Il calo peso nella lotta: un caso pratico
La gestione nutrizionale degli sport da combattimento in preparazione di una gara, risulta spesso complicata dalla coesistenza di obiettivi che spesso entrano in contrasto tra di loro: la performance e la riduzione del peso.
Se per un nutrizionista è già complicato preparare un protocollo in grado di soddisfare al meglio le richieste nutrizionali dell’atleta, ancora più difficile è fare in modo che ciò avvenga in una condizione in cui qualcosa va ridotto.
Ho già trattato in alcuni articoli precedenti i vari modi per ridurre il peso corporeo in vista della pesata, ma ognuno di questi richiede sempre una deprivazione più o meno importante. Sorge quindi spontanea una domanda: com’è possibile garantire il pieno soddisfacimento delle richieste nutrizionali e contemporaneamente porre l’organismo in una condizione di ristrettezze al fine di ridurne il peso? La domanda parrebbe retorica ed infatti l’obiettivo dell’intervento nutrizionale deve essere mirato ad ottenere un equilibrio sub-ottimale che preveda il rientro nella categoria di peso e il raggiungimento del miglior stato nutrizionale possibile, spesso accettando dei compromessi.
Questa situazione diventa particolarmente critica quando come spesso accade l’atleta si rivolge al nutrizionista con uno scarso preavviso, come mi è capitato in occasione degli italiani assoluti di lotta, tenutisi in Aprile a Roma.
Il calo peso nella lotta: caso studio pratico
Situazione di partenza. Tipico “fai da te nutrizionale” con digiuno punitivo. Circa 3 kg persi fino al tragico quanto scontato stallo a due giorni dalla gara con bilancia inchiodata a + 2 kg dall’obiettivo. Messaggio d’ordinanza ricevuto il venerdì mattina. Gara domenica.
Parola d’ordine: calma. Per quanto la situazione sembri urgente e le tempistiche davvero ridotte è davvero inutile correre, molto più importante è invece fermarsi e ragionare sul da farsi.
Primo ragionamento fatto ha riguardato lo stato nutrizionale di partenza del soggetto, verosimilmente pessimo viste le due settimane di riduzione calorica, ritmi di allenamento intensi e una quantità irrisoria dei carboidrati. Se poi ci aggiungiamo l’attitudine alla sudorina dei lottatori anche a giorni dal match possiamo dipingere il quadro di un atleta denutrito e disidratato. Un sistema non certo pronto per affrontare un campionato italiano.
Secondo aspetto da considerare è la tempistica che intercorre tra peso e gara. Il peso si teneva in quel caso alle 9 e la gara poteva essere verosimilmente alle 11.00. Il grosso problema dei tornei ad eliminazione è l’impossibilità di controllare le tempistiche in maniera precisa. Basta che l’atleta passi direttamente al secondo turno o anche solo un semplice e quanto mai frequente ritardo organizzativo e tutti i ragionamenti sulla nutrizione pre-gara vengono sballati. Ho provato sulla mia pelle cosa significa esser convinti di lottare ad un’ora e ritrovarsi 5 o 6 ore dopo con una fame nera e senza aver ancora lottato oppure arrivare al palazzetto ancora masticando la colazione mentre lo speaker chiama il tuo nome con due ore di anticipo.
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Strategia pratica su calo peso e lotta
Come ci comportiamo quindi? Su quale componente del rapid weight loss possiamo andare ad agire? L’acqua? Il glicogeno? Il contenuto intestinale?
In questo caso il ragionamento è stato il seguente: ridurre il glicogeno non ha senso perché le scorte epatiche e muscolari sono state probabilmente intaccate in maniera massiccia nei giorni precedenti. Dal punto di vista dell’intake dei nutrienti bisognerà quindi dare precedenza ai carboidrati, correndo il rischio che questo possa in effetti aumentare leggermente il peso, cosa che con qualche attenzione non si è verificata.
Rimangono quindi due componenti su cui è possibile agire e la prima strategia ha interessato il contenuto intestinale. Poiché ci vogliono circa 48 ore di tempo per eliminare le fibre dall’intestino, abbiamo immediatamente interrotto l’introduzione di frutta, verdura e alimenti integrali nella dieta. Questo stratagemma incide molto poco sulla performance, in quanto in due giorni non dovrebbero generarsi delle carenze nutrizionali, a fronte invece di un peso che si riduce, secondo quanto suggerito da reale e Colleghi di circa l’1,5% (Reale, 2017), dato che corrisponde a quanto ho potuto osservare nella pratica.
Giornata di Sabato, un giorno alla gara, -1,4 Kg all’obiettivo. A questo punto la scelta è stata obbligata, non potendo affidarci unicamente al contenuto intestinale, è stato necessario agire su un’altra componente ancora più modulabile, l’acqua. È evidente che con solo due ore di recupero presentarsi in una condizione di idratazione non ottimale non era una strategia perfetta, ma cos’altro si poteva fare? L’alternativa mai presa in considerazione era non mangiare, ma in due ore è più facile reintegrare o digerire un pasto ipercalorico? La risposta è evidente. Non abbiamo staccato completamente l’acqua, ma l’abbiamo ridotta ad un solo sorso quando lo stimolo della sete si faceva sentire.
Giorno della gara. Peso raggiunto con un etto di scarto che ci ha concesso di riprendere leggermente in anticipo le pratiche di reintegro:
- una colazione da 500 kcal con una percentuale di carboidrati dell’80%, parzialmente ottenuti da zuccheri semplici;
- 2 litri di bevanda ipotonica sorseggiata lentamente nell’arco delle quasi tre ore che hanno separato il peso dal primo incontro.
A questo punto è però importante sottolineare che per quanto l’obiettivo di peso sia stato raggiunto e la gara sia andata piuttosto bene, si sarebbe sicuramente potuto fare meglio con una strategia più opinata e che godesse di un maggiore preavviso.
Il ridotto tempo di recupero tra il peso e la gara avrebbe dovuto da subito far desistere dall’idea di un rapido calo peso a carico di acqua e glicogeno negli ultimi giorni prima della pesa. Sarebbe in effetti stato meglio avvicinarsi con gradualità al peso desiderato attraverso la riduzione delle riserve di grasso per poi attuare una semplice riduzione del contenuto intestinale, per nulla impattante sulla performance, e al massimo una lieve riduzione dei liquidi per mezzo di un blando allenamento di attivazione prima della gara.
È bene sempre ricordare infatti anche il ruolo educativo che i professionisti dello sport dovrebbero impersonare nei confronti degli atleti, ricordando sempre che il risultato certamente conta ma, sul lungo termine, conta soprattutto come è stato raggiunto.
A cura del Dr. Fabio Zappitelli – Biologo Nutrizionista
REFERENZE IMMAGINI:
Photo by Nick Wang on Unsplash (foto di copertina)
Photo by Martin Kníže on Unsplash (foto nell’articolo), by Justin Ng (foto 2) and by Wade Austin Ellis (foto 3).