Il personal trainer tra opportunità e saturazione del mercato
La professione del personal trainer e il mercato del lavoro
Il personal trainer è una professione destinata a sparire?
In questi anni il mondo del fitness ha visto una vera e propria impennata: sarà per l’interesse sempre maggiore delle persone alla propria salute e al proprio aspetto fisico, sarà per l’enorme campagna pubblicitaria indirizzata alla prevenzione e all’anti-aging. Sta di fatto che sempre più appassionati di palestra e benessere si stanno riversando quali tecnici dello sport, insegnanti di fitness e personal trainer.
Questo ha portato a due conseguenze: la mancanza di un albo riconosciuto, di una legge che tuteli la formazione universitaria sportiva. Infatti e ciò ha permesso a chiunque, realmente o apparentemente formato di potersi riversare in questo settore come secondo lavoro. La seconda conseguenza, collegata alla prima, è che c’è stata una vera e propria svalutazione del mercato dei trainer dei centri fitness, tra contratti sottopagati e abbonamenti a 19 Euro al mese.
Per l’operaio che la sera arrotonda con alcune ore di sala pesi, un’ora di musicale o qualche lezione di personal ciò non suscita alcuno scandalo, dato che le ore di arrotondamento della paga salariale sono tutto grasso che cola (specie se non compaiono in dichiarazione di redditi). Chi ci rimette di più sono coloro che non lo fanno come secondo lavoro, ma come primo impiego.
Il mondo della prevenzione che dovrebbe essere tutelato è stato letteralmente invaso.
Ci pensate al problema che si sta generando? In verità no!
La saturazione del mercato è vera: le palestre stanno aprendo e chiudendo con la stessa frequenza con cui aprono e chiudono i bar delle metropoli, uno ogni 50 metri, e chi ci guadagna? Spesso nessuno, è la solita guerra tra poveri che in realtà vede l’emergere di pochissimi che hanno avuto modo in tempi più fortunati o per investimenti considerevoli di prendersi un loro posto nel giardino dei vincitori.
La figura del personal trainer nei centri fitness ha un’esigua probabilità di emergere, specie se la differenziazione del servizio non è così visibilmente palpabile. L’unico strumento che ha in mano il cliente è valutare la fisicità e il modo di porsi e in questo c’è una vera e propria battaglia aperta: poco sulla competenza, molto sull’apparenza.
Al di fuori dei centri fitness, dove l’apparenza batte di gran lunga la sostanza (e questo è una fortuna per molti trainer), il mondo offre nuove opportunità: differenziarsi permette seriamente di aprire nicchie di mercato che sembravano non esserci, imprenditori che prestano attenzione ai titoli e al modus operandi ancor più che ai volumi muscolari.
In questo mondo parallelo, il personal trainer che vuole emergere per un servizio differente può trovare spazio, senza obblighi da parte di proprietari di palestre che riducono il guadagno delle ore private a causa delle percentuali che fanno concorrenza solo ai migliori usurai.
E quali sono queste grandi opportunità?
Intanto esiste un’importante richiesta domiciliare specie da parte di tutte quelle persone che, un po’ per l’età e un po’ per pigrizia, non si iscriverebbero in palestra.
Inoltre, possiamo offrire a tutti gli imprenditori un risparmio di tempo: un fattore importante della loro vita proprio perché anche solo mezz’ora per andare in un centro significa perdere diverse decine di ore durante l’anno. E’ così che il personal domiciliare trova un’opportunità. Si, ma non solo come personal.
È necessario avere professionisti che si propongano come team qualificato in grado di vendere pacchetti “esclusivi”, comprendenti visite mediche e consulenze differenti per appurare i risultati ottenuti e monitorare lo stato di salute.
Quale sarà il futuro per i personal trainer?
Alcuni pensano che sia una categoria in via d’estinzione a causa delle App che offrono con pochi minuti al giorno un allenamento eseguibile ovunque, con o senza attrezzi.
Personalmente penso che invece il rapporto umano e la necessità di interfacciarsi con professionisti “in carne e ossa” sarà ancora importante nel nostro settore per alcuni decenni.
Ciò su cui dovremmo concentrarci è creare e non imitare colleghi, aumentare le conoscenze e applicarle per trasformarle in competenze reali, non scritte “vuote” su una pergamena, sia essa una laurea o un attestato di partecipazione.
Formarsi e creare competenze è il presente e sarà il futuro.
Good luck!
Corebo – Formazione e Aggiornamento per le Scienze Motorie
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Tag:business
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2 Comments
Dopo vent’anni di corsi di aggiornamenti, Laure in Scienze Motorie mi vedo costretto a cambiare lavoro con grande dispiacere.
Anzi direi depresso da una situazione insostenibile ecomicamente.
Diversi colleghi si sono dati all’Osteopatia, ma la musica non cambia, nessun albo nessun riconoscimento.
Ci sono solo imprenditori o chiamati tali che lucrano come sanguisughe sul professionista.
Cordialmente
Raffaele
Buongiorno Raffaele,
Siamo d’accordo con Lei che la situazione sul mercato delle scienze motorie sia saturo. Ci spiace leggere di professionisti che abbandonano l’attività perché crediamo che la collaborazione tra diverse figure professionali sia un modo per affrontare questo periodo.
Ci auguriamo che possa trovare nei nostri articoli spunti di riflessione positivi.
Grazie per il Suo cortese intervento.
Cordiali saluti
Lo Staff di Corebo