Plicometria: l’utilizzo nella valutazione della composizione corporea
La plicometria è una delle metodiche più diffuse e conosciute per la valutazione della composizione corporea. Infatti, è un esame molto utilizzato dai nutrizionisti, dai personal trainer e in campo medico soprattutto nelle sperimentazioni legate allo stato di nutrizione dei soggetti.
Inoltre, questo esame è fondamentale per poter determinare il somatotipo e la somatocarta, ovvero il profilo di appartenenza suddiviso per endomorfo, mesomorfo ed ectomorfo.
La plicometria: che cos’è
L’esame plicometrico si effettua utilizzando uno strumento, il plicometro, dotato di ganasce che misura lo spessore delle pliche cutanee formate da uno doppio strato di pelle.
Poi, attraverso apposite formule si calcolerà prima la densità corporea (DC) ed in seguito si predirà la percentuale di grasso corporeo (%FM).
I principi alla base dell’esame plicometrico possono essere riassunti in due punti fondamentali forniti dagli studi scientifici:
- Lo spessore della plica cutanea è correlata al grasso sottocutaneo (Clarys et al. 1987);
- Esiste correlazione tra grasso sottocutaneo e grasso corporeo (Quatrochi et al. 1992).
Ma perché parliamo di predizione del grasso corporeo e non di “rilevamento” ?
Nel modo delle misure esistono vari livelli di precisione. Partendo dalle misure dirette, più attendibili, passiamo alle stime e poi alle predizioni. Quando calcoliamo il grasso corporeo con questa metodica è come, passatemi la semplificazione, se prevedessimo il tempo atmosferico.
Di conseguenza questa è una materia che se utilizzata da mani esperte fornirà un ottimo supporto, al contrario sarà quasi inutile e spesso fuorviante. In sostanza più il vostro personal trainer è giovane nell’esperienza meno sarà in grado di effettuare una valutazione della composizione corporea attendibile…
Proprio per questa ragione la plicometria dovrebbe essere inserita all’interno della valutazione iniziale del cliente. Inoltre, è un argomento inserito quasi d’obbligo all’interno dei corsi di composizione corporea e in questo articolo sviscereremo alcuni aspetti fondamentali per evitare facili errori.
Dunque ricordiamoci i principi di base della plicometria con questa semplice immagine riassuntiva.
Plicometria e pesata idrostatica: in cosa consistono?
Per comprendere la grande diffusione di questo esame è necessario confrontare le sue caratteriste con un’altra metodica che è considerata il “gold standard” di riferimento per il calcolo della densità corporea: la pesata idrostatica.
Questo esame consiste nello svolgere delle analisi tramite l’immersione del soggetto in acqua. Non si fa altro che sfruttare il famoso principio di Archimede. Infatti la misura del volume di liquido spostato dal peso del corpo permette di ricostruire, in modo indiretto, la percentuale di grasso corporeo.
Plicometria e pesata idrostatica: un utile confronto
Mettiamo ora a confronto le due metodiche utilizzando una scala che va da 1 a 5. Faremo corrispondere al valore più basso il giudizio “minimo” e al valore più alto il giudizio “massimo” così da poter elaborare la seguente tabella.
Risulta evidente come la plicometria sia economica e di facile esecuzione tecnica. Tuttavia, è decisamente meno precisa della pesata idrostatica che, per contro, presenta una serie di difficoltà tecniche e poco semplice da gestire. Infatti, si dovrebbe disporre di una piscina: esser capaci di calcolare la densità dell’acqua in base alla temperatura e poi di convincere il soggetto a mantenersi in uno stato di apnea!
Infine, ricordiamoci che in molti studi il metodo plicometrico viene, oggi, paragonato alla DEXA e non più alla pesata idrostatica!
Come si può allora risolvere il problema legato alla “poca” precisione della plicometria?
