Il rapporto con il cibo e la gestione della dieta
Il rapporto con il cibo. Volente o nolente ci sarà capitato di imbatterci in diverse persone che avevano rapporti ossessivi nei confronti del cibo: da chi ha un rapporto ossessivamente salutistico e chi invece ha talmente uno scarso autocontrollo da portarlo ad abbuffate ricorrenti.
Il rapporto con il cibo è complesso, perché tocca inevitalmente la psicologia del singolo individuo. C’è chi per avere controllo sulla propria vita inizia ad avere un controllo nell’assunzione degli alimenti che può portare a veri e propri disturbi del comportamento e chi utilizza gli alimenti come sfogo per lo stress, assumendo ben più del necessario e selezionando alimenti ipercalorici, zuccherati o salati.
Analizzare il rapporto con la dieta è fondamentale e oggi i nutrizionisti devono necessariamente individuare nei piccoli e grandi comportamenti dei propri clienti le diverse spie di allarme che potrebbero far pensare a rapporti poco sani con la dieta.
Il rapporto con il cibo e la gestione della dieta
Per instaurare un corretto rapporto con il cibo, ma soprattutto un rapporto duraturo con i nostri clienti è fondamentale comprendere le esigenze individuali.
Inutile scrivere una dieta corretta su carta, ma che verrà abbandonata una volta letta.
Per tale ragione dobbiamo comprendere quali sono i gusti personali dei clienti, a quali piatti e alimenti non hanno intenzione di rinunciare e qual è il loro rapporto con il cibo. Il consiglio è di intraprendere una collaborazione con uno psicologo o uno psicoterapeuta per poter veicolare coloro che possiedono disturbi del comportamento alimentare.
Il rapporto con il cibo per chi è un nutrizionista si articola in tre passaggi:
- questionario articolato e mirato;
- parametri da tenere in considerazione nella dieta;
- recall periodici e riadeguamenti dietetici.
Il questionario
Possiamo sottoporre il cliente a diverse domande per individuare alcune abitudini e soprattutto individuare alcuni campanelli di allarme che ci permettono di aiutare al meglio i nostri assistiti.
- Compila un diario alimentare di circa 72 ore indicando i pasti svolti e i quantitativi assunti;
- Quante volte a settimana ti capita di assumere:
- Pasta, riso e/o pane;
- Pesce;
- Uova;
- Carne rossa;
- Biscotti;
- Gelato;
- Dolciumi non indicati nelle righe sovrastanti (gelato, torte, caramelle, cioccolato, chewing gum).
- Snack salati (patatine,
- Quanti spuntini ti capita di fare oltre a colazione, pranzo e cena?
- Nessuno;
- Uno o due;
- Più di due (indicare quanti mediamente).
- Prima di andare a dormire o poco dopo cena si è soliti consumare qualcosa di dolce o salato? Se si, cosa:
- Cioccolato;
- Gelato;
- Patatine;
- Pop corn o patatine;
- Frutta secca o oleosa (noccioline, noci, arachidi, mandorle);
- Altro (specificare cosa e quante volte a settimana).
- Perché ti capita di assumere spuntini non programmati?
- Per stress e nervoso;
- Perché ho realmente fame;
- Per entrambe le precedenti.
- Ti sembra di mangiare sano?
- Si;
- No;
- A volte (anche se non rinuncio agli sfizi appena ne ho la prima occasione).
- Consumi alcol?
- Si. Indicare quanto alcol al giorno e in quanti pasti.
- No, solo ogni tanto. Indicare quanto alcol settimanalmente o mensilmente.
- No, mai.
- Quali alimenti sceglieresti e a cui non vorresti rinunciare durante la dieta? Indicane massimo due.
- Il cibo ti aiuta a sentirti meglio?
- Quando non hai niente da fare ti viene da mangiare?
Queste sono solamente alcune delle domande a cui possiamo sottoporre i clienti. Ricordiamoci che la risposta a queste domande potrebbe portare il professionista a prendere un granchio. Cerchiamo di capire chi abbiamo davanti, qual è la sua postura e il linguaggio non verbale e paraverbale per comprendere alcune lati caratteriali che possono emergere.
