Apprendimento motorio: capacità vs abilità motoria
Capacità e abilità motorie: differenze
Cosa dobbiamo sapere sull’apprendimento motorio?
Che cos’è l’apprendimento motorio?
Tutti si fingono in grado di stilare una buona scheda di allenamento, che sia per la palestra o per la preparazione atletica di uno sport.
Oggi parleremo della base del movimento: ancora prima di schede o metodiche allenamento. Quella base didattica indispensabile. Oggi parliamo di capacità e abilità motorie.
Una delle difficoltà degli allenatori è valutare il processo di apprendimento motorio di un atleta. Al contrario della prestazione, facilmente osservabile, il processo di apprendimento non solo non è osservabile, ma è valutabile nel momento in cui un’abilità motoria migliora visibilmente.
La ripetizione è il metodo più diffuso per l’acquisizione di un movimento. Si procede per tentativi ed errori fino al punto in cui l’atleta non matura il movimento: prima a livello cognitivo e poi a livello motorio-effettivo.
Ogni tanto qualche atleta manifesta abilità fuori dal comune rispetto ai suoi coetanei. A parità di ore di allenamento e di impegno alcuni emergono ed entrano nel professionismo e altri rimangono dilettanti.
Perché succede?
Perché in base alle esperienze pregresse alcuni hanno capacità migliori di altri nell’esecuzione di un compito motorio. In altri casi invece si assiste ad una maggior velocità di apprendimento per determinati schemi motori.
È da questo che nasce la distinzione tra capacità e abilità motorie.
Le capacità sono geneticamente determinate e rappresentano il presupposto per acquisire un numero più o meno elevato di abilità motorie. Le capacità sono paragonate a dei “contenitori” con dimensione variabile in base alla genetica. Più è largo il contenitore maggiori abilità motorie potranno essere inserite al suo interno. Le abilità motorie sono sviluppate come il risultato dell’esercizio. Alcuni individui manifestano abilità fuori dal comune perché alla base hanno delle capacità fisiche già di per sé straordinarie.
Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 del secolo scorso si pensava esistesse una singola capacità globale. Questa teoria venne messa in discussione da colui che sarebbe diventato il padre della ricerca sulla abilità motorie: Henry Franklin. Tale teoria fu verificata nei medesimi anni da Edwin Fleishman mediante studi effettuati utilizzando l’analisi fattoriale.
Fleishman identificò due classi principali di capacità motorie:
- Capacità percettivo-motorie
- Capacità di efficienza fisica
Nell’immagine sottostante trovate una descrizione delle capacità individuate da Fleishman.
Negli anni ’80 del XX secolo Keele identificò ulteriori suddivisioni delle capacità oltre a quelle del suo predecessore.
Le ricerche in merito all’apprendimento motorio hanno fatto emergere come le esperienze motorie nelle fasi sensibili, in particolare nell’infanzia, possano essere di aiuto per lo sviluppo di abilità in grado di aumentare la capacità di prestazione dell’atleta nell’età adulta. Riportando una riflessione contenuta nel libro Apprendimento Motorio e Prestazione di Schmidt e Wrisberg:
“[…] I bambini che non hanno l’opportunità di praticare attività motorie nelle tenere età non avranno questa ricchezza di esperienze e potrebbero mostrare minori abilità, dando all’osservatore la falsa impressione che hanno minori livelli di capacità motorie” (Schmidt, Wrisberg 2006).
Alcuni parametri che influenzano il grado di apprendimento risiedono nelle qualità individuali come ad esempio la volontà nel continuare ad allenarsi.
Questa prima analisi mette in luce la difficoltà di valutare il livello di apprendimento in quanto influenzato da numerosi fattori.
Molti atleti non sono in grado di descrivere e spiegare come riescano ad eseguire i compiti motori. Da questo nasce l’idea, ormai certa, che essere dei bravi esecutori e dei bravi atleti non significa essere dei bravi allenatori.
La distinzione tra capacità e abilità ha portato alla luce ulteriori aspetti. Tra questi l’idea che esistono diverse capacità di forza fisica, così come esistono diverse capacità di resistenza. In altri termini possiamo dire che l’abilità di sviluppare una resistenza di media durata non conferma che l’atleta in questione sia altrettanto capace e abile a percorrere distanze di lunga durata. Le capacità e le abilità di queste prestazioni sono differenti e pertanto portano a differenze anche nella cinetica e nella postura della corsa.
Questo può essere proiettato in una moltitudine di altri compiti motori e abilità fisiche: dalla capacità di esprimere forza massimale in un gesto tecnico specifico alla possibilità di esprimere velocità.
Dal concetto di abilità si evincono una serie di ulteriori considerazioni importanti per chi insegna lo sport come i preparatori atletici. Essere abili significa essere efficienti ed efficaci. Efficienza significa rispettare tre condizioni:
- Certezza nell’ottenere un determinato obiettivo
- Minimo dispendio energetico
- Minimo tempo di esecuzione
(Guthrie 1952 in Schmidt, Wrisberg 2006)
Efficacia significa portare a termine il compito motorio con la tecnica corretta rispetto i canoni stereotipati di quel movimento. Oggi molti maestri dello sport stanno rivalutando questa idea affermando che ogni persona può essere efficace in modo diverso per un uguale compito motorio. In altri termini se rimaniamo all’interno di certi frangenti tecnici, l’atleta si può permettere di “personalizzare” la tecnica per garantire la massima efficacia, in funzione della sua struttura fisica.
Ma questo sarà oggetto di futuri articoli.
A cura del Dottor Giulio Merlini
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BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:
- Fleishman EA (1964). The structure and measurement of physical fitness, Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall.
- Keele SW, Hawkins HL (1982). Explorations individual differences relevant to high level skill, J Motor Behavior; 14: 3-23.
- Schmidt RA, Wrisberg CA (2006). Apprendimento motorio e prestazione, Società Stampa Sportiva, Roma; p. 20-49.
Tag:allenamento
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