Il mondo del lavoro delle scienze motorie: il sistema privato è da rivedere e migliorare?
Per chi non avesse letto la prima parte dedicata al mondo accademico, qui troverà pane per i suoi denti, parliamo del mondo del lavoro delle scienze motorie!
Se da un lato l’università soffre di lentezza nell’aggiornare i programmi didattici e porsi realmente competitiva sul mercato, dall’altro il settore privato NON è esente da problemi altrettanto importanti.
Molti dei futuri laureati e gli stessi professionisti stentano a coglierne i segnali, sempre eccessivamente impegnati a premere i tasti del loro smartphone inneggiando ad una rivoluzione. Spieghiamoci meglio.
Prendiamo spunto da un recente articolo de Il Sole 24 Ore dal quale risulta che solo le grandi aziende sono in grado di “assorbire” persone con elevate competenze. Al contrario le piccole e medie imprese assumono quasi esclusivamente in base alla domanda del loro prodotto e dunque preferiscono coloro che hanno competenze minori.
Nel mondo del lavoro delle scienze motorie la maggior parte delle aziende è proprio di piccole e di medie dimensioni. Curioso vero? Curioso il fatto che anche la maggior parte delle grandi aziende del nostro settore si siano adeguate alla filosofia di quelle piccole…
Ma cosa vuol dire assumere in base alla domanda del nostro prodotto nel mondo del lavoro delle scienze motorie?
Non abbiamo una risposta definitiva, ma vogliamo invitare a riflettere seriamente. Ognuno di noi pensi bene alle dinamiche del proprio ambito di appartenenza: palestre, studi di personal, box vari, ASD sportive.
Ora facciamo un esempio: i nostri clienti sono esperti su ciò che noi offriamo loro sul mondo del lavoro delle scienze motorie? Molto probabilmente no (e non è certo una colpa). Allora perché molti professionisti preferiscono far credere che “il nuoto è uno sport completo” o che esistono i “cibi brucia-grassi” piuttosto che accompagnare i propri clienti ad una maggior consapevolezza attraverso un servizio DAVVERO professionale e personalizzato?
Perché coltivando i luoghi comuni si gratificano facilmente le persone e nel breve termine questo atteggiamento permette di fare guadagni immediati: bassa competenza e scarsissimo approfondimento finalizzati alla sopravvivenza economica del professionista o dell’impresa.
Volete un esempio di “politica” aziendale? Un istruttore fa la sua lezione musicale, è davvero bravo oltre la media tanto che le sue lezioni sono sempre piene. Ebbene la direzione gli chiede di fare lezioni “allo stesso livello degli altri istruttori” perché gli utenti devono ricevere in tutte le sedi il medesimo servizio!
E questo ci è stato raccontato in un pomeriggio davanti a un buon caffè. (Perché riposarsi la domenica pareva brutto!)
Da quando essere bravi è un problema a livello aziendale?
Volete un esempio dei professionisti che popolano il settore privato? Un personal trainer fa le lezioni con i suoi clienti, racconta sempre le cose come funzionano e se non sa si informa – così ci racconta. Viene avvicinato da un suo collega che gli dice: “La tua competenza ci mette in cattiva luce con i nostri clienti”.
Fino a prova contraria il problema non è la competenza, ma piuttosto l’ignoranza!
Molti sono impegnati a difendere il proprio giardino con una superficialità imbarazzante a tal punto da non permettere a livello culturale di operare con professionalità e neppure di mettersi nelle condizioni minime di avvicinarsi all’Università.
Ebbene provate ad immaginare questi “professionisti” del mondo del lavoro delle scienze motorie che tentano di farsi rappresentare a livello governativo o a costituire un albo professionale. (Evitiamo di pubblicare una gif perché sarebbe di cattivo gusto!) C’è da pensare che nelle condizioni attuali sia una vera fortuna che non esista un Ordine dei laureati di Scienze Motore…
Iniziamo a prendere atto della complessità delle cose che ci permette di cambiare davvero: correggiamo e miglioriamo ciò che esiste. Per quanto imperfetto sia questo nostro sistema è pur sempre abbastanza collaudato, ma ripetiamo può e deve essere migliorato e con una certa urgenza!
