Grappling: il modello prestativo del submission wrestling
Nel mondo troviamo diverse arti marziali che prevedono tecniche di lotta a terra tra cui il grappling.
Questa disciplina conosciuta anche con il nome submission wrestling è uno sport individuale di lotta che trae le sue origini principalmente dal jiujitsu brasiliano (bjj) e dal catch wrestling.
Anche in questo sport la programmazione dell’allenamento richiede la definizione di uno o più obiettivi.
Di conseguenza quando si parla di preparazione fisica, per identificare gli obiettivi, è necessario analizzare la gara e il gesto atletico in tutte le sue sfaccettature. Infine, si arriva a definire un modello prestativo teorico ed in questo articolo spiegheremo quello relativo al grappling.
Il grappling: la disciplina
Questa disciplina è stata plasmata dalla presenza di atleti con differenti esperienze in altri sport di lotta che ha permesso al grappling di arricchirsi di elementi provenienti dal judo, dal sambo, dalla lotta libera e da quella greco romana.
Lo scopo di ciascun grappler è quello di sottomettere l’avversario, costringendolo al “tap”, ovvero facendo un gesto composto da due colpetti dati con la mano in segno di resa. Inoltre, esiste un codice di punteggi utile a determinare il vincitore nel caso in cui nessuno dei due avversari riesca ad avere la meglio sull’altro.
La durata del match
L’incontro di grappling si svolge su un singolo round che, a seconda della classe di appartenenza, può durare 2 minuti per fanciulli e i ragazzi oppure 4 – 5 cinque minuti per le categorie superiori. Inoltre, in caso di parità è previsto un extra-round della durata di un minuto.
Al termine dell’incontro gli atleti hanno diritto a 5 minuti di recupero prima di disputare il match successivo. Infatti, le competizioni sono organizzate in tornei ad eliminazione diretta.
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Il campo di gara
Le gare normalmente sono indoor e l’incontro si disputa su un tatami quadrato del diametro minimo di 6 metri, su cui gli atleti si affrontano scalzi.
Il grappling è uno sport aciclico e situazionale piuttosto complesso, in quanto presenta un numero davvero immenso di tecniche e combinazioni possibili. Di conseguenza, l’analisi precisa della prestazione risulta difficile, tuttavia possiamo suddividerla in due macro-aree:
- La lotta in piedi. Salvo tentativi di strangolamento/leve articolari, già da questa posizione l’obiettivo è quello di portare a terra l’avversario. Per farlo è possibile ricorrere a diverse tecniche di proiezione, che possono prevedere l’attacco delle gambe dell’avversario, oppure al suo sollevamento;
- La Lotta a terra. Lo scopo principale è quello di conquistare una condizione di vantaggio sul proprio avversario (monta, schiena, monta laterale o cento chili e ginocchio sullo stomaco), per arrivare a queste si passa da altre posizioni di passaggio (mezza guardia, guardia e i diversi tipi d guardia aperta).
Le capacità motorie del grappling
Il grappling si basa sull’utilizzo della forza dell’avversario a proprio vantaggio, in questa caratteristica è simile al suo predecessore: il jiujitsu (arte della cedevolezza).
Infatti, ogni mobilizzazione, come in tutte le discipline di lotta, sfrutta le leve più favorevoli al fine di minimizzare il dispendio energetico e l’utilizzo della forza.
Nonostante ciò, chi ha intenzione di cimentarsi in questo sport deve considerare che la forza gioca comunque un ruolo importante. Questo perché in una situazione competitiva, tra numerose variabili, è davvero molto difficile riuscire a portare una qualsiasi tecnica in maniera perfetta.
Di conseguenza ciascun atleta deve poter contare su un buon livello di forza massima. Ancora, le numerose posizioni di stallo e la durata del round richiedono un’importante componente di forza resistente. D’altro canto, un movimento qualitativamente perfetto, anche con un buon grado di forza, non è utile se non è eseguito rapidamente!
Infine, è necessario reclutare il maggior numero di fibre il più velocemente possibile, ecco che assume grande importanza anche la forza veloce.
La flessibilità è poi una qualità imprescindibile per un buon grappler. Non è insolito ritrovarsi nel corso di un combattimento in situazioni molto poco “confortevoli”.
In questo caso poter contare su una buona mobilità articolare e su muscoli estremamente estensibili ed elastici, permette di trovarsi a proprio agio e di attuare la strategia più consona. A questo proposito citiamo una frase di Rickson Gracie che chiarisce questa particolare situazione: “You have to find comfort in uncomfortable situations”.
L’attivazione muscolare
Da un punto di vista meccanico, la maggior parte delle tecniche richiede il coordinamento di movimenti opposti. Infatti, mentre una parte del corpo è impegnata in movimenti di spinta, l’altra lo è in movimenti di tirata.
L’obiettivo è quello di portare il centro di massa dell’avversario fuori dalla sua base d’appoggio.
Pertanto, muscoli estensori e flessori sono impegnati quasi in egual misura. Sebbene l’impegno muscolare sia globale, alcuni aspetti meritano un approfondimento:
- Il bacino: rappresenta il fulcro di gran parte dei movimenti del bjj. Lavorando tanto in spinta quanto in flessione sono costantemente attivati quadricipiti, psoas, glutei, muscoli lombari e addominali;
- La presa: dorsali, bicipiti e flessori delle dita intervengono in maniera davvero massiccia nell’assicurare le prese. Poiché anche le gambe sono utilizzate per “agganciare” l’avversario aumentando il controllo su di esso. Ischio-crurali, polpacci e tibiali giocano un ruolo fondamentale;
- Il collo: trapezio e gli altri muscoli cervicali svolgono un ruolo di sostegno essenziale. Infatti, il lottatore si trova spesso in appoggio sul collo con il suo peso e con il peso dell’avversario.
Il metabolismo energetico
Il grappling ha un metabolismo misto definito aerobico-anaerobico alternato.
La richiesta di sforzi massimali, che determinano un innalzamento non indifferente delle pulsazioni determina l’attivazione dei sistemi di più rapido utilizzo (PCr e ATP).
Tuttavia, l’impegno globale, essendo superiore ai 2 minuti, fa comunque del grappling uno sport aerobico.
Conclusioni finali
Solo dopo aver delineato un identikit dettagliato delle richieste di gara, è possibile identificare gli obiettivi principali su cui lavorare.
Di conseguenza, periodizzando il lavoro in base alle esigenze e alle priorità sarà possibile allenare la vasta gamma di abilità e competenze che questo sport richiede di portare sul tatami.
Una programmazione attentamente studiata non assicura certo la vittoria, ma pone le basi per raggiungere la massima prestazione possibile.
A cura del Dottor Fabio Zappitelli