Opinione e scienza: quando le proprie convinzioni fanno perdere l’orientamento
Il nostro portale è nato con l’idea di essere evidence based, cioè le nostre affermazioni non dovevano essere il frutto di osservazioni personali (se non limitatamente). Insomma, cerchiamo di distinguere opinione e scienza.
Perché il sentito dire e i pareri personali non contano alcunché scientificamente. Eppure la maggior parte delle persone, anche gli stessi addetti ai lavori, chiedono a colleghi pareri e opinioni, invece di rivolgersi alle banche dati scientifiche oppure leggere le fonti autorevoli.
Richiedere pareri, per quanto poco attendibile in senso assoluto, è quella che viene considerata la fonte più affidabile nel nostro immaginario collettivo.
Opinione e scienza: attenzione ai falsi miti
L’opinione ha sempre mosso il mondo. Influenzare le opinioni altrui in base al proprio status sociale e professionale è ancora in uso e lo è sempre stato nella storia dell’uomo.
Finché le proprie idee sono frutto di studi contestualizzati e non idee maturate da nozioni sommarie, quell’opinione ha un determinato valore.
Ma non è sempre facile capire quando un’idea è frutto di un’opinione e quando lo è in base a ricerche meticolose e per l’approfondimento dei temi trattati. Insomma risulta complesso dividere opinione e scienza.
Nel campo dello sport, purtroppo, la maggior parte di noi da credito all’esperienza degli allenatori e molto meno alle ricerche e agli studi affrontati.
Inoltre, il mondo delle scienze motorie è ancora privo di una preparazione meticolosa, anche nei contesti universitari. Infatti, non è raro sentire professionisti laureati che esprimono opinioni personali su tematiche dove la fisiologia e la biochimica hanno già ampiamente spiegato alcuni processi.
L’esempio più eclatante è il fenomeno dell’iperplasia muscolare!
Per quanto numerosi professori universitari affermino che NON esista alcuna forma di iperplasia muscolare, in realtà gli studi scientifici a riguardo sono molti e di libera consultazione. Insomma, non si capisce perché non vengano letti e compresi.
Il risultato di un certo tipo di istruzione è che gli stessi laureati (e ce ne sono molti) sono convinti che l’iperplasia muscolare non esista.
Questo perché hanno appreso dai loro docenti nozioni poco aggiornate oppure basate su un’opinione personale poco attenta. Ecco che qui opinione e scienza si confondono grazie anche al prestigio che il ruolo dell’insegnamento fornisce.
Gli studenti però non sono esenti da colpe: molti non verificano le informazioni apprese per mancanza di quel sano spirito critico che un professionista in crescita dovrebbe sviluppare.
Nel web è facile sentire allenatori di provata esperienza esprimere pareri che lasciano il tempo che trovano.
Ad esempio, il giudicare un allenatore in base solo all’età è un errore diffuso. Ad esempio, ci sono molti personal trainer con esperienza decennale che non hanno mai raccolto dati sui clienti e non si sono mai soffermati su una loro successiva rielaborazione.
Questo è un forte limite alla loro esperienza, spesso basata su assunti o credenze. Infatti, ricordiamoci che esiste un fenomeno a cui tutti gli esseri umani non sfuggono: il pregiudizio di conferma.
Tutti viviamo questo fenomeno, possiamo dire che è un modo per rendere “stabile” la nostra personalità.
Ebbene, la rendiamo stabile coltivando pensieri, esperienze o fatti che rafforzano esclusivamente le nostre credenze!
Di per sé non c’è nulla di sbagliato fino a quando però non dobbiamo erogare professionalità oppure abbiamo a che fare con la salute degli individui. Qui è davvero pericoloso confondere opinione e scienza!
Pertanto, la semplice osservazione di un gesto, per quanto importante e necessaria, deve essere affiancata da una corretta raccolta ed elaborazione dei dati. Al contrario, questo aspetto è molto limitato, a causa di una cultura che si è integralmente basata sull’assunto “se l’ho fatto, so di cosa parlo”.
Questo modo di pensare non è privo di errori di ragionamento. Il primo di questi è credere che l’esperienza riesca integralmente a sostituire una parte importante teorica.