Chi ha responsabilità imprenditoriali e professionali non dovrebbe vivere solo nell’ansia di arrivare a fine mese.
Infatti dovrebbe investire delle risorse, anche poco, anche solo in “tempo” senza fuggire da qualsiasi proposta di formazione, di dialogo e di collaborazioni a 360 gradi.
Insomma da un lato abbiamo un’università “lenta” e dall’altro le imprese e i professionisti che per arrivare a fine mese si trasformano in semplici “rivenditori di pezzi” che spesso giocano al ribasso. In mezzo ci sono i nostri clienti che dovrebbero ricevere un servizio professionale di cui tra l’altro spesso non conoscono nulla… Il tutto condito da un sistema fiscale farraginoso che come sappiamo spesso non aiuta.
Il problema dei programmi didattici universitari e la scarsa visione globale da parte del settore privato creano una miscela potenzialmente esplosiva per il mondo del lavoro delle scienze motorie!
Forse è giunto il momento di fare un bagno di umiltà e un piccolo sforzo cognitivo uscendo dal nostro “limitato” mondo?
Dovremmo cercare di stringere accordi, di far dialogare il pubblico con il privato, di farsi rappresentare veramente a livello governativo. Iniziamo a smettere di perdere energie preziose nel portarsi via a vicenda i contatti, gli studenti, i clienti. Forse è giunto il momento di smettere di essere autoreferenziali. Sicuri che sia la strada giusta per il mondo del lavoro delle scienze motorie? Guardiamoci attorno e analizziamo la Storia…
Il nostro pianeta è sempre più complesso nelle sue dinamiche umane e richiede capacità di relazione ad ogni livello, un sistema chiuso e autoreferenziale prima o poi soccombe. E’ nel mutamento che le cose si conservano. Ci spieghiamo meglio.
Ebbene togliamo lo sguardo dalle nostre schede, dai nostri libri, dai nostri corsi, dalle nostre cattedre, dalle pubblicazioni e molliamo le mani dai bilancieri solo per un attimo. Il mondo attuale ci insegna che si stanno creando delle zone di influenza e per questo motivo i singoli stati hanno sempre meno peso e potere di contrattazione. Sono costretti a collaborare per conservare le loro identità.
Oggi il concetto di competizione non porta alla sopravvivenza del migliore, ma vive – e non sopravvive – chi collabora e stringe relazioni. A maggior ragione in un settore complesso come quello del mondo del lavoro delle scienze motorie.
Dunque dov’è il problema? Perché c’è tutta questa inerzia nel far dialogare la formazione universitaria con quella privata, con i liberi professionisti e gli imprenditori senza trascurare i bisogni dei nostri clienti? Eppure in ambito medico succede: università, aziende che erogano crediti ECM, liberi professionisti e imprenditori, utenti. Tutti si relazionano ovviamente non senza problemi e non senza soluzioni.
Non è impossibile, non siamo dei visionari. Il problema risiede in quell’atteggiamento feudatario che caratterizza l’attuale mondo del lavoro delle scienze motorie e colpisce ogni livello.
Gli addetti del pubblico e del privato devono iniziare a parlarsi seriamente e non ad azzuffarsi come se fossero animali che si contendono una carogna… (Ecco spiegata l’immagine dell’articolo!)
Pubblico e privato devono iniziare a modificare progressivamente le regole, che siano chiare e soprattutto attuali. Ognuno deve svecchiarsi da consuetudini e privilegi non più sostenibili che risutano anti-funzionali alla complessità del mondo del lavoro delle scienze motorie. Pubblico e privato devono sviluppare una maggiore capacità di gestione dei cambiamenti dovuti alle dinamiche socio-economiche.
Il “si è sempre fatto così” o “tutti fanno così” lo lasciamo a chi deve risolvere i propri problemi di autostima.
Cerchiamo di proporre alternative di miglioramento, a partire dai luoghi che dovrebbero rappresentare la crescita della nostra cultura che come è ormai chiaro sono sia pubblici che privati.
Una volta avviato questo percorso allora si potrà iniziare chiedere sempre con umiltà e per i giusti motivi il riconoscimento normativo delle scienze motorie.
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