Tecnica degli esercizi nel bodybuilding: facciamo chiarezza
Un argomento tanto dibattuto nel mondo delle palestre è quello relativo alla tecnica degli esercizi. Molti colleghi si riempiono