Ipertrofia muscolare e genetica: quanto conta veramente?
Durante il mio percorso da atleta e da preparatore fisico nell’ambito del bodybuilding, se pur ancora povero di esperienze di rilevante importanza, mi sono imbattuto più volte in persone che hanno asserito al fatto che l’ipertrofia muscolare legata ai risultati fosse dovuta solo alla mia genetica.
Questa affermazione è tanto vera quanto falsa!
Infatti, proviamo a pensare a un giocatore di basket, è facilmente intuibile che un atleta alto sia più propenso a spiccare in uno sport dove l’altezza è importante. Ma è davvero tutto? La coordinazione? La capacità di saper leggere il gioco? La forza? L’aggressività e tutti gli altri fattori che rendono un atleta completo a 360°, dove li mettiamo?
Io penso che sia troppo riduttivo ricondurre le abilità di uno sportivo a un singolo fattore.
È ovvio che un giocatore di basket non molto alto sia più svantaggiato, ma anche in questo caso c’è da fare un’obiezione, in quanto vi sono diversi ruoli da ricoprire in una squadra composta da 5 persone.
Allo stesso modo nel mondo del bodybuilding vi sono differenti categorie, da quelle di peso, al classic physique anch’esso con categorie di peso, ma con masse muscolari meno enfatizzate e pose differenti. Poi, si giunge fino alla categoria physique dove gli atleti devono mostrare volumi più ridotti con pose armoniche e un fisico “estetico”.
Ecco, la genetica inserisce ognuno di noi in una di queste categorie, ma sarà l’allenamento, la dieta e la dedizione a permettere ad un atleta di vincere in ognuna di queste!
Ma ora passiamo alla spiegazione di cosa effettivamente si intende per genetica e quanto questa possa influire sul percorso sportivo di un bodybuilder.
Ipertrofia muscolare e genetica: genotipo vs fenotipo
È chiaro che lo sviluppo muscolare ha un limite massimo riguardo allo sviluppo delle dimensioni delle fibre, il quale viene determinato dal genotipo e dal fenotipo di un soggetto.
Il genotipo è il corredo genetico di un organismo, si riferisce all’insieme di geni che compongono il DNA di un essere vivente o di una popolazione.
Il fenotipo è il modo in cui viene espresso il genotipo, in quanto il genotipo da solo non definisce né determina il fenotipo, ma interagisce con l’ambiente esterno nella determinazione dello stesso.
In parole semplici, un soggetto può avere un corredo genetico (genotipo) predisposto a farlo diventare un bodybuilder di alto livello, ma se questo corredo genetico non viene stimolato grazie all’allenamento con i sovraccarichi, esso non diventerà mai un atleta.
Soggetti Responder VS Non-responder
Schoenfeld nel suo libro cita uno studio dove sono stati sottoposti a sperimentazione un ampio numero di soggetti con uomini, donne, anziani e giovani, i quali sono stati testati per 16 settimane con un allenamento contro resistenza.
I risultati hanno dimostrato come alcuni soggetti possono essere definiti responder mentre altri non-responder.
Dunque, i primi rispondono positivamente agli stimoli ipertrofici imposti dall’allenamento con i sovraccarichi mentre i secondi rispondono negativamente.
Però, c’è da sottolineare che questi due termini possono essere attribuiti in maniera impropria a taluni soggetti, questo perché l’individualizzazione dell’allenamento è una prerogativa fondamentale.
Perché esistono queste differenze?
Innanzitutto, non è detto che programmi di allenamento di 12 o 16 settimane siano sufficienti per garantire uno sviluppo muscolare adeguato.
Infatti, sappiamo che per alcuni soggetti le prime settimane di un protocollo servono ad adattarsi ad uno stimolo che vedrà poi una sua evoluzione da un punto di vista estetico solo in un secondo momento.
Inoltre, alcuni soggetti rispondono meglio a volumi o frequenze di allenamento differenti rispetto ad altri, dandoci uno spunto di riflessione sul fatto che i limiti genetici possono essere manipolati in relazione a molteplici variabili.
Quindi sebbene in letteratura siano stati definiti soggetti responder e non-responder, anche questi ultimi possono aumentare la massa muscolare al di sopra dei livelli basali. In realtà, necessitano di lunghi periodi di allenamento costante con differenti strategie.
Ipertrofia muscolare e genetica: le altre variabili
Sempre nel suo libro Schoenfeld cita differenti variabili genetiche.
Ad esempio, uno di questi geni è il BMP2 (Bone Morphogenetic Protein 2) il quale è considerato particolarmente rilevante per la risposta ipertrofica all’allenamento.
Anche la stimolazione di IGF-1 sembra fondamentale per la “muscolazione” in quanto il Mechano Growth Factor viene espresso in maniera differente in base al soggetto. Infatti, chi ha un’importante risposta ipertrofica mostra un forte aumento dell’mRNA per l’MGF.
Ancora, la risposta infiammatoria all’esercizio svolge anch’essa un ruolo importante. Sempre Schonfeld nel suo libro ci parla di una miochina che ha mostrato proprietà anaboliche sia negli animali che in vitro. Stiamo parlando l’interleuchina 15 (IL-15).
Infine, ricerche recenti parlano di microRNA (miRNA) che possono svolgere un ruolo significativo nella risposta all’allenamento contro resistenza.
Infatti, tali molecole sono in grado di alterare la traduzione di geni che codificano proteine. Fino ad oggi sono stati identificati centinaia di miRNA, e alcuni di questi sono stati collegati ad una soppressione della segnalazione mTOR.
Conclusioni finali
Ci sarebbero molte altre cose da dire in relazione ai fattori genetici, ma lo scopo di questo articolo è quello di far capire al lettore che la genetica, seppur importante, non è tutto.
Il messaggio che voglio far arrivare è questo:
Solo perché una persona non risponde a un preciso protocollo di allenamento, questo non significa che non sarà in grado di rispondere positivamente a un altro tipo di allenamento!
Le variabili in gioco sono molteplici, perciò se ci arrendiamo sulla semplice relazione tra “ipertrofia muscolare e genetica”, questa diventerà una scusa.
Purtroppo, finiremo per non progredire e rimarremo sempre fermi a giustificare la nostra incapacità nell’applicare le variabili del resistance training ai soggetti, dando la colpa a fattori esterni piuttosto che alla nostra incompetenza.
A cura del Dottor Samuele Cravanzola
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BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:
- Schoenfeld BJ (2017) Science and development of muscle hypertrophy. Human Kinetics. Pag. 105-108.