Proporzioni corporee nel bodybuilding e arte del posing
Le proporzioni corporee nel bodybuilding. Cosa sapere su questo affascinante mondo e sull’arte del posing? Molto più di quanto potremmo mai aspettarci.
Ogni volta mi viene da pensare alla danza e al bodybuilding con alcune analogie.
Cosa fa una ballerina sul palco? Balla!
Cosa fa un bodybuilder sul palco? Posa!
Il posing è un’arte, proprio come la danza. La ricerca delle proporzioni perfette e dell’armonia dei vari distretti anatomici, sul palco e fuori dal palco, rappresentano tutto ciò che concerne il mondo del culturismo.
Il corpo umano è una delle creazioni artistiche della natura, costruita secondo regole non scritte e sconosciute. I tentativi di trovare queste regole ha portato l’uomo a stabilire alcuni modelli nei quali le dimensioni del corpo erano correlate a proporzioni ben precise.
Ecco come le proporzioni corporee nel bodybuilding sono spesso oggetto di dibattiti e opinioni personali, basati su criteri oggettivi ma anche su analisi soggettive. Ed è grazie a questi canoni di riferimento che gli atleti cercano di mettere in mostra le loro parti migliori enfatizzando ciò che madre natura gli ha donato. Al contrario cercano di nascondere ciò che potrebbe rendere le pose anti-estetiche.
Nel corso istruttore bodybuilding di Corebo trattiamo anche gli esercizi, le metodiche e gli angoli di lavoro personalizzati che vanno rispettati in base alle strutture corporee e alla composizione corporea dell’individuo.
Questo articolo si propone di analizzare dapprima i concetti inerenti allo studio delle proporzioni, basandosi su parametri studiati e riportati dagli antichi greci nelle loro sculture, per poi passare ad un’analisi più critica con riferimenti evidence based. Infine concluderemo con riflessioni personali legate al mondo del culturismo.
Le proporzioni corporee nel bodybuilding
Il canone di Policleto
Quando parliamo di arte, simmetrie e proporzioni non è possibile non citare il famoso Policleto, scultore greco del 400 a.c. che coniò il termine “canone”, parola che utilizziamo tutt’ora riferendoci ai cosiddetti “canoni estetici”.
Ma cosa si intende con il termine “canone”?
Il canone è un trattato sulle proporzioni dell’anatomia umana ed è considerato il primo scritto che teorizza i temi di armonia e bellezza. Le regole scritte in questo vero e proprio manuale non vogliono dare solo una linea guida sulle proporzioni corporee, ma danno anche un’importante spunto su quella che è l’armonia delle parti. Infatti si espone come dovrebbero essere posizionati gli arti del corpo nello spazio per dare sinuosità al tutto.
Se studiamo il Doriforo, scultura di Policleto, si può apprezzare come gli arti siano alternativamente rilassati o in tensione generando un ritmo incrociato che ricorda la “chi” greca (χ) chiamata anche “chiasmo”.
Lisippo e la sua idea di proporzione
Lisippo andò oltre Policleto, introducendo nella scultura alcuni teoremi tipici dell’architettura, in quanto l’occhio umano è influenzato dalla prospettiva dalla quale si osserva un oggetto. Per questo motivo Lisippo motiva la riduzione delle dimensioni della testa accentuando lo slancio dei corpi. Il risultato sono corpi più snelli e longilinei.
L’Eracle in riposo, conosciuto anche come Ercole Farnese, racchiude lo schema precedentemente esposto. Il corpo ha una posizione a spirale dove il braccio sinistro è in appoggio, mentre il destro è portato dietro la schiena. Entrambi gli arti superiori sono quindi in opposizione con quelli inferiori, richiamando la formula compositiva del chiasmo.
L’uomo vitruviano
Sulla base di ciò che abbiamo detto è facile ricondurre il tutto a un’altra opera degna di rilevanza, ovvero l’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci.
