Coordinazione della scapola nei movimenti primari dell’arto superiore
Lo studio della fisiologia articolare del CINGOLO SCAPOLARE è essenziale per comprenderne i movimenti chiave.
Questo tema è sicuramente molto attuale nel mondo delle Scienze Motorie, ma raramente si va al di là di empirismo e di punti di vista soggettivi e non giustificati da solide basi concettuali: fare deduzioni partendo dalla tecnica e non dalla fisiologia può innescare errori clamorosi.
Mai come in questo periodo, infatti, assistiamo nel main stream delle Scienze Motorie ad una IPERTROFIA del tecnicismo alla quale non corrisponde alcuna evoluzione reale del pensiero chinesiologico.
Ci si concentra troppo sullo studio della tecnica e troppo poco sul capire i principi in base ai quali applicarla.
Occorre partire dallo studio della chinesiologia per comprendere e giustificare “tecnicismi arzigogolati” che, in mani inconsapevoli, rischiano di essere completamente travisati: la tecnica sportiva, finalizzata al massimizzare la performance, non sempre coincide con le esigenze finalizzate all’educazione fisica.
Le esigenze di un atleta pesista sono solo parzialmente sovrapponibili a quelle “dell’uomo della strada”.
Molti “ESERCIZIOLOGI” (trainer “talebani”della tecnica, ma privi di basi chinesiologiche e di una visione che parte dal corpo e dalle sue reali priorità) potrebbero esseere portati a ritenere che un dato esercizio, con evidenti forzature tecniche, possa avere illuminanti chiavi concettuali tali da stravolgere “tout court” anche competenze approfondite e consolidate.
Sostenere che un concetto sia valido solo perché “funziona nei campioni”, o perché “lo sento”, oppure “perché lo dice uno studio”, rappresenta un approccio molto discutibile.
Occorrerebbe sempre, per essere definiti PROFESSIONISTI, avere ben chiaro il procedimento logico alla base di una determinata scelta.
Citare gli studi è inutile, se non siamo in grado di comprenderne e criticarne il percorso di ragionamento che ci ha portati a suffragarli.
Ora veniamo al punto.
Questioni come l’interpretazione dei movimenti della scapola negli esercizi di pesistica non sono soggettive, si basano sul conoscere cosa afferma la scienza del movimento (kinesiologia).
Partiamo da concetti di base di due studiosi della fisiologia del movimento come Kapandji e Calais Germain.
Fisiologia articolare nella coordinazione dela scapola
La fisiologia articolare (in base allo studio delle Regole del movimento concavo e convesso di Mc Mennel e agli studi di Freddy Kalternborn) dell’articolazione gleno-omerale prevede che:
- nel movimento di abduzione, la testa dell’omero contemporaneamente si deprima abbassandosi per non entrare in conflitto con la volta subacromiale;
- nel movimento di adduzione, la testa dell’omero contemporaneamente risalga.
Nel primo caso il meccanismo si può “inceppare” in presenza di un muscolo sottoscapolare contratto che può determinare, a riposo, un innalzamento relativo della testa dell’omero tale da non consentirle, nell’azione di abduzione del deltoide acromiale, di abbassarsi sotto la volta acromiale.
Per questo motivo sarebbe sicuramente utile incorporare un test valutativo della rotazione esterna gleno-omerale per evidenziare una contrattura del sottoscapolare della quale indagare le cause.
Kapandji sottolinea l’importanza dell’azione depressoria del Capo Lungo del Bicipite nel meccanismo di abduzione gleno-omerale.
Lo “scampanamento” articolare
La fisiologia articolare del cingolo scapolare prevede lo “scampanamento” della scapola attorno ad un asse perpendicolare al piano della scapola e passante per il centro della spina scapolare: questo meccanismo è funzionale a fare in modo che la cavità glenoidea si orienti nello spazio per aumentare l’ampiezza dei movimenti gleno-omerali.
L’abduzione gleno-omerale si abbina al movimento scapolare definito di SCAMPANAMENTO ESTERNO, l’adduzione gleno-omerale si abbina al movimento scapolare definito di SCAMPANAMENTO INTERNO.
La fisiologia articolare prevede che:
- da 0° a 70° di ANTEPOSIZIONE (circa) il movimento omerale non dovrebbe innescare alcun movimento scapolare;
- da 0° a 90° di ABDUZIONE (circa) il movimento omerale non dovrebbe innescare alcun movimento scapolare.
