Glutammina e Sport, quello che devi sapere
Glutammina e Sport: la guida completa
Che cos’è la glutammina?
La glutammina è un aminoacido non essenziale utilizzato dagli sportivi per la sua decantata proprietà nel migliorare il recupero fisico e nel detossificare il corpo dalla produzione di ammoniaca muscolare. A queste funzioni è collegata la sua azione tampone grazie all’enzima renale glutamminasi (Welbourne 1995). Per questo Glutammina e Sport sono spesso considerate un binomio “indissolubile”. Cerchiamo ora di verificare questa affermazione.
Quali dosaggi sono raccomandati o considerati sicuri
La sicurezza di questo amminoacido sembra garantita per dosaggi pari a 14 grammi al giorno in soggetti sani, nonostante ci sia poca referenza scientifica a favore dell’uso di glutammina in soggetti sani (Helms, Aragon, Fitschen 2014).
Ogni giorno, un individuo adulto assume con l’alimentazione circa 3-6 grammi di glutammina. Il valore è riferito ad un individuo di circa 70 kg di peso corporeo con un’assunzione proteica compresa fra 0,8 e 1,6 grammi per chilo di peso corporeo (Gleeson 2008).
Il metabolismo della glutammina
La glutammina è un aminoacido sintetizzabile grazie all’enzima glutammina sintetasi che permette la conversione irreversibile del glutammato a glutammina (Antonio, Street 1999; Arienti 2011).
Il muscolo scheletrico è uno dei principali luoghi di sintesi di questo aminoacido. Infatti è in questa sede che si ossidano sei aminoacidi: i BCAA (o aminoacidi ramificati), l’aspartato, l’asparagina e il glutammato, con lo scopo di produrre alanina e glutammina (Antonio, Street 1999).
La sua attività coinvolge il metabolismo dell’acqua e del sodio: è utile infatti per la sua funzione idratante e promuove l’assorbimento di sodio (Bowell et al. 1999; Gleeson 2008).
Alla glutammina vine attribuita la capacità di stimolante il sistema immunitario. Gli enterociti (che fomano il GALT), i linfociti e i leucociti utilizzano questo aminoacido come fonte energetica, insieme al glucosio, come dimostrato nel 1986 da Newsholme (Castell 2003).
Una volta introdotta nel corpo il luogo di maggior assorbimento è il digiuno. La sua importanza per la vita umana è stata testimoniata in un esperimento del 1959 di Eagle. Lo studio ha dimostrato che per coltivare cellule umane in vitro fosse necessaria la glutammina.
Glutammina e perdita di peso
Un recente studio del 2014 ha dimostrato in sei donne obese che la supplementazione di glutammina è in grado di favorire la perdita di peso dopo 4 settimane di supplementazione per dosaggi molto elevati, pari a 0,5 g di glutammina per chilo di peso corporeo al giorno (Laviano et al. 2014).
In aggiunta si è riscontrato un effetto positivo nel miglioramento del metabolismo glucidico (Laviano et al. 2014).
Glutammina e Sport: applicazioni pratiche
Nonostante la larga diffusione di questo amminoacido quale integratore alimentare, non sembra che la bibliografia sostenga il suo effetto positivo per la prestazione (Antonio et al. 2002; Haub et al. 1998).
La combinazione invece di un mix di BCAA e proteine del siero del latte sembra maggiormente utile per incrementare la massa muscolare e l’espressione di forza (Colker et al. 2000).
La glutammina, per quanto utilizzata dagli sportivi per il recupero fisico, è utilizzata in una buona quota (ca. il 40%) dal tratto gastrointestinale (Windmueller, Spaeth 1974). La funzione della glutammina si estende alla sintesi di glicogeno: è per tale ragione catalogata come aminoacido glucogenico.
In bodybuilders la glutammina viene utilizzata per l’effetto volumizzante e per la salute gastrointestinale. In queste due circostanze, la sua utilità sembra provata come testimonia una review del 2014 (Helms, Aragon, Fitschen 2014). Dal punto di vista intestinale sembra stabilizzare le giunzioni strette degli enterociti e diminuire l’infiammazione in questa sede (Rhoads, Wu 2009). La maggior parte della glutammina assunta oralmente è assorbita dagli enterociti, in quanto avidi di questo amminoacido (L-glutammina).
Negli sport di endurance l’utilizzo di glutammina e antiossidanti per migliorare la funzionalità immunitaria ha dato risultati scadenti, nonostante quanto affermato precedentemente (Nieman 2007; Nieman, Pedersen 1999; Rohde, MacLean, Pedersen 1998; Williams 2005). Il motivo che ha spinto i ricercatori a valutare l’efficacia della glutammina per il sistema immunitario è dovuta al fatto che l’esercizio fisico protratto abbassa le quote di glutammina plasmatica (per l’aumentata neoglucogenesi), causando possibili squilibri immunitari e un’aumentata insorgenza di infezioni (Gleeson 2008).
L’integrazione di glutammina quale composto ergogenico ha mostrato risultati contraddittori. Nella maggior parte degli studi è considerato un aminoacido ben tollerato dagli atleti anche a dosaggi di 20-30 grammi giornalieri (Gleeson 2008).
Glutammina e Sport: la secrezione dell’ormone della crescita.
La glutammina è in grado di aumentare la produzione di GH?
Molti sportivi utilizzano integratori per cercare di enfatizzare i picchi ormonali e migliorare così il recupero e il trofismo muscolare. Anche alcune ricerche sulla glutammina sono state improntate per valutare le variazioni di ormone della crescita (GH, Growth Hormone).
Si è visto da uno studio del 1995 come 2 grammi di glutammina assunti oralmente post-esercizio portino ad un incremento nelle concentrazioni di ormone della crescita (Welbourne 1995).
Take home message: qualche spunto!
La glutammina, nonostante la sua ingombrante presenza in molti integratori alimentari per lo sport, non sembra mostrare importanti benefici per la performance.
Questo aminoacido ricopre una certa importanza, al contrario, per la funzionalità del nostro apparato gastro-intestinale. Una sua supplementazione prima dei pasti principali (pranzo e cena) dai 3 ai 5 grammi permette di tutelare le “giunzioni strette” degli enterociti, evitando fenomeni di permeabilità intestinale.
La formulazione oggi più utilizzata rimane la L-glutammina, sebbene si sia dimostrata più efficace la glutammina peptide per la migliore biodisponibilità e il suo assorbimento già nello stomaco (Neri, Bargossi, Paoli 2011).
A cura del Dottor Giulio Merlini
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