa Michela Giacosa
REFERENCES:
- Holgado, D., Hopker, J., Sanabria, D., & Zabala, M. (2018). Analgesics and sport performance: beyond the pain-modulating effects. PM&R, 10(1), 72-82.
- Howatson, G., & Van Someren, K. A. (2008). The prevention and treatment of exercise-induced muscle damage. Sports medicine, 38(6), 483-503.
- Lundberg, T. R., & Howatson, G. (2018). Analgesic and anti‐inflammatory drugs in sports: Implications for exercise performance and training adaptations. Scandinavian journal of medicine & science in sports, 28(11), 2252-2262.
- Mauger, A. R., Taylor, L., Harding, C., Wright, B., Foster, J., & Castle, P. C. (2014). Acute acetaminophen (paracetamol) ingestion improves time to exhaustion during exercise in the heat. Experimental physiology, 99(1), 164-171. Urso, M. L. (2013). Anti-inflammatory interventions and skeletal muscle injury: benefit or detriment?. Journal of applied physiology, 115(6), 920-928.