Il questionario resta uno strumento utile all’inizio, ma non solo.
Esistono anche questionari a cui sottoporre i pazienti dopo un certo numero di settimane o mesi su:
- attaccamento o desiderio di determinati alimenti;
- frequenza di consumo;
- quantitativi (grammature indicative attraverso anche l’utilizzo di foto sulle porzioni).
Parametri da tenere in considerazione nella dieta
Il rapporto con il cibo si articola su tanti frangenti e la dieta deve tenere assolutamente conto delle informazioni preliminari raccolte durante il colloquio. A volte meglio concedere un pasto che rimanga invariato rispetto alle abitudini del paziente, per quanto non sia la scelta più consona e salutare, piuttosto che pensare erroneamente che di punto in bianco si possano cambiare abitudini e stili di vita reiterati per tanti anni.
Per esempio ci sono persone che la colazione sono abituati a farla al bar con il classico cornetto e caffè e togliergliela potrebbe rappresentare un ostacolo e in alcuni casi è addirittura impossibile, almeno inizialmente. Perciò proviamo a mantenere un pasto come lo desiderano e a bilanciare tutto il resto con un corretto apporto di fibra e calorie e rapporti bilanciati di macronutrienti.
Recall periodici e adeguamenti dietetici
Conviene mantenere il rapporto con i nostri assistiti tramite recall periodici per conoscere l’andamento della dieta. In base ai gusti personali e alle criticità che possono emergere durante il percorso sarà premura del professionista fornire alternative o adeguamenti dietetici che permettano al cliente di aumentare la sostenibilità e l’aderenza al piano.
I rapporti con il cibo e cenni di fisiopatologia
La vigoressia
In campo medico è definita anche come dismorfia muscolare ed è un disturbo dell’immagine corporea che vede l’accento sull’estremizzazione delle masse muscolari, con l’idea che si sia sempre troppo esili, anche quando non è così. Un disturbo che affligge molte più persone di quante si immagini dove si attua un giudizio su se stessi e gli altri solamente in funzione di quanto ci si veda grossi e muscolosi e nella ricerca di questa forma.
Risulta una forma ossessiva e una distorsione della realtà dei fatti che può sfociare anche nell’intraprendere diete con rialzi calorici anche non giustificati, solo con l’idea di ricercare un’ulteriore aumento di massa muscolare.
Le persone affette da vigoressia hanno un’eccessiva attenzione per il proprio corpo, tanto che:
- eclissano le relazioni sociali per concentrarsi solamente sull’allenamento e sulla dieta;
- rischiano di cadere vittime di sostanze anabolizzanti, per solo ragioni edonistiche;
- si guardano ossessivamente allo specchio;
- sono ossessionati non solo dal loro aspetto, ma anche dal loro peso corporeo.
Per quanto poco conosciuta, la vigoressia è un vero disturbo che sfocia anche in un rapporto con il cibo maniacale, con:
- eccessiva assuzione di proteine;
- attenzione meticolosa alle grammature assunte e al controllo di “cosa” si assume;
- una ricerca di alimenti definiti falsamenti maggiormente salutari, su un vecchio retaggio culturale dell’ambiente frequentato.
Anoressia
La vigoressia e l’anoressia sono facce di una stessa medaglia. Si passa ad un controllo di sé stessi tramite un controllo dell’alimentazione e nella ricerca di un’eccessiva magrezza, con comportamenti che sono analoghi – seppur con alcune differenze – a ciò che avviene per i vigoressici.
Le cause sono le più diverse e come tutti i disturbi dell’alimentazione, ci sono cause che toccano il mondo psicologico e necessitano di figure sanitarie apposite.
Uno dei primi casi di anoressia documentati risale al XIX secolo. Alle volte esistono delle forme di anoressia dettate da altri fattori, meno comuni, che possono essere problematiche all’apparato gastrointestinale o patologie di malassorbimento o organiche.
L’anoressia colpisce circa 10 volte di più le donne rispetto agli uomini e l’insorgenza avviene soprattutto – ma non esclusivamente – nell’età dello sviluppo e dell’adolescenza.
A cura del Dr. Giulio Merlini