Sport e linee di movimento
Sport e tecnica sportiva
Tutti noi sappiamo che qualsiasi sport è caratterizzato da specifici movimenti, i quali sono i determinanti di una data tecnica sportiva. La tecnica sportiva racchiude al suo interno qualità definite capacità e abilità motorie.
Le prime (come spiegato nell’articolo di riferimento) sono geneticamente determinate e rappresentano il presupposto per acquisire un dato numero di abilità. Le seconde, invece, sono il risultato dell’esercizio fisico, infatti alcuni atleti manifestano eccezionali abilità perché alla base hanno già importanti capacità fisiche.
Dall’efficienza all’efficacia
La tecnica di un dato sport deve avere una qualità imprescindibile: deve essere efficiente. L’efficienza è la capacità di ottenere un obiettivo col minimo dispendio energetico e il minor tempo di esecuzione possibile.
Tuttavia l’efficienza non può non comprendere un’altra qualità, ovvero l’efficacia, che è la capacità di portare a termine un compito motorio con la tecnica corretta e rispettando i canoni di movimento.
Parlando di canoni di movimento è necessario porre una particolare attenzione alla genesi di essi. Quando un movimento è realmente efficiente ed efficace dando modo alle capacità e alle abilità sportive di un soggetto di essere messe in risalto? Quando segue una determinata direzione: una linea di movimento.
La logica delle Linee di Movimento
Ed ecco come ho ipotizzato di ideare la logica delle Linee di Movimento (LdM). Prendendo spunto da quanto citato da studiosi del calibro di Boyle ed Helms, ho dedotto che potrebbe essere più semplice schematizzare determinati movimenti secondo dei “binari” prestabiliti in modo da favorire la progettazione dei programmi di allenamento con e senza sovraccarichi.
Dato che il corpo non riconosce il muscolo come motore primario capace di generare un movimento, ma riconosce il movimento da eseguire dove il muscolo diventa l’attore del movimento stesso, è bene ragionare per movimenti, o meglio: per Linee di Movimento.
Semplificando e ragionando secondo i movimenti del corpo sui piani dello spazio, possiamo identificare 8 movimenti principali:
- Spinta sagittale/orizzontale degli arti superiori
- Tirata sagittale/orizzontale degli arti superiori
- Spinta alta frontale/verticale degli arti superiori
- Tirata alta frontale/verticale degli arti superiori
- Spinta bassa frontale/verticale degli arti superiori
- Tirata bassa frontale/verticale degli arti superiori
- Spinta degli arti inferiori
- Tirata degli arti inferiori
Il riferimento al piano orizzontale e verticale è legato al movimento in relazione al corpo e non alla posizione del corpo nello spazio.
Boyle ed Helms, ad esempio, ragionano in questi termini. Pertanto i termini anglosassoni riferiti a tali movimenti sono:
- Upper body horizontal push
- Upper body horizontal pull
- Upper body vertical push
- Upper body vertical pull
- Lower body push
- Lower body pull
Questa è una prima analisi logica, però manca una specifica relativa alle spinte e alle tirate verticali, le quali possono essere fatte verso l’alto che verso il basso. Pertanto, a mio avviso, è bene specificarlo:
- Upper body horizontal push
- Upper body horizontal pull
- Upper body vertical push (above)
- Upper body vertical pull (above)
- Upper body vertical push (below)
- Upper body vertical push (below)
- Lower body push
- Lower body pull
Esercizi fondamentali e complementari
Questo modo di pensare ci porta a comprendere, ragionando a ritroso, su quale sarà il muscolo principalmente implicato nell’azione, il cosiddetto prime mover:
- Upper body horizontal push à Pettorale
- Upper body horizontal pull à Gran dorsale (tirata dal basso)
- Upper body vertical push (above) à Deltoide
- Upper body vertical pull (above) à Gran dorsale (tirata dall’alto)
- Upper body vertical push (below) à Tricipite brachiale
- Upper body vertical push (below) à Bicipite brachiale
- Lower body push à Quadricipite femorale
- Lower body pull à Hamstring
Inoltre, soprattutto per quanto concerne l’allenamento con i sovraccarichi, esistono esercizi considerati fondamentali (main exercises) ed esercizi complementari (accessory exercises).
Solitamente i primi sono multiarticolari (multi-joint) ovvero che coinvolgono più articolazioni nel movimento (e.g. squat), mentre i secondi sono monoarticolari (single-joint) ovvero che coinvolgono una sola articolazione (e.g. leg extension).
Questa semplificazione lascia spazio ad altri possibili movimenti, i quali possono essere bilaterali o unilaterali (e.g. squat vs lunge), possono anche contenere una componente rotatoria, come accade negli esercizi sport-specifici dove la Lina Spirale (Myers) viene fortemente coinvolta (e.g. golf) perciò sia le tirate che le spinte si evolvono in chop e lift, ovvero tirate o spinte dall’alto verso il basso nel primo caso o dal basso verso l’alto nel secondo.
Esempio pratico
Ragionare in questi termini ci permette di strutturare gli allenamenti orientandoli a specifici obiettivi. Lo scopo principale non è più l’allenamento del quadricipite femorale e del gran dorsale, ma la spinta degli arti inferiori e la tirata degli arti superiori.
Conclusioni
L’idea qui proposta non vuole essere una regola aurea per la strutturazione dei programmi di allenamento, ma vuole essere solo uno spunto di riflessione per coloro che vogliono sperimentare un altro approccio alternativo ai soliti metodi proposti.
BIBLIOGRAFIA – REFERENCES:
- Boyle, M. (2016). New functional training for sports. Human Kinetics.
- Helms, E., Morgan, A., & Valdez, A. (2019). The Muscle & Strength Pyramid: Training. Muscle and Strength Pyramids, LLC.
- Myers, T. W. (2009). Anatomy trains: myofascial meridians for manual and movement therapists. Elsevier Health Sciences.
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