La biomeccanica nel golf e la valutazione chinesiologica
La valutazione biomeccanica diventa un importante ausilio se fornisce risposte e dati utilizzabili concretamente dal tecnico per metterlo in condizione di essere ancora più efficace e utile al giocatore. Non è un’indagine fine a sé stessa, ma rappresenta il momento in cui i dati sul movimento del giocatore vengono elaborati e interpretati con un approccio eziologico.
Una carenza tecnica, resa oggettiva dall’analisi video e dai dati delle piattaforme di forza, viene “vivisezionata” per scoprire se c’è coerenza tra percorso tecnico e caratteristiche chinesiologiche del soggetto preso in esame.
La biomeccanica nel golf e la valutazione chinesiologica
In sintesi un problema tecnico:
- può essere al 100% tale;
- può essere espressione di un sistema fasciale scompensato (assetto osteopatico);
- può essere legato a carenze in termini di mobilità, coordinazione, stabilità, forza ed equilibrio;
- una miscellanea dei fattori sopracitati.
È essenziale infatti che le informazioni ricavate siano direttamente fruibili dal tecnico che può quindi avvalersi di ulteriori chiavi di lettura e che non rappresentino una complicazione ulteriore in una materia già discretamente complessa. Ogni limite fisico in un dato distretto importante per lo swing si traduce con un difetto tecnico correlato ben specifico e richiede soluzioni a breve, medio e lungo termine.
Ogni considerazione deve essere compresa a fondo dal tecnico (che è parte attiva nel processo) nell’ottica di un sinergico lavoro d’equipe dove, in seguito, sarà poi lui il protagonista principale con il giocatore.
Sintesi fra i diversi aspetti chiave
L’efficienza funzionale e il mantenimento dello stato di salute si ottengono grazie alla coerenza tra:
- percorso tecnico che il coach ha impostato con il giocatore;
- efficienza specifica degli apparati locomotore e neuro-motorio attraverso una valutazione fisica ed osteopatica per testare i distretti chiave per lo swing in sinergia con l’ortopedico in caso di patologie;
- efficienza biomeccanica dello swing testata in base a modelli di prestazione scientifici e sfecifici per il golf riguardanti gestione dei baricentri, dei carichi e della forza scaricata a terra;
- Messa in atto di soluzioni fisiche, propriocettive/tecniche condivise e in linea con l’evoluzione del giocatore.
Quando uno di questi aspetti non è coerente con gli altri due si evidenzia una problema che potrà essere legato allo stato di salute, ad un aspetto biomeccanico o ad entrambi.
I protagonisti di questo processo sono il giocatore, il Coach del giocatore, il Professionista di golf/Analista Biomeccanico e il chinesiologo-osteopata in un approccio multidisciplinare sincrono.
Sinergia tra analisi fisica e biomeccanica nella prevenzione degli infortuni
Tilscher, uno dei massimi studiosi del passato della rieducazione del rachide, sostiene che lo swing sia un attivatore fantastico della colonna vertebrale grazie proprio alle sue caratteristiche di tridimensionalità e sostiene che questo gesto sportivo sia una delle massime espressioni delle sue potenzialità chinesiologiche.
Lo swing rispetta infatti in pieno la fisiologia del corpo umano e della colonna vertebrale nello specifico pur essendo un movimento molto fine e che richiede la massima efficienza funzionale nei tre piani dello spazio.
Perché allora avvengono gli infortuni?
Comunemente si ritiene che le cause degli infortuni siano legate a spiegazioni generiche come ad esempio posture scorrette, presunti gesti tecnici errati, utilizzo di strumenti che trasmettono vibrazioni etc.
Talvolta si parte dall’analisi del gesto tecnico attraverso marker biomeccanici per evidenziare movimenti anomali che giustificherebbero la crisi di un distretto coporeo.
Innanzitutto, a nostro avviso, esula dalle competenze dell’analista biomeccanico inoltrarsi nell’analisi tecnica del gesto, ma rientra nelle sue specifiche interpretare i dati ricavati, fornendo al tecnico informazioni che concretamente lo possano facilitare nel suo lavoro, osservando la materia da diverse angolazioni (analisi fisica, telecamere, piattaforme di forza e simulatore).
Se facessimo fede ad un mondo ideale dovremmo smettere tutti di fare sport ad un certo livello: portare un’auto da corsa alle massime prestazioni mette in evidenza ogni piccolo difetto e la consuma precocemente, ma il pilota, i tecnici e gli ingegneri collaborano per mettere la macchina nelle migliori condizioni per competere.
Partire dall’analisi dello swing significa invertire l’ordine operativo: è un po’ come limitarci ad osservare un automobile da corsa che non sta in strada dando la colpa all’eccessiva velocità, senza aver verificato prima se l’assetto, le sospensioni, le gomme e la centralina siano state settate correttamente.
Lo swing è un gesto che chiede sicuramente molto al corpo in termini di fisiologia articolare e dal punto di vista motorio per cui ogni difetto coporeo si può slatentizzare causando una biomeccanica e una tecnica meno efficienti e/o i presupposti per un sovraccarico che può trasformarsi in una patologia.
Un esempio è il livello vertebrale D11-D12-L1: è un centro nevralgico del corpo dal punto di vista motorio, viscerale e posturale ed è una cerniera rotatoria importante nel corpo indubbiamente sollecitata nel golf. Lo swing, però, non è quasi mai la causa di un problema a tale livello semmai sarà il fattore che evidenzia una problematica latente causato da fattori che andranno indagati direttamente nel corpo e nella biomeccanica del gesto.
Lo studio biomeccanico per una migliore performance
Anche un giocatore dal grande talento e seguito dal miglior coach può non riuscire ad esprimere al 100 % il suo potenziale perché ha limiti fisici sconosciuti che determinano una gestione biomeccanica dello swing non così efficace come potrebbe essere.
Questo si può tradurre in mancanza di ripetibilità, in difetti di traiettoria e nel non riuscire a scaricare sulla pallina tutta la forza potenziale soprattutto al momento dell’impatto (situazione classica che rileviamo nelle nostre analisi). A questo punto si tratta di indagare le possibili cause: l’analisi fisica si focalizza sul testare i distretti chiave che producono il movimento.
La seconda tappa del processo prevede un resettaggio osteopatico fasciale per trattare la “Postura Interna” (concetto elaborato dal Dott. Marco Forte) mettendo in condizioni il corpo di poter esprimere il suo potenziale.
Solo dopo aver ottimizzato in modo mirato i limiti fisici che “imbrigliano” lo swing si può realmente parlare di sviluppo della prestazione fisica.
È per questo che è fondamentale comprendere la logica di interconnessione tra le variabili fisiche e biomeccaniche per dare delle risposte pratiche alle domande tecniche poste dai coach e dai maestri.
A cura del Dr. Carlo Alberto Peretti
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