Cannabis e sport: cosa sapere
La Cannabis è una pianta conosciuta all’uomo da millenni. Nel mondo Occidentale del XIX secolo, la medicina frequentemente ricorreva all’uso della cannabis per indurre rilassamento, stimolazione dell’appetito e come sedativo. Come ben sappiamo i progressi continui della scienza hanno permesso che la cannabis fosse sostituita da medicinali più efficaci nel corso del tempo (Kennedy, 2017).
La liberalizzazione della cannabis nel corso degli ultimi anni ne ha aumentato il consumo nella popolazione. È interessante notare come questa pratica sia anche diffusa nella popolazione attiva e negli atleti.
Una review recente ha infatti riportato come il 25% degli atleti reclutati fecero uso della cannabis nell’ultimo anno (Docter et al., 2020). Sebbene una performance ottimale sia influenzata da vari aspetti (concentrazione, motivazione, controllo dell’ansia e problem-solving), molti atleti dichiarano di farne uso.
Ci sono effetti potenzialmente positivi o negativi del consumo di cannabis sulla performance atletica? Se sì, quali?
In questo articolo tratteremo brevemente quanto la ricerca scientifica ha riportato al riguardo. Prima però scopriamo qualcosina in più sulla cannabis.
La cannabis viene naturalmente prodotta da alcune piante come la Cannabis Sativa, Cannabis indica e Cannabis ruderalis. A queste si aggiungono piante ibride coltivate e vendute illegalmente. (Kennedy, 2017). La Cannabis Sativa contiene il maggior numero di fitocannabinoidi dei quali il principale siano il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). La ricerca scientifica ha dimostrato come il THC agisca a livello cerebrale alterandone la fisiologia. Ad esempio “la regolazione multipla di sistemi di neurotrasmettori possa influenzare cognizione, percezione, funzione motoria, appetito, sonno, rilascio ormonale e performance fisica” (Brisola‐Santos et al., 2016). Il CBD invece sembrerebbe indurre effetti farmacologici come ad esempio antiepilettico, ansiolitico e antiinfiammatorio (Docter et al., 2020).
Cannabis e Sport
WADA e Cannabis
La WADA (World Anti-Doping Agency) collocò la cannabis nella lista delle sostanze proibite nel 2004. Questa decisione fu però controversa e dette luogo a vari dibattiti. La un lato si schierarono coloro che consideravano il consumo di cannabis come nocivo per la salute dell’atleta o come performance-enhancing drug. Dall’altro quanti ne contestavano l’efficacia nel migliorare la prestazione atletica.
L’anno precedente fu istituito il World Anti-Doping Code (Code). Tale codice prevede l’inserimento di sostanze vietate nei seguenti casi:
- Ottimizzazione della prestazione dell’atleta;
- Rischio per la salute dell’atleta;
- Violazione dello spirito sportivo.
Sebbene negli anni avvenire la lista delle sostanze proibite fu revisionata, la cannabis dal momento del suo inserimento nel 2004 non venne mai rimossa (Huestis, Mazzoni, & Rabin, 2011).
L’effetto della cannabis sulle prestazione sportive
Il consumo di cannabis migliora le prestazioni sportive?
Alcuni studi riportano come la cannabis abbia effetti negativi sulla performance. Ad esempio, la work capacity di partecipanti a una ricerca era diminuita del 25% mentre la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna erano aumentate. Una riduzione del 25% rappresenta sicuramente un dato significativo, che compromette le possibilità dell’atleta di accumulare il volume di allenamento prestabilito.
Un altro studio evidenzia l’effetto negativo del consumo di cannabis sulla performance. I partecipanti che fumarono una sigaretta contenente THC prima di svolgere esercizio fisico segnalarono affaticamento muscolare alle gambe. Ciò determinò una notevole riduzione della maximal work duration (Docter et al., 2020).
Si può dedurre dunque che la cannabis più che una sostanza ergogenica sia ergolitica.
Sebbene non vi siano evidenze scientifiche per cui il consumo di cannabis migliori la prestazione fisica, alcuni vantaggi sono legati alla riduzione dello stress e ansia da competizioni. Infatti, ridotti dosaggi pre-competizione potrebbero fornire senso di sollievo all’atleta (Ware et al., 2018).
Il consumo di cannabis ed il suo effetto analgesico
La letteratura scientifica riporta come la cannabis abbia un effetto analgesico mediante la sua azione sul sistema endogeno cannabinoide. Alcuni atleti sostengono infatti di farne uso per ridurre i dolori da infortunio o da affaticamento muscolare.
In particolare, gli atleti Paraolimpici traggono sollievo dal consumo della cannabis. Ci consentirebbe di far fronte al dolore cronico spesso conseguente a lesioni del midollo spinale, amputazioni e spasticità muscolare. In aggiunta, il consumo di cannabis potrebbe essere efficace per trattare concussioni e traumi cranici tipici di sport da contatto (Docter et al., 2020).