Prima di effettuare qualsiasi test sarebbe sempre opportuna una valutazione posturale per contestualizzare globalmente e nel distretto il cingolo scapolare.
Esistono due Test di Coordinazione Primari per valutare lo stereotipo motore corretto del cingolo scapolare.
Questi test ricercano, nell’ abduzione e nell’anteposizione simultanea delle braccia tese, una incoordinazione che si può manifestare:
- in un anticipo nello scampanamento esterno scapolare;
- in un eccesso nello scampanamento esterno scapolare.
Il soggetto viene invitato ad effettuare una anteposizione e una abduzione simultanee partendo da braccia lungo i fianchi. L’operatore valuta, attraverso la palpazione del margine mediale dell’angolo inferiore di scapola, posizione iniziale, timing di movimento e posizione finale delle scapole.
Anteposizione (0-70°)
- Nel movimento di anteposizione omerale la scapola anticipa lo scampanamento rispetto alla controlaterale;
- alla fine del movimento di anteposizione omerale la scapola è decisamente più scampanata rispetto alla controlaterale.
Abduzione (0-90°)
- Nel movimento di ABD omerale la scapola anticipa lo scampanamento rispetto alla controlaterale;
- alla fine del movimento di ABD omerale la scapola è decisamente più scampanata rispetto alla controlaterale.
Molto spesso è necessaria, oltre all’osservazione del movimento attivo, la valutazione fine dell’operatore che segue con il pollice (posto medialmente all’angolo inferiore di scapola) lo scampanamento esterno (nel corso di ginnastica posturale sono aspetti approfonditi nel dettaglio).
Questi test non valutano la gestione volontaria corticale della scapola.
La coordinazione della scapola
Le incoordinazioni presenti in questi due test, in base alla mia esperienza, si manifestano anche in movimenti piu complessi e che li incorporano.
L’incoordinazione nelle sue sfaccettature
L’incoordinazione si può manifestare:
- in soggetti sintomatici come conseguenza o concausa del sintomo
- in soggetti asintomatici come espressione funzionale di uno scompenso latente
- in soggetti solo incoordinati in relazione ad una scarsa “igiene comportamentale”
Facendo riferimento al punto 1, l’incoordinazione si associa generalmente a:
- condizioni patologiche ed esiti traumatici sia del cingolo scapolo-omerale, che del rachide cervico-dorsale (ambito ortopedico)
- condizioni funzionali legati a scompensi della “postura INTERNA” (cit. Dott Marco Forte, ambito osteopatico) che riguardano sia il cingolo scapolo-omerale, che il rachide cervico-dorsale attraverso:
- la via disfunzionale (viscere)-diaframma-gran dentato-sottoscapolare-scapola
- la via disfunzionale diaframma-triangolare dello sterno-muscoli intercostali-piccolo pettorale-processo coracoideo
- l’incontro/scontro di lesioni osteopatiche provenienti dall’area cranica, occlusale, cervicale, dorsale, costale, pleurica e dall’arto superiore.
La valutazione pre training può fornire al cliente un’informazione rilevante da approfondire a livello ortopedico, fisioterapico ed osteopatico.
Il punto 3 mette in relazione l’incoordinazione con la “postura di carico sternale” di Brugger o al suo adattamento rappresentato dalla Sindrome Crociata Superiore di Janda: il trapezio, infatti, frena con un ipertono l’anteriorizzazione del complesso cranio-cervicale e determina la destabilizzazione del cingolo scapolo omerale (nel suo complesso) che viene sospeso e perde i normali rapporti di appoggio e scorrimento sul torace. Il cingolo scapolare destabilizzato vede l’alterarsi del corretto stereotipo motorio con ipertono dei muscoli stabilizzatori e inibizione dei muscoli fasici.
Questo meccanismo perverso si autoalimenta.
Qualora siano presenti incoordinazioni non vanno mai sottovalutate perché sono espressioni di disturbi latenti o già manifesti (con o senza esami diagnostici che evidenziano patologie) che potrebbero sfociare, oltre che in una sintomatologia ben definita, in perdita di efficienza nell’espressione di forza e flessibilità.
I test di coordinazione scapolare andrebbero inseriti sempre nel protocollo di valutazione di chiunque si rivolga ad un trainer prima di iniziare un percorso in sala pesi.
Consideriamo quindi soggetti asintomatici che si rivolgono ad un trainer per una valutazione preliminare all’impostazione di un percorso di allenamento.
