Obiettivi nell’allenamento, dallo sport al fitness
Scheda allenamento palestra: gli obiettivi dell’allenamento
Gli obiettivi nell’allenamento: perché programmarli
Porre degli obiettivi nell’allenamento è un ottimo mezzo per aumentare il coinvolgimento del cliente durante le ore di lezione. Questo perché gli permette di vedersi proiettato in un percorso, lungo un cammino che servirà da spinta emotiva per allenarsi.
L’attività fisica non può essere fine a sé stessa, ma deve essere accompagnata da una percezione di competenza e di coinvolgimento da parte dell’atleta o del cliente. Per fare questo però gli obiettivi nell’allenamento devono essere raggiungibili e collocati in uno spazio temporale più o meno ampio. Avremo così degli obiettivi di breve, medio e lungo termine. La fase in cui il personal trainer o l’allenatore si preoccuperanno di prefissare un orizzonte finale, prende il nome di Goal-Setting.
Gli obiettivi nell’allenamento del breve periodo sono quelli più importanti per tenere alta la motivazione del cliente nel proseguire con l’attività fisica. In questa categoria troviamo gli obiettivi di facile raggiungimento, atti a migliorare l’autostima e la percezione di sé stessi. Ma sono contemplati anche quelli di difficile raggiungimento. Attenzione però: se i goal preposti sono troppo ostici da raggiungere è meglio sostituirli con altro e sottolineare quelli che sono i traguardi ottenuti fino a quel momento. È bene precisare come l’attività fisica migliori, specie in condizioni motivanti, il rilascio di dopamina da parte del nostro cervello, migliorando l’autoefficacia.
Il controllo motorio dell’atleta nella buona riuscita di un obiettivo
L’atleta o cliente può godere di un certo controllo motorio nella buona riuscita degli obiettivi nell’allenamento. La forma, la tecnica degli esercizi e l’atteggiamento positivo sono solo alcuni esempi di quelli che vengono chiamati process goal. Altri atleti hanno il bisogno di valutare se stessi e ciò che hanno appreso mediante il confronto con gli altri, mettendosi in competizione o semplicemente alla prova. Il problema più grande di questo approccio è che, la buona riuscita del processo, non è controllabile e si potrebbe rimanere delusi dal risultato: si rischia infatti di trovare un atleta con doti superiori. Al contrario l’emulazione di un individuo che, ad esempio, aumenta il ritmo di corsa, può risultare invece un incentivo. In entrambi i casi citati stiamo parlando di situazioni dove il cliente ha uno scarso controllo del processo e del risultato finale e in questo caso parliamo di outcome goal.
Quando il cliente deve essere monitorato per valutare il raggiungimento degli obiettivi nell’allenamento, parliamo infine di performance goal. Immaginiamo di dover migliorare la resistenza aerobica di base di un cliente: dopo alcuni mesi il nostro assistito dovrà essere valutato. Se prima degli allenamenti per esempio era in grado di correre solo per 2 minuti di fila, ora il nostro obiettivo sarà farlo correre per 5 minuti continuativi. Se il cliente invece si è posto come obiettivo l’aumento del proprio massimale, dobbiamo (possibilmente con calcoli indiretti se non abbiamo un soggetto allenato) valutare il suo massimale dopo un periodo di allenamento.
Obiettivi allenamento: i 5 principi chiave
In ogni caso è bene ricordare 5 principi chiave nella stesura degli obiettivi annuali, mensili o settimanali. Questi devono essere:
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S pecifici
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M isurabili
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A zione “centrici”
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R ealistici
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T empo impostati (cioè raggiunti entro una certa data)
Questi principi ricadono sotto l’acronimo SMART.
Obiettivi allenamento: attenzione alla tipologia di clienti e atleti
Nella stesura di un programma di allenamento e in una sua futura valutazione per il raggiungimento di una serie di obiettivi non possiamo dimenticare chi sono i nostri clienti e quali sono i loro bisogni.
In altre parole, la personalità è un fattore che dobbiamo sempre considerare.
Alcuni clienti tendono ad essere più auto analitici e si focalizzeranno sulla loro prestazione personale o estetica; comparandola a periodi precedenti, ma non con quella degli altri. Abbiamo già compreso come clienti di questa tipologia meritino obiettivi ad hoc per soddisfare un loro bisogno. Nel gergo tecnico vengono definiti task-involved.
Altri clienti tendono a confrontare continuamente sé stessi con gli altri e questo rappresenta sia un punto di forza, in quanto li sprona al raggiungimento di un obiettivo, sia uno svantaggio se il paragone eseguito risulta irraggiungibile o difficilmente applicabile a quel caso specifico. Questi soggetti sono ego o other-involved.
A seconda del cliente sarà facile comprendere come, in base alle necessità, anche la nostra formulazione degli obiettivi sarà differente.
La stesura di un corretto piano allenante deve tenere conto delle esigenze del cliente e non del personal trainer o dell’allenatore. Qualora non ci si focalizzasse sulla reale richiesta posta dal nostro atleta, le probabilità di abbandono precoce cresceranno.
È bene infine ricordare come alcuni clienti manifestino bisogni che nascondono altre necessità.
Per esempio quando una cliente afferma che vuole diminuire i glutei e l’interno coscia, in verità è probabile che vi stia dicendo che non vuole vedere della pelle “ballerina” e quei fastidiosi inestetismi tipici del sesso femminile.
A questo perciò si aggiungono, oltre alla tipologia di obiettivi citati, due ulteriori fini: quelli manifestati e quelli impliciti. Questi ultimi sono quelli che dobbiamo scoprire nel tempo e man mano che il grado di conoscenza del cliente si approfondisce. L’intuito nel comprendere i reali bisogni di una persona porta automaticamente il trainer ad aumentare le sue probabilità di fidelizzazione ed evitare l’insoddisfazione del cliente.
A cura del Dr. Giulio Merlini
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Corso istruttore di bodybuilding e corso di principi dell’allenamento sportivo
BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:
- Baechle TR, Earle RW (2010). Il Manuale del Personal Trainer, Calzetti Mariucci Editore, Perugia; 166.
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