Che cos’è la regola RGT e come influenza il nostro metabolismo
In questo editoriale parleremo di biologia animale, in cui l’uomo rientra a pieno titolo. Nelle specie omeoterme, cioè tutte quelle specie a sangue caldo, avvengono una serie di processi termoregolativi per consentire il mantenimento della temperatura in seguito ad alcune variazioni di stampo ambientale.
L’equilibrio idrico-salino permette che avvengano una serie di processi finalizzati al corretto sostentamento cellulare e al mantenimento dei processi termoregolativi.
Negli animali eterotermi, cioè a sangue freddo, è la temperatura esterna a garantire le funzioni cellulari. Nel caso in cui la temperatura dovesse crollare improvvisamente, si avrebbe una prima sensazione di indolenzimento per poi cadere in un sonno reversibile e infine, con l’abbassamento troppo marcato delle temperature, in morte per congelamento.
Cosa succede se la temperatura si alza troppo? Si rischia la morte per coagulazione proteica. Esiste una regola che può essere applicata anche nel nostro ambito sportivo e umano che riguarda la regola RGT che ci permette di comprendere meglio la velocità di una reazione nei processi metabolici in relazione alle temperature.
Sappiamo bene come gli animali a sangue caldo, quali l’uomo, difficilmente avranno aumenti esponenziali della loro temperatura interna. Vediamo però cosa succede nei muscoli sotto attività che causano un aumento della temperatura locale o nel momento in cui ci ammaliamo e si presenta un evento pirogeno (febbre).
Regola RGT: di che si tratta?
La regola RGT permette di comprendere come la temperatura influenzi la vita di un organismo. Questa regola, chiamata anche reazione velocità-temperatura, ci permette di capire come un aumento di 10°C della temperatura sia in grado di raddoppiare la velocità di reazione di un processo metabolico.
Questo ci spiegherebbe il motivo alla base del quale un individuo con la febbre possa manifestare una perdita di peso, a parità di regime calorico intrapreso. Sottolineiamo che sono variazioni minime, perché nessun essere umano manifesta un aumento di 10°C rispetto alla sua temperatura in condizioni normali (35,8-36,3°C). Tuttavia non è un fatto raro che una persona febbricitante abbia una perdita di peso portata da un aumento dei processi metabolici del corpo e da un’aumentata perdita di acqua corporea.
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