L’incoordinazione si può manifestare:
- subito nel movimento a carico naturale
- subito, ma solo con il sollevamento di un carico x
- dopo un certo numero di ripetizioni con un carico x
Questo tipo di differenziazione è soprattutto legata, per le caratteristiche dei movimenti e per la logica di allenamento, ai pesisti.
I casi di incoordinazione
Nel caso 1 è necessaria una valutazione della storia clinica ortopedica, fisioterapica ed osteopatica del soggetto ed è consigliabile approfondire eventuali cause latenti senza dimenticare che, l’incoordinazione, si può presentare anche solo in relazione alla mancanza di coordinazione, come in soggetti con una scarsa propriocezione.
Nel caso 2 è ragionevole pensare che il carico sia inadeguato ai livelli di forza o di coordinazione del soggetto: sarà quindi ragionevole, dal punto di vista metodologico, ridurre il carico e verificare la coordinazione sia nel test classico, che in condizioni di affaticamento.
Il caso 3 è molto frequente, è soprattutto legato alla mancanza di “resistenza nella coordinazione” e rappresenta la normale situazione nella quale i muscoli protagonisti di un determinato stereotipo motore si sono affaticati e vengono SOSTITUITI da altri muscoli che, attivandosi prolungatamente in una loro funzione secondaria, non svolgono il loro compito e sviluppano una sintomatologia algica da affaticamento cronico.
Occorre fare un discorso a parte per chi effettua movimenti ripetuti quotidiani con sovraccarichi relativi. Pensiamo a chi effettua movimenti ciclici ad esempio come i parrucchieri, i tinteggiatori, gli stiratori, gli addetti alle pulizie o i musicisti, tutti soggetti che effettuano movimenti complessi che incorporano Abduzioni e Anteposizioni: in questi soggetti, corretta l’incoordinazione, sarà utile studiare i movimenti professionali e controllarne la coordinazione specifica. Da non trascurare è il fattore fatica che può slatentizzare incoordinazioni assenti nei test.
I principi di trattamento di coordinazione dello stereotipo motore sono i seguenti:
– igiene comportamentale
– trattamento chinesiologico di adattamenti tessutali posturali
– coordinazione scapolo-toracica (con operatore e quando possibile in forma autonoma) al fine di corticalizzare e poi automatizzare lo schema corretto in anteposizione, abduzione, retroposizione
– valutazione e coordinazione scapolo-toracica in movimenti complessi
– presa di coscienza del ritmo scapolare in ccc
Movimenti di scapola in soggetti sintomatici
Nei soggetti sintomatici in fase acuta o sub acuta l’eccesso di scampanamento si può associare:
- nel test di Abduzione anche a elevazione del cingolo
- nel test di Anteposizione anche a tilt anteriore di scapola
Un terzo Test valuta la retroposizione omerale:
Questo movimento si accompagna nelle fasi finali ad un tilt anteriore di scapola fisiologico.
Partendo da braccia lungo i fianchi, richiedere una retroposizione bilaterale e valutare un eccesso di tilt anteriore di scapola attraverso la palpazione e l’osservazione della posizione iniziale, del movimento e della posizione finale degli angoli inferiori di scapola.
Un test positivo è indice di contrattura o accorciamento del muscolo piccolo pettorale e di inibizione dei suoi antagonisti ed è da mettere in relazione con adattamenti/atteggiamenti posturali, esiti di interventi in ambito ortopedico o senologico e con l’incoordinazione sviluppata in movimenti quotidiani ciclici ripetuti (un classico esempio è il macellaio, in sindrome crociata superiore o meno che, usando l’affettatrice, va in tilt anteriore disfunzionale al termine della fase di trazione e in incoordinazione da gran dentato in quella di spinta).
È possibile rilevare una incoordinazione di questo tipo anche solo per una scarsa propriocezione.
In soggetti in Sindrome Crociata Superiore di Janda, condizione che facilita e prevede il tilt anteriore bilaterale, si andrà a valutare l’eventuale maggior risalita di una delle due scapole per poi cercarne le cause giustificanti.
A cura del Dr. Carlo Alberto Peretti
BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:
- Kapandji I.A., Fisiologia articolare 1-2-3. Monduzzi Editore-Paris-1999;
- Janda V., Muskelfunkti, on diagnostik Acco Verlag;
- Calais Germain B., Anatomia del movimento. Edizione L’Arciere-Roma-1992.