Cannabis e recupero fisico
L’uso di cannabis da parte degli atleti sembrerebbe avere effetti positivi per quel che riguarda il recupero. È stato suggerito infatti come consumare cannabis consenta di aumentare la durata del sonno e dunque anche il recupero degli atleti. Senza dubbio gli atleti possono trarre beneficio dalla cannabis in periodi ad alta densità di competizioni (Ware et al., 2018).
Ad ogni modo, migliore qualità e durata del sonno sembrano verificarsi nel breve termine. Il consumo cronico di cannabis potrebbe essere deleterio anziché terapeutico in quanto rafforzerebbe la dipendenza da consumo di cannabis.
Studi recenti suggeriscono come il consumo di cannabis a media-alta concentrazione di CBD e basso dosaggio di THC possa beneficiare il sonno e trattare gli sleep disorders (Babson, Sottile & Morabito, 2017).
Effetti collaterali della cannabis
Il THC contenuto nella cannabis agisce sui recettori cannabinoidi CB1 e CB2. L’azione del THC sul recettore CB1 è la principale causa delle alterazioni comportamentali cui va incontro il soggetto consumatore. Il CBD rappresenta il componente della cannabis avente potenziale uso farmaceutico. Questo agisce sul recettore CB2 (Babson, Sottile & Morabito, 2017).
Gli effetti collaterali del consumo di cannabis son classificabili in acuti e cronici. Per effetti acuti si fa riferimento ad alterazioni nel decision-making, memoria (Huestis, Mazzoni, & Rabin, 2011), coordinazione e capacità di giudizio. Gli effetti a livello cronico sembrano invece derivare dal consumo frequente di cannabis sin dall’adolescenza. Questi includono “calo della performance scolastica, dipendenza e alterazioni nello sviluppo cerebrale” (Ware et al., 2018).
La cannabis determina effetti a livello fisiologico, comportamentale, psicologico e biochimico. Ad esempio, a livello comportamentale sono strettamente correlati al dosaggio consumato. Euforia, distorta percezione del tempo, sbalzi di umore, difficoltà di apprendimento e memoria, paranoia son tra le più comuni alterazioni comportamentali. Da un punto di vista fisiologico, la cannabis accelera il battito cardiaco, induce sonnolenza e ipotensione. Ciò nonostante, l’elevato e frequente consumo di cannabis sembrerebbe mitigare questi effetti fisiologici e comportamentali (Huestis, Mazzoni, & Rabin, 2011).
Nonostante attualmente non vi siano evidenze certe su danni irreversibili dovuti al consumo cronico di cannabis, alcuni studi hanno evidenziato alterazioni nelle 24h successive all’uso. Ad esempio, effetti negativi sulla memoria, velocità di elaborazione e velocità spico-motoria. Un altro studio ha riportato come 7 giorni di astinenza non fossero sufficienti per ripristinare le funzioni cognitive basali in consumatori regolari di cannabis.
Il THC infatti permane nelle urine per circa 28 giorni e nel circolo sanguigno per almeno 7 giorni. L’astinenza da cannabis risulterebbe l’unico modo per ripristinare le funzioni cognitive consentendo lo spurgo del THC a livello cerebrale (Huestis, Mazzoni, & Rabin, 2011).
Conclusione
In conclusione, gli studi scientifici consultati non considerano la cannabis come una performance-enhancing drug. L’inserimento della cannabis nella lista delle sostanze proibite è infatti dovuto ai punti 2) e 3) del Codice WADA.
Considerati gli effetti della cannabis a scapito della performance atletica sia fisica che cognitiva, il consumo oltre che essere proibito è caldamente sconsigliato.
A cura della Dr.essa Michela Giacosa
REFERENCES:
- Babson, K. A., Sottile, J., & Morabito, D. (2017). Cannabis, cannabinoids, and sleep: a review of the literature. Current psychiatry reports, 19(4), 23.
- Brisola‐Santos, M. B., Gallinaro, J. G. D. M. E., Gil, F., Sampaio‐Junior, B., Marin, M. C. D., de Andrade, A. G., … & Castaldelli‐Maia, J. M. (2016). Prevalence and correlates of cannabis use among athletes—a systematic review. The American journal on addictions, 25(7), 518-528.
- Docter, S., Khan, M., Gohal, C., Ravi, B., Bhandari, M., Gandhi, R., & Leroux, T. (2020). Cannabis use and sport: a systematic review. Sports health, 12(2), 189-199.
- Huestis, M. A., Mazzoni, I., & Rabin, O. (2011). Cannabis in sport. Sports medicine, 41(11), 949-966.
- Kennedy, M. C. (2017). Cannabis: exercise performance and sport. A systematic review. Journal of science and medicine in sport, 20(9), 825-829.
- Ware, M. A., Jensen, D., Barrette, A., Vernec, A., & Derman, W. (2018). Cannabis and the health and performance of the elite athlete. Clinical Journal of Sport Medicine, 28(5), 480.
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