Il mondo del culturismo. Il classico esempio dove la pratica batte la scienza
Quanto appena affermato è ampiamente visibile da parte di alcuni commenti presenti nei social network.
Molti preparatori di culturismo sono convinti che nessuno possa parlare di sport se non da l’idea di essere muscoloso (senza sapere che il culturismo non è classificato come sport).
Infatti, non è raro trovare commenti di personaggi con ampia esperienza, ma estremamente limitati dal punto di vista cognitivo, che vedono nell’assunto “grosso=bravo” tutta una filosofia di vita. E chi non rispecchia il loro ideale di persona allenata ricade automaticamente nella categoria “non degno di essere ascoltato”.
Come potete leggere è il pieno sviluppo di quel fenomeno di cui parlavamo prima: il pregiudizio di conferma. Qui opinione e scienza sono di fatto sinonimi!
E la cosa peggiore è il pensiero imperante in alcune palestre che solo il fisico imponente sia degno di considerazione. Come dire che un allenatore di maratoneti non possa parlare di corsa o preparazione fisica della corsa in sala pesi se non ha una massimale di 200 chili di panca piana.
Questa è la classica dimostrazione di come alcuni personaggi di esperienza abbiano qualche problema di autostima e soprattutto scarsa apertura mentale.
Un altro esempio è quello che nessuno possa parlare in sala pesi di metodiche di allenamento se non si è provenienti dal mondo del bodybuilding. E non parliamo di ragazzini ventenni con l’ormone facile (a parte alcuni che hanno i comportamenti dei ragazzini perché hanno gli ormoni un po’ fuori scala, per altre ragioni).
Tutti abbiamo necessità di costruire la stima in noi stessi, ma la via è il sano e onesto confronto, non l’esposizione del proprio ego per sentirsi ammirati!
Infine, ci sono i pareri di chi ha “sempre praticato” e ha la presunzione di poter insegnare solo perché è decenni che si allena.
Vogliamo riderci un po’ su perché ci ricorda il famoso “cugino” che hanno tutti e che sa fare tutto… è quel “cugino” che ne sa più della nonna dei mille consigli!
Insomma, è come dire che un paziente in ospedale possa insegnare medicina perché lui ne ha subite tante nel corso degli anni!
La scienza e l’altra faccia della medaglia
E adesso veniamo alla ricerca scientifica e a coloro che basano tutta la loro preparazione su studi pubblicati e ricerca attiva.
Risulta necessario precisare che esiste ricerca e ricerca! Anche qui è facile che opinione e scienza si confondano tra loro.
Molti studi sono pubblicati con dati statistici di dubbia provenienza e poco contestualizzati.
Infatti, non è raro trovare persone che scrivano titoli sensazionalistici del tipo “dimostrato il dimagrimento localizzato” per attirare click, commenti e condivisioni. Poi, a ben vedere, nelle banche dati si trova una sola ricerca a favore e centinaia di ricerche che hanno confutato una certa teoria.
E come se non bastasse, entrando ancor più nel dettaglio della ricerca, ritroviamo che gli strumenti utilizzati per dimostrare un’ipotesi sono poco affidabili. Peggio ancora quando alcune teorie sono state confutate da altre ricerche, ma si prendono in considerazione SOLO le ricerche a favore del proprio pensiero.
Non è raro trovare in molte ricerche una sezione nominata discussion.
Qui sono concesse alcune opinioni personali dei ricercatori in base ai dati raccolti ed elaborati. Poniamo però che il ricercatore sia affetto da un pregiudizio di conferma (BIAS).
Che cosa succederebbe?
Verrebbero elencate tutte le potenzialità dell’analisi dei dati e questo potrebbe far credere al lettore distratto e poco attento che la ricerca abbia dimostrato un dato effetto. FALSO. Un conto sono i dati e un conto è il parere personale del ricercatore.
E cosa ancora peggiore sono coloro che condividono studi scientifici sulle loro pagine personali senza che sia stata capita la ricerca. Infatti, questi individui spesso non leggono integralmente lo studio che condividono!
Resta innegabile come nella ricerca contino una serie di parametri, in parte discussi nell’articolo “come interpretare gli studi scientifici“.
A cura del Dottor Giulio Merlini e del Dottor Stefano Murisengo
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