In commercio esistono numerosi tipi di materiale, ma la letteratura scientifica ci aiuta a scegliere il plicometro facendo un rapido confronto fra quelli più famosi e diffusi (Schmidt & Carter 1990).
Come si può notare ci sono plicometri che permettono di rilevare pliche più spesse con maggiore risoluzione a beneficio della precisione di calcolo. Altri sono meno esatti e spesso la lettura del dato è lasciata all’interpretazione dell’utilizzatore.
Pertanto, non sarebbe solo sufficiente un buon strumento, ma anche un operatore particolarmente preparato.
Infatti, uno poco esperto rileverà misure poco attendibili. Addio utilità della plicometria!
Inoltre le indicazioni di utilizzare un “qualsiasi” plicometro che si trovano spesso su Internet non sono frutto di un ragionamento adeguato, ma spesso solo una scelta legata al risparmio economico sullo strumento.
Plicometria e plicometri: le indicazioni internazionali
La soluzione è fornita dall’ISAK, l’ente internazionale che protocolla le misurazioni antropometriche e plicometriche. L’Harpenden sembrerebbe essere quello più diffuso tra i loro tecnici (Stewart et al. 2011).
Per essere ancora meno restrittivi va inoltre ricordato che il plicometro deve esercitare sulla plica una pressione di 10 g/mm² (Edwards et al. 1955). Infatti, è risultata essere una pressione standard che permette misurazioni ripetibili e affidabili nel tempo.
Questo riferimento dovrebbe essere uno dei parametri di valutazione principali al momento dell’acquisto del plicometro.
Infine, sia chiaro che non sono personalmente contrario all’utilizzo degli strumenti in plastica, ma semplicemente non sono adeguati per quegli operatori che hanno effettuato pochissimi esami plicometrici!
Plicometria: i siti anatomici di rilevamento delle pliche
La capacità di effettuare una corretto esame non sembrerebbe dipendere dal numero di misurazioni praticate, ma piuttosto dalla capacità di individuare il sito di misurazione in modo corretto (Morrow et al. 1986).
Infatti, a questo scopo risulterebbe utile selezionare correttamente il punto di repere attraverso un segno grafico utilizzando una penna dermografica, soprattutto se si è dei neofiti delle misurazioni (Pollock & Jackson 1984).
Anche sui siti di repere si trovano nella letteratura scientifica differenti protocolli, ad esempio per la plica addominale abbiamo almeno tre diverse indicazioni come riportato nella tabella sottostante.
Quale sarebbe allora la metodica più corretta per rilevare le pliche?
Senza stravolgere i principi della plicometria abbiamo due possibilità…
- La prima che è dettata dal buon senso e ci porta ad utilizzare sempre lo stesso metodo: se ad un cliente si rileva la plica addominale a 3 cm lateralmente e 1 cm inferiormente all’ombelico, come prevede la metodica “Harrison e colleghi”, utilizzeremo sempre quella anche nei controlli successivi;
- La seconda è quella di rilevare le misurazioni cercando di riprodurre le stesse condizioni sperimentali degli autori che hanno proposto la metodica. Pertanto non solo utilizzare lo stesso punto di repere ma anche lo stesso strumento. Ad esempio seguendole indicazioni dello studio di Jackson e Pollock del 1978 si dovrà misurare la plica addominale a 2 cm lateralmente all’ombelico e “possibilmente” utilizzando sempre un plicometro di tipo Harpenden, anche per i controlli successivi.
Plicometria: quali sono le zone anatomiche in cui rilevare le pliche?
La letteratura scientifica fornisce precise zone anatomiche per individuare le pliche cutanee. Affinché le nostre misurazioni siano attendibili è necessario individuare i punti di repere avvalendosi, ad esempio, del manuale dell’ISAK.
Abbiamo comunque un certo margine di libertà, infatti sembra possibile spostarsi dalla plica fino a 2 cm per alcuni autori (Durnin et al., 1997).
Al contrario, altri studiosi invitano a non allontanarsi oltre 1 cm (Hume P & Marfell-Jones M, 2008). Questa differenza è dovuta probabilmente al diverso livello di esperienza degli operatori addetti a rilevare le pliche. Dunque ancora una volta la plicometria si dimostra “sensibile” alle capacità di chi la esegue!
Di seguito riportiamo, per brevità, un elenco delle delle pliche e delle zone anatomiche utilizzate nelle formule proposte più avanti.
Plicometria: quale formula utilizzare?
Ne esistono centinaia: decidere tra di esse dipenderà dal sesso, dall’etnia, dalle condizioni di allenamento e dallo stato metabolico e di salute.
Per questo vi consigliamo l’acquisto di un buon manuale di valutazione della composizione corporea dove troverete le formule per ogni situazione.
Anche in questo caso valgono le regole di buon senso e quelle scientifiche sopra descritte, si potrebbe definire un piccolo protocollo di quattro punti per minimizzare gli errori che la plicometria potrebbe presentare:
- Valutare il tipo di soggetto (età, genere, stato di allenamento o metabolico);
- Scegliere la formula adeguata e verificare le condizioni sperimentali in cui è stata realizzata;
- Utilizzare possibilmente lo stesso strumento delle condizioni sperimentali (comunque un buon strumento!);
- Scegliere scrupolosamente i punti di repere delle condizioni sperimentali.
Il limite di queste indicazioni è nella scelta del plicometro, a meno che non si disponga di adeguate risorse economiche acquistare tutti i plicometri è un investimento importante e di sicuro non di facile ritorno economico.
Per farvi un’idea potete leggere l’articolo su plicometro metro e calibro ed i loro costi per la valutazione della composizione corporea.
Plicometria: le equazioni per calcolare la massa grassa
Spesso è consigliata la formula di Jackson e Pollock del 1978 che prevede l’utilizzo di sette pliche per i soggetti maschi:
- Pettorale;
- Medio Ascellare;
- Tricipiatale brachiale;
- Sottoscapolare;
- Addominale;
- Soprailiaca;
- Femorale anteriore.
La formula proposta è la seguente:
- Prima si calcola la densità corporea (DC): DC = 1.112 – ( 0.00043499 x somma delle 7 pliche in mm ) + [ 0.00000055 x (somma delle 7 pliche in mm)2 ] – ( 0.00028826 x età in anni );
- Poi si predice la percentuale di grasso (%FM): %FM = [( 4,95 / DC ) – 4,50] x 100.
Analizziamo però in modo critico l’uso di questa formula. Innanzi tutto il plicometro utilizzato nelle sperimentazioni era un Lange e non un Harpenden e tanto meno un plicometro di plastica come spesso viene consigliato su internet per presunta economicità…
I soggetti erano tutti maschi atleti di età compresa tra i 18 e i 61 anni. Pertanto è evidente che se utilizziamo questa formula nei soggetti che non ricadono nel genere e nell’età dello studio i risultati della plicometria saranno meno affidabili.
Inoltre, i soggetti essendo atleti presenteranno un assetto metabolico diverso dai soggetti sedentari e questo si rifletterà inevitabilmente sulla “qualità” delle pliche.
Ebbene questa formula non potrebbe essere utilizzata nei sedentari! Dunque, il suo utilizzo andrebbe evitato nel primo periodo di adattamento all’allenamento dei nostri clienti.
Spesso invece accade il contrario, si fa l’esame viene comunicata la sola percentuale di grasso corporeo e poi si ripete l’esame dopo un mese comunicando una diminuzione del valore… Probabilmente non è un vero dimagrimento, è semplicemente un ri-assetto metabolico. Insomma, siamo nel facile campo del marketing: si “vende” il personal training, ma non lo si pratica veramente, addio valutazione della composizione corporea!
Quale formula per le donne atlete?
Nel caso dovessimo effettuare una plicometria nelle atlete la formula consigliata è quella di Jackson e colleghi del 1980, in questo caso le pliche oggetto di misurazione sono quattro:
- Tricipitale brachiale;
- Soprailiaca;
- Addominale;
- Femorale anteriore.
L’equazione proposta è la seguente:
- Prima si calcola la densità corporea (DC): DC = 1.096095 – ( 0.0006952 x somma delle 4 pliche in mm ) + [ 0.0000011 x (somma delle 4 pliche in mm)2 ] – ( 0.0000714 x età in anni );
- Poi si predice la percentuale di grasso (%FM): %FM = [ ( 5,03/DC) – 4,59 ) x 100 ].
Per quanto riguarda l’analisi critica di questa formula valgono gli stessi principi utilizzati per quella degli atleti maschi.
Infatti, anche in questo caso nelle sperimentazioni è stato utilizzato un plicometro di tipo Lange in metallo. Di solito questa formula è consigliata per soggetti di età compresa tra i 20 e 50 anni, sebbene nel manuale di Heyward e Wagner sia consigliata per atlete più giovani, ovvero a partire dai 14 anni di età in su.
Ma allora quali formule utilizzare nei soggetti sedentari?
Nonostante una meta analisi di Fogelhom e van Marken del 1997 sui metodi di valutazione della composizione corporea evidenziò che le formule a 3 piche di Jackson e Pollock potevano sottostimare il grasso corporeo soprattutto nei soggetti obesi, queste risulterebbero pratiche e adeguate nei soggetti normopeso. (Heyward & Wagner, 2004).
Dunque un numero inferiore di pliche sarebbe più affidabile per la valutazione dei soggetti sedentari. Le formule per calcolare la densità corporea (DC) in questo caso sono così composte e suddivise:
- Per le donne non obese di età compresa tra i 18 e 55 anni, utilizzando un plicometro di tipo Lange e le pliche tricipitale brachiale, soprailiaca e femorale anteriore (Jackson et al. 1980): DC = 1.0994921 – ( 0.0009929 x somma 3 pliche in mm ) + [ 0.0000023 x ( somma 3 pliche in mm )2 ] – ( 0.0001392 x età in anni );
- Per gli uomini non obesi di età compresa tra i 18 e 61 anni, utilizzando un plicometro di tipo Lange e le pliche pettorale, addominale e femorale anteriore (Jackson & Pollock 1978): DC = 1.10938 – ( 0.0008267 x somma 3 pliche in mm ) + [ 0.0000016 x ( somma 3 pliche in mm )2 ] – ( 0.0002574 x età in anni ).
E’ importate notare che i siti anatomici di alcune pliche sono differenti a seconda del sesso di appartenenza.
Ad esempio, la plica pettorale negli uomini deve essere presa a metà del margine del gran pettorale tra linea ascellare e il capezzolo. Al contrario nelle donne deve essere rilevata a 1/3 di questa distanza prossimalmente al cavo ascellare.
Inoltre, poiché le formule contengono un buon numero di cifre decimali è consigliabile effettuare le operazioni matematiche programmando un foglio di calcolo, evitando di utilizzare una semplice calcolatrice. Minimizzeremo così la possibilità di commettere errori di calcolo dovuti ad esempio ad errate approssimazioni!
Di seguito è riportata una tabella riassuntiva delle formule e dei casi fino a qui esposti, ma ricordate sempre che esistono situazioni che richiedono l’utilizzo di equazioni differenti!
N.B. Le formule di Jackson e Pollock per le loro caratteristiche matematiche tendono a sottostimare il grasso nei soggetti tendenzialmente sottopeso e a sovrastimarlo nei soggetti tendenzialmente sovrappeso.
Plicometria: un esempio di errore…
La formula di Jackson e Pollock a 7 pliche utilizzata per gli atleti maschi dai 18 ai 61 anni è molto diffusa al punto tale che non stupisce vedere personal trainer utilizzarla anche per le donne… Come sappiamo per le ragazze dobbiamo usare quella a 4 pliche.
Facciamo un esempio:
Consideriamo una ragazza di 21 anni con le seguenti pliche in mm: Tricipitale brachiale 20,0, Pettorale 6,0, Sottoscapolare 13,8, Ascellare 11,6, Bicipitale brachiale 4,8, Addominale 17,4, Soprailiaca 14,4, Femorale anteriore 23,0.
Se utilizzassimo, erroneamente, la formula per i maschi avremmo una %BF pari al 14,4%.
Se utilizzassimo, giustamente, la formula per le femmine e le pliche evidenziate in grassetto avremmo una %BF pari al 20,6%.
Come potete notare avremmo un errore di 6 punti percentuale, un’enormità! Inoltre, una percentuale di grasso corporeo del 14% in una ragazza inizia ad essere davvero vicina al limite inferiore fisiologico!
Plicometria: esistono altre equazioni?
La risposta è sì. Infatti, sono presenti numerose formule a seconda dei tipi di soggetti. Troviamo indicazioni per appartenenza di etnia: americani, indiani, asiatici, caucasici, e altre ancora. Per maggiori dettagli rispetto a quelli citati in questo articolo, ti aspettiamo nel nostro corso di composizione corporea.
Inoltre, abbiamo formule per i bambini e per gli anziani, ma non mancano quelle per i soggetti in condizioni cliniche particolari: dalle patologie ostruttive dell’apparto respiratorio, passando per le forme tumorali fino ai disordini metabolici.
Di conseguenza, proprio per queste varietà nella casistica sarebbe consigliabile l’acquisto e l’utilizzo di un buon libro sulla valutazione della composizione corporea.
Diffidate poi, da chi vi propone l’utilizzo di un’unica plica per determinare il grasso corporeo. Ebbene sì succede anche questo…
Pur essendo una trovata commerciale utile per far facili profitti è noto da tempo che la misura di un singolo punto di repere non è abbastanza accurata per predire la massa grassa! (Himes JH & Bouchard C, 1989).
Esistono delle indicazioni per chi si sottopone alla plicometria?
La risposta è sicuramente sì!
Il cliente deve seguire delle norme precise prima di sottoporsi alla valutazione della composizione corporea, al contrario ci saranno buone possibilità di rendere l’esame poco attendibile e soprattutto poco ripetibile.
Dunque, le regole di base sono le seguenti (Heyward VH, 1984):
- Essere a digiuno da almeno 4 ore, compresa l’assunzione di liquidi;
- Non aver effettuato attività fisica da almeno 12 ore;
- La cute dovrà essere pulita, soprattutto dalla presenza di creme e unguenti vari;
- Il soggetto dovrà mantenere la muscolatura sottostante la plica rilassata! (Lohman TG, 1981).
Inoltre, come buona pratica, il mio consiglio personale, è di effettuare gli esami sempre nello stesso giorno della settimana e alla medesima ora. Questo per avere condizioni metaboliche simili tra loro. Un vantaggio che, se pur minimo, nel lungo periodo può fare la differenza.
In pratica se effettuate il primo esame plicometrico il lunedì alle 15.00 fate in modo che sia sempre così.
Integrare le metodiche nella plicometria, riflessioni personali
Un accorgimento importante: ricordiamo che la plicometria non misura in modo diretto il grasso corporeo, ma ne fa una predizione. Sì, proprio come se prevedessimo il tempo atmosferico! Inoltre, non permette di determinare il grasso intraddominale e quello intramuscolare in modo preciso, al contrario della bioimpedenziometria.
Dunque, bisognerà tenere conto di questi limiti per effettuare una corretta analisi della composizione corporea. Tanto è vero che potrà essere utile integrare i dati con quelli di altre misurazioni come ad esempio le circonferenze, le proporzioni corporee e se disponibile con la BIVA.
Ancora, un’avvertenza personale per quanto riguarda il mondo della plicometria: diffidate da indicazioni generiche poiché spesso un’indicazione è così generica che è praticamente sbagliata quasi per tutti… Approfondite sempre!
Mi spiego meglio.
Consigliare un plicometro di plastica solo perché è “economico e alla portata di tutti” potrebbe essere un grave errore. In particolare se chi effettua le misurazioni è un principiante.
Infatti, i plicometri sintetici hanno una risoluzione decisamente inferiore e poiché è importante l’esperienza di chi lo utilizzerà – come abbiamo visto sopra – i due fattori contribuiranno a minor precisione e scarsa affidabilità dei dati. Insomma, la plicometria risulterà abbastanza inutile!
Dunque per poter effettuare una valutazione della composizione corporea una volta lette le indicazioni generiche, il personal trainer dovrà riflettere sul contesto: dal tipo di cliente con la sua storia fino all’obiettivo richiesto.
Infatti, non è raro che un soggetto in sovrappeso per molti anni si porti con sé questa caratteristica pur dimagrendo: alcune pliche scenderanno in maniera meno importante “ricordando” il passato del cliente.
Esistono fattori “storici” del cliente che possono influenzare negativamente l’esame plicometrico!
Inoltre, ricordiamoci che i rapidi dimagrimenti incidono sullo spessore delle pliche cutanee a discapito di una buona plicometria. Pertanto in questi casi bisognerebbe attendere una stabilizzazione del metabolismo e solo successivamente effettuare le misurazioni.
Come vedete non è solo una questione di formule e strumenti. Infatti, è necessaria un’ottima conoscenza della fisiologia e una grande esperienza pratica per poter effettuare un’adeguata valutazione della composizione corporea.
Questo spiega perché spesso la plicometria in mano a “pseudo esperti” non risulta attendibile…
A cura del Dottor Stefano Murisengo
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BIBLIOGRAFIA – REFERENCES prima parte:
- Clarys JP, Martin AD, Drinkwater DT, Marfell-Jones MJ, The skinfold: myth and reality. J Sports Sci., 1987 Spring;5 (1): 3-33.
- Durnin JV, de Bruin H & Feunekes GI, 1997, Skinfold thicknesses: is there a need to be very precise in their location? The British journal of nutrition, 77(1), pp.3-7.
- Edwards, DAW et al., 1955, Design and Accuracy of Calipers for Measuring Subcutaneous Tissue Thickness. British Journal of Nutrition, 9(2), pp. 133-143.
- Eston R & Reilly T, 2009, Kinanthropometry and exercise physiology laboratory manual: tests, procedures and data, 3rd edition.
- Fogelholm M, van Marken Lichtenbelt W. Comparison of body composition methods: a literature analysis. Eur J Clin Nutr. 1997 Aug;51(8): 495-503. Review.
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- Quatrochi JA, Hicks VL, Heyward VH, Colville BC, Cook KL, Jenkins KA, Wilson
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- Stewart A et al., 2011, International standards for anthropometric assessment., ISAK, Lower Hutt, New Zealand.
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13 Comments
Buongiorno, articolo interessantissimo, avrei solo una domanda, ma per i soggetti obesi che formula è maggiormente indicata per la stima della densità corporea? e la formula di yhualsz per cosa è maggiormente indicata considerando che opero a Roma con il protocollo Isak? grazie in anticipo
Buongiorno. Indicativamente si può usare la formula di Siri (7 o 4 punti di repere). Il problema di questo genere di formule è che in soggetti obesi è sconsigliabile fare in generale l’esame plicometrico (converrebbe agire con altri strumenti di indagine – antropometria, calorimetria o BIA. Poi ogni caso è a sè). La formula di Yuhasz si utilizza in caso di persone in forma. Per ulteriori dettagli Le lasciamo il link al corso online, dove abbiamo trattato in maniera maggiormente dettagliata queste tematiche: https://www.corebosport.com/corsi/corso-di-plicometria/