La storia di quest’opera nasce nell’antica Roma dove Marco Vitruvio Pollione scrive un trattato nel quale afferma che “senza simmetria e senza proporzione non può esistere alcun tempio che sia dotato di una buona composizione. Lo stesso vale per l’esatta armonia delle membra di un uomo ben proporzionato”.
Vitruvio utilizza l’espressione homo bene figuratus che sta a significare “uomo ben proporzionato”. Si sottolinea come questa regola venga rispettata solo se le misure delle parti del suo corpo corrispondono a canoni precisi:
Questi canoni sono:
- La testa deve essere 1/8 del corpo;
- Il piede 1/6 del corpo;
- L’avambraccio 1/4 del corpo;
- Il petto 1/4 del corpo;
- Il centro del corpo si deve trovare nell’ombelico.
Nel corpo umano il punto centrale è naturalmente l’ombelico. Infatti, se un uomo è adagiato sulla schiena, con le braccia e gambe protese e un compasso è posto con uno degli estremi in corrispondenza dell’ombelico, le punte delle dita delle mani e dei piedi toccheranno la circonferenza del cerchio così tracciato.
Come il corpo umano ha un confine circolare, così si può ricavare una figura quadrata. Infatti misurando la distanza dalle piante dei piedi alla sommità del capo e poi misurando allo stesso modo la distanza tra le estremità delle braccia estese, si constaterà che la larghezza è uguale all’altezza, come accade a una figura piana che sia perfettamente quadrata.
La sezione aurea
1,618
Questo è il numero che rappresenta la sezione aurea. Esso è presente in tutto ciò che è legato a proporzione e armonia, tant’è che anche nell’Uomo Vitruviano viene rispettata questa regola.
La sezione aurea è presente in natura ed è stata applicata anche alle costruzioni, la si può ritrovare nei templi degli antichi greci, ma non solo. Anche molti pittori si sono basati su questo numero per dare profondità e armonia alle loro opere.
La si ritrova nella conformazione interna dell’orecchio, come nella forma del guscio della chiocciola o nella disposizione dei petali dei fiori.
Dunque, data l’influenza della regola aurea in tutto ciò che ci circonda, anche il corpo umano ritrova questo magico numero nelle sue parti:
- Moltiplicando 1,618 per la distanza che in una persona adulta va dai piedi all’ombelico, si ottiene la sua statura
- Moltiplicando 1,618 per la distanza dal gomito alla mano, si ottiene la lunghezza del braccio
- Moltiplicando 1,618 per la distanza che va dal ginocchio all’anca, si ottiene la lunghezza della gamba dall’anca al malleolo
Il dinamismo statico
Non è soltanto la struttura fisica che rende bella una statua, ma soprattutto il fatto di come essa riesca a creare l’illusione del movimento nonostante sia chiaramente immobile.
Tale dinamismo statico è il frutto di una calibrata distribuzione di forze, di bilanciamento del peso che si scarica sulla gamba portante consentendo a quella di riposo di accostarsi leggermente di lato in un sistema di linee divergenti e in una torsione calibrata del busto e del collo che attraversa il torso come una linea sinuosa.
In merito a questa considerazione è curioso analizzare le movenze dei culturisti, ma non dei bodybuilder che assumono pose tendenzialmente simmetriche per enfatizzare le masse e le simmetrie.
Il mio consiglio è quello di analizzare le posizioni assunte dai bodybuilder old school e, soprattutto, dei men’s physique. Pose che richiamano dinamicità nonostante si trovino in posizioni statiche.
In tutto ciò che è stato descritto si può notare come venga perfettamente rispettato ciò che è stato detto in precedenza prendendo come esempio le foto degli atleti professionisti che si possono trovare nel web. Dove una gamba è tendenzialmente distesa in continuità con il braccio opposto, mentre l’altra gamba rappresenta l’arto portante, anch’esso coordinato con il braccio opposto che viene solitamente appoggiato sul fianco, richiamando così la “chi” greca.
Esiste una scienza nelle proporzioni corporee del bodybuilding?
