Il costo della sedentarietà e il ruolo dell’attività fisica
Il costo della sedentarietà
Siamo al termine di un altro anno.
Come accade in questi periodi si tirano le somme dei mesi appena trascorsi e dei buoni propositi. Dopo il duro colpo del settore del fitness causato dal COVID, i centri riaprono a fatica a colpi di abbonamenti al ribasso e sconti per attirare le persone a riprendere l’attività fisica.
La stessa attività fisica che rappresenta un diritto e un dovere civico per abbattere le spese sanitarie e gravare il meno possibile sulla collettività. In un paese dove la responsabilità collettiva non è proprio al primo posto nella mente del cittadino, siamo molto indietro in diversi aspetti legati alla prevenzione di patologie facilmente evitabili.
Il 14,6% di tutti i decessi sembrerebbero causati da patologie collegate direttamente con la sedentarietà, un’epidemia che colpisce il 41% degli europei e che ogni anno uccide 3,1 milioni di persone nel mondo.
I costi della sedentarietà sono enormi: dalla riduzione della propria qualità di vita ad un aumento della spesa sanitaria per patologie evitabili semplicemente adottando stili di vita più salutari. Tra gli stili di vita, due sono di enorme impatto sulla nostra salute:
- una dieta varia e bilanciata, prevalentemente vegetale e ricca di prodotti integrali;
- regolare attività fisica svolta per tutta la nostra vita.
L’American Institute of Cancer Research (AICR) e il World Cancer Research Fund (WRF) consigliano 30 minuti di attività fisica al giorno per mantenere lo stato di salute e prevenire alcune forme tumorali tra cui il tumore al seno e al colon.
Così come riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sedentarietà è responsabile di circa il 30% delle malattie cardiache. Tutte patologie che compaiono prematuramente ed evitabili con un programma di attività fisica svolto regolarmente.
Per non parlare dei casi di diabete di tipo 2, causati principalmente da sedentarietà, aumento di peso, grasso viscerale sopra i limiti di norma e insulino-resistenza.
La sedentarietà e il ruolo dell’attività fisica
Se da una parte siamo consapevoli che la sedentarietà sia un problema estremamente serio nei paesi occidentali, dall’altra parte siamo ancora indietro per quanto riguarda le politiche di prevenzione. L’attività fisica viene vista e percepita come un passatempo da una larga fetta di popolazione e gli è attribuito un ruolo preventivo sanitario solo sulla carta, ma senza che si attuino proposte serie per permettere a tutti i cittadini di accedere ad attività fisica strutturata da personale qualificato. Questo delega la responsabilità al singolo individuo, con problematiche facilmente immaginabili.
La prevenzione è percepita come un accessorio e non come un dovere civico fondamentale per far in modo di gravare il meno possibile sulle tasche di tutti. Su un totale di circa 4 milioni di diabetici solamente in Italia, i diabetici di tipo 2 sono circa 3 milioni e mezzo. Essendo una patologia cronica, almeno per il diabete di tipo 2 una corretta politica di prevenzione permetterebbe di evitare l’insorgenza di questa patologia, collegata ad ulteriori condizioni che peggiorano la qualità di vita del paziente. Tra queste condizioni troviamo:
- neuropatia diabetica;
- osteopatia diabetica (approfondisci con l’articolo osteoporosi e diabete);
- parodontite;
- problematiche renali.
Il ruolo del professionista del movimento risulta fondamentale, ma si necessita di una corretta preparazione per proporre attività fisica con lo scopo di preservare la salute del paziente. In questi casi non sono necessari esercizi ad altissima intensità, perché lo scopo è incentivare una parte della popolazione a svolgere regolarmente dell’attività fisica che normalmente non svolgerebbe. In alcuni casi proporre esercizi troppo intensi o che non siano bilanciati rispetto alla condizione fisica dell’individuo rischiano di far abbandonare l’attività fisica incentivando la sedentarietà.
Per questo è necessario distinguere l’attività fisica atta a prevenire e l’esercizio fisico per chi pratica sport agonistico. Si invita sempre a proporre attività fisica progressiva con un’attenta anamnesi iniziale e proponendo alcuni test funzionali e di mobilità articolare.
In questi casi i servizi di personal training possono essere estremamente utili, per non parlare degli small groups dove l’obiettivo è motivare la persona attraverso anche l’aspetto ricreativo e socializzante dell’attività motoria. In tal senso i servizi telematici, pur mostrando alcuni limiti, permettono di svolgere attività fisica direttamente da casa con la supervisione di un trainer. Oggi esistono tutti gli strumenti per capilarizzare l’intervento motorio e attuare politiche di prevenzione efficaci.
Resta da lavorare sulla comunicazione adottata dagli addetti ai lavori, che diventi più inclusiva soprattutto per coloro catalogati “a rischio” e che hanno la necessità di utilizzare l’attività fisica per preservare il loro stato di salute. Ad oggi tutti coloro che sono professionisti del movimento dovrebbero mobilitarsi per campagne di informazione che spieghino i benefici dell’attività motoria e sottolineino i problemi e i costi legati alla sedentarietà.
A cura del Giulio Merlini
Biologo Nutrizionista – Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport
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