Articolazioni, la guida alla loro classificazione
Con il termine di articolazioni si definiscono quella strutture dell’apparto locomotore che formano dei “dispositivi anatomici” che permettono il rapporto fra due o più ossa. L’idea comune porta a pensare che le articolazioni siano tutte mobili, ma in realtà alcune sono apparentemente fisse. Inoltre la vicinanza di due capi ossei non è detto che porti alla formazione di un’articolazione vera e propria.
La prima classificazione delle articolazioni è la distinzione tra sinartrosi e diartrosi. Alcuni testi universitari definiscono le prime fisse e le seconde mobili, in realtà la vera differenza è la loro struttura.
Le sinartrosi, le articolazioni “fisse”
Le sinartrosi tra i due capi ossei presentano un tessuto, la cui tipologia definisce le caratteristiche, riportiamo alcuni esempi:
- Un tessuto connettivo fibroso (come il tendine) forma una sindesmosi come quella presente nell’articolazione del piede, la zona tibio-peroneale con l’astragalo;
- Una cartilagine ialina forma una sincondrosi come quella presente nelle suture del cranio che in età adulta vanno incontro a ossificazione. Sebbene queste strutture siano apparentemente fisse, in realtà effettuano impercettibili movimenti, tanto è vero che in caso d necessità gli osteopati provvedono a mobilizzare!
Le sinartrosi possono presentare degli errori di ossificazione, come può capitare per l’articolazione coxo-femorale manifestando così una lussazione della testa del femore.
Un altro esempio di sinartrosi è la sinfisi pubica dove troviamo un tessuto fibro-cartilagineo che nella donna è sensibile alle variazioni ormonali. Infatti prima del parto questa articolazione aumenta la sua mobilità grazie all’azione della prolattina che provoca una maggiore idratazione della cartilagine stessa. Dunque la conseguenza è un aumento del diametro del canale del parto che favorisce il passaggio del neonato.
Le diartrosi, le articolazioni “mobili”
Le diatrosi presentano un spazio e la capsula articolare. Quest’ultima è formata da un manicotto fibroso che tiene unite le ossa tra loro. Sebbene queste articolazioni abbiano libertà di movimento non sono distanti tra loro e lo spazio è virtuale. Questa condizione permette, ad esempio, lo scorrimento dei capi ossei.
La capsula articolare è formata al suo interno dalla membrana sinoviale, un tessuto molto reattivo che produce il liquido sinoviale garantendo la possibilità di movimento delle articolazioni.
Inoltre in alcune di queste articolazioni possiamo trovare dei dischi o dei menischi, i primi tipici dell’articolazione temporo-mandibolare e i secondi del ginocchio. Ebbene la oro funzione è rendere più armoniche e due superfici articolari e distribuire in modo più uniforme i carichi.
La forma delle diatrosi ne conferisce la classificazione, come ad esempio:
- L’artodia che permette lo scivolamento come nell’articolazione sacro-iliaca;
- L’enartrosi che permette i movimenti in tutte le direzioni, come nell’articolazione della spalla;
- I ginglimi agolari che permettono movimenti angolari come nell’articolazione del gomito;
- I ginglimi laterali che permettono movimenti laterali come nell’articolazione tra radio e ulna;
- I condili che permettono la variazione del raggi di curvatura durate il movimento, come nel ginocchio;
- Le articolazioni a sella come quella del pollice e il 1° metatarso.
Le diatrosi permettono, come abbiamo descritto sopra, i movimenti e formano il sistema della leve. Ricordiamo che la maggior parte delle leve del corpo unano sono tipo svantaggioso come per l’articolazione del gomito e solo poche sono favorevoli come per l’articolazione della caviglia!
A cura del Dottor Stefano Murisengo
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