La diet culture: che cos’è e i suoi effetti collaterali
Dimagrire, prova costume, integratori bruciagrassi, creme dimagranti, vestiti snellenti e cibi fit. La diet culture non solo è onnipresente, ma è estremamente invadente nella vita di ognuno. Si tratta proprio di una “cultura della dieta” ed è qualcosa che colpisce tutti, senza eccezioni.
L’idea di prepararsi alla prova costume, i metodi per perdere peso rapidamente e i mille prodotti venduti per associare l’idea della fisicità e della magrezza ad un’idea di salute. La diet culture attraverso prodotti e claims sedimenta l’idea nelle persone che per essere sani bisogna avere un certo peso e una certa fisicità, dimenticando che la salute non passa solamente dal peso, ma da un benessere psicofisico, non coincidente con le ansie e le aspettative irraggiungibili causate proprio da questo genere di cultura.
La diet culture e le sue ripercussioni
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Quanti di noi leggono costantemente queste frasi? Siamo circondati da riviste, giornali, pubblicità e programmi tv che diffondono la diet culture e con lei tutte le frustrazioni che ne derivano.
Di fatto ne siamo tutti influenzati. A partire da chi viene deriso per la sua fisicità a chi non ne è colpito, ma ne è un prodotto. La diet culture pone dei requisiti di adeguatezza attraverso la continua proposta di modelli e modelle che utilizzano la magrezza e la associano all’idea di salute. A questo si aggiunge la medicalizzazione del concetto di “grasso”. Per quanto sia provato che un eccesso di peso porti a conseguenze serie per la nostra salute, si arriva a considerare chi non è conforme ai canoni estetici dominanti come “inadeguato” o “non sano”, quando le vicende sono ben più complesse di una comparazione con i modelli della televisione.
Tralasciando i casi patologici che richiedono ausilio medico, l’idea che il cibo diventi un sistema di nutrimento e non anche un piacere, porta delle conseguenze molto serie sulla psicologia delle persone. L’alternanza di periodi di dieta ferrea (spesso sbilanciata e poco sostenibile) e periodi in cui ci si concede delle libertà dove si introduce ben più del necessario, sono il motivo del perché molte persone ricorrono alla dieta chetogenica dei 5 giorni e al prodotto “dimagrante” senza capire che questo è quanto di più sbagliato si possa fare, se non c’è una ragione medica per giustificare approcci di questa natura.
Aprendo una qualsiasi rivista settimanale sono diverse le pubblicità che promuovono prodotti per perdere peso rapidamente, per riacquistare il peso forma, per dimagrire senza fatica e il tutto senza ausilio di un professionista. Basta semplicemente comprare il prodotto descritto e il gioco è fatto. Facile vero? Sappiamo bene che nella maggioranza dei casi sono illusioni sostenute dall’effetto placebo.
E in tutto questo chi pensa alle ripercussioni psicologiche e al rischio di incorrere in disturbi del comportamento alimentare? Di fatto, basta rispecchiare il canone estetico dominante ed ecco che la diet culture ha colpito con tutta la sua forza. La magrezza diventa un valore morale che identifica la persona, con tutti i risvolti negativi che ne conseguono.
Siamo davvero sicuri che la salute passi solo dall’estetica o dal peso?
E si badi bene che non parlo solamente di una cultura alimentata dalle pubblicità, ma anche alcuni addetti ai lavori rischiano di promuovere indirettamente questo tipo di pratiche.
Proporre diete chetogeniche a tutti piuttosto di un percorso di educazione alimentare può diventare il mezzo per risolvere i problemi di peso con diete che non sono bilanciate e non sono sostenibili nel tempo. Il risultato? La persona è probabile che riacquisti peso e passerà ad un nuovo rimedio per dimagrire velocemente. Qui scatta la diet culture con la diffusione di prodotti e diete bislacche e fantasiose: da chi crede che acqua e limone aiutino a dimagrire, a chi consuma cioccolato fondente per il suo effetto “bruciagrassi”. Ognuno si costruisce una propria illusione per ottenere rapidamente il risultato sperato.
Vivere la dieta: istruzioni per l’uso per non cadere vittime della diet culture
Come combattere la diet culture? Innanzitutto con l’informazione. La dieta non è sinonimo di digiuno. Nell’immaginario collettivo abbiamo l’idea che mettersi a dieta significhi inevitabilmente digiuni, cibi sconditi e poche alternative. Una dieta bilanciata prevede:
- un corretto apporto di frutta e verdura;
- una buona percentuale di cereali integrali da assumere giornalmente;
- includere tutte le categorie alimentari nella giusta misura (salvo allergie e intolleranze conclamate).
Se ci viene proposta una dieta con esclusione di intere categorie alimentari attraverso teorie fantasiose, sappiamo già che non stiamo parlando di una dieta bilanciata. Se a tutto questo ci aggiungiamo la forte restrizione calorica per perdere peso rapidamente è probabile che siamo di fronte ad una dieta poco sostenibile nel tempo, specie se lontana dalle nostre abitudini.
E durante le feste? È così grave concedersi cene fuori o pasti in cui non facciamo i “calcolatori di calorie”? No. Anzi. La dieta è innanzitutto vivere il rapporto con il cibo più serenamente. Questo significa non pesarsi compulsivamente tutti i giorni ed evitare di alimentare sensi di colpa per una cena fuori o a seguito di una vacanza. Una dieta correttamente impostata non dovrebbe crearci problemi per il tempo di una vacanza o per la cena fuori, perché sappiamo come mangiare in maniera bilanciata e ritornare alle nostre abitudini, senza ricorrere a estremismi alimentari che rappresentano il terreno fertile per i disturbi del comportamento alimentare.
I commenti non richiesti: la diet culture nelle relazioni umane
Sei dimagrito/a? Ti trovo benissimo!
Ma sei ingrassato/a? Così stai meglio e sembri più in salute.
Quante volte è capitato di assistere a frasi di amici, conoscenti e familiari che volevano farci un complimento, ma in realtà era semplicemente l’esternazione di un giudizio morale dietro parole apparentemente innocenti? La diet culture è presente in diversi aspetti, anche nella modalità con cui reputiamo accettabile pronunciare alcune frasi (non richieste).
Apprezzare le persone in base a taglia e peso è la dimostrazione di essere il prodotto di questa cultura. Tempo fa scrissi un articolo sul body shaming che si concatena perfettamente a questo argomento. Evitiamo di elevarci a giudici morali della vita degli altri e cerchiamo, qualora fossimo dei professionisti dell’allenamento, della nutrizione o della psicologia, di fornire l’ausilio necessario per rendere le persone più sane non tanto nel peso, ma nel loro complesso, attraverso abitudini che possano migliorare la qualità della loro vita. Legare la salute ad un mero discorso di peso corporeo è estremamente riduttivo, perché è necessario che la salute passi da uno stato di benessero psico-fisico, in cui il peso è solo uno dei fattori e non quello primario.
A cura del Dr. Giulio Merlini
Biologo Nutrizionista
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