Il transfer nell’apprendimento motorio e nello sport
Il transfer motorio: che cos’è e a cosa serve nella preparazione fisica. In qualità di allenatori abbiamo sicuramente tutti attuato, anche inconsapevolmente, un’opera di transfer.
Il transfer è la capacità di avere vantaggi motori in un’abilità specifica, in base a quanto acquisito nella nostra pratica passata.
Per esempio migliorare la camminata può migliorare l’appoggio podalico nella tecnica di corsa? Esempio che appare banale, ma calza molto bene per capire a cosa ci stiamo riferendo.
Per esempio uno squat, in che misura e dimensione può tornare utile ad un saltatore in alto? Da questo potremmo fare milioni di esempi che ci aiuterebbero a comprendere quanto sia utile il transfer nell’apprendimento motorio. O almeno, spesso. C’è da dire però che alle volte il transfer non ha solo effetti positivi, ma può anche avere effetti negativi su alcune abilità o addirittura non averne.
Il transfer in allenamento e nello sport
La classificazione nel concetto di transfer
Il transfer può avvenire in diversi modi e in base a come avviene assume un altro nome. Quando apprendiamo uno squat a corpo libero, ci è utile per creare un transfer nello squat con il bilanciere. Questa forma di transfer si chiama trasformazione tecnica.
Ecco un esempio di transfer inteso come trasformazione tecnica:
- air squat;
- squat con un bastone;
- squat con bilanciere vuoto in posizione back squat;
- squat con bilanciere carico (high bar squat VS low bar squat).
Possiamo però trovare utile eseguire alcuni esercizi per trovare dei miglioramenti anche in abilità sport-specifiche. Per esempio eseguire uno squat in determinate modalità esecutive e con determinati angoli di lavoro ci permetterebbe di migliorare il salto in alto di un atleta? Quando parliamo di un transfer di questa natura parliamo di trasmutazione tecnica.
In altre parole eseguo un movimento e quel movimento potrebbe (non sempre!) avere degli effetti benefici su un’abilità sport-specifica di tutt’altra natura. Questa è la trasmutazione, un trasfer tra i più complessi, perché è anche molto facile che abbia effetti negativi sull’abilità tecnica che vogliamo migliorare.
Le tre macro-tipologie di transfer
Tra i diversi tipi di transfer possiamo trovare:
- transfer positivi;
- transfer neutri;
- transfer negativi.
Il “trasferimento” positivo
Il transfer positivo in allenamento è quello che tutti ricercano, ma non sempre riescono ad ottenere. Alleniamo un movimento e lo scopo è migliorare un’altra abilità motoria. Quello che avviene nella preparazione atletica di uno sport ha questo obiettivo. Faccio fare palestra a dei calciatori per migliorare la forza fine a se stessa? No. Lo scopo è migliorare l’efficienza e l’efficacia di alcune dinamiche che avvengono nel campo da gioco. Sappiamo bene che purtroppo spesso avviene diametralmente l’opposto. Il transfer positivo è più facile che si verifichi nel mondo del fitness, dove non si ha uno scopo ben preciso e l’obiettivo è aumentare il bagaglio motorio e l’efficienza del cliente.
Nel mondo dello sport queste parole sono molto belle scritte su carta, ma nella realtà dei fatti è facile che accada l’opposto. In altre parole proponiamo un esercizio all’interno di una programmazione e poi il risultato è che peggiora un altro movimento che invece ci serve in gara.
Neutro o negativo
Da questo veniamo alle altre due tipologie: neutro e negativo.
Nel neutro la questione è semplice: proponiamo un esercizio nella preparazione fisica e quell’esercizio non migliora l’abilità motoria che vogliamo migliorare, ma quantomeno non la peggiora.
Nel negativo è completamente diverso: l’esercizio che facciamo svolgere all’atleta nel corso dei mesi peggiora l’abilità sport-specifica da gara. Questo è facile che si verifichi in atleti di alto livello, perché le loro capacità e abilità tecniche, essendo già ai massimi livelli, è altrettanto facile che un elemento disturbatore, all’apparenza ausiliario o complementare, provochi una perdita di efficienza o di efficacia del gesto sport-specifico.
Facciamo un esempio: proporre un leg extension ad un atleta di elitè nello squat, potrebbe creare molti problemi, anche se in apparenza si parla sempre di arti inferiori.
A cura del Dr. Giulio Merlini