È vero che il numero aureo si ripresenta nel corpo umano? Allo stesso tempo, è sempre vero che una valutazione oggettiva venga universalmente condivisa e apprezzata anche soggettivamente?
Uno studio del 2005 (Motoc et al. 2005) ha tentato di applicare il modello teorico legato alla sezione aurea esposto da Leonardo da Vinci ad un soggetto ipotetico, ottenuto dalla media delle analisi antropometriche di soggetti di sesso maschile dell’età di 18 anni e di nazionalità Rumena. I risultati hanno mostrato alcune differenze rispetto alle linee teoriche esposte nel passato, che, probabilmente sono alterate a causa dello stile di vita dell’uomo moderno.
I risultati hanno dimostrato che la lunghezza degli arti superiori è infatti maggiore rispetto al modello, la lunghezza del busto è inferiore rispetto ai valori calcolati. Anche gli arti inferiori hanno una costruzione totalmente diversa rispetto al modello ideale. Considerato nel suo insieme, l’arto inferiore è più lungo del valore calcolato, mostrando la stessa tendenza dell’arto superiore.
Questi adattamenti possono essere spiegati sia dalla geo-localizzazione della popolazione studiata che presenta sicuramente delle differenze anatomiche rispetto ad altre popolazioni; ma anche dal fatto che probabilmente l’era moderna ha portato l’uomo ad adattarsi diversamente a contesti ambientali differenti rispetto all’epoca delle statue greche.
Un ulteriore studio del 2007 (Di Dio et al. 2007) si chiede se esista una reale base oggettiva e biologica per la bellezza nell’arte. Per dare una risposta a questa domanda sono stati presi degli spettatori non esperti di critica d’arte, messi di fronte a capolavori di scultura classica e rinascimentale.
Utilizzando la proporzione come variabile indipendente sono stati prodotti due stimoli differenti: uno composto da immagini di sculture originali, l’altro da una versione modificata delle stesse immagini. Sono stati effettuati due tipi di analisi: una risposta con un’analisi oggettiva alle sculture osservate, e un’altra risposta riguardante il gusto soggettivo.
Il risultato è stato sorprendente. Gli osservatori, quando si tratta di critica d’arte, hanno un senso di bellezza mediato da due processi non mutuamente esclusivi: uno basato su un’attivazione congiunta di insiemi di neuroni corticali, innescato da parametri intrinseci agli stimoli e dall’insula (bellezza oggettiva); l’altro basato sull’attivazione dell’amigdala, guidata dalle proprie esperienze emotive (bellezza soggettiva).
In questo vi può essere di aiuto il corso di composizione corporea che vi potrebbe fornire strumenti indispensabili – come è capitato alcuni anni fa al sottoscritto – per quanto riguarda lo studio dei soggetti. In tal senso potreste avere informazioni utili per diverse finalità nel mondo del bodybuilding e del personal training.
Conclusioni
Ora, coscienti di tutto ciò, sorge spontanea una domanda: è sempre oggettivo il giudizio dei giudici nelle competizioni di bodybuilding? Nonostante il regolamento imponga dei criteri da rispettare, è difficile dare un’opinione oggettiva ad un atleta. Infatti il giudizio estetico soggettivo può influenzare la valutazione da parte di chi osserva.
Dietro le quinte c’è un lavoro sulle pose e sullo studio dei dettagli, proporzioni e simmetrie talmente approfondito da risultare maniacale.
REFERENCES:
- Di Dio C. et al. (2007) The Golden Beauty: Brain Response to Classical and Renaissance Sculptures, PLoS ONE;2(11):e1201
- Le Floch-Prigent P. (2008) The Vitruvian Man: an anatomical drawing for proportions by Leonardo Da Vinci;92(299):204-209
- Motoc A. et al. (2005) The construction of human body – from model to reality, Romanian Journal of Morphology and Embryology;46(1):63-66
- Murali S. (2012) Golden ratio in human anatomy, Project submitted to the Department of Science and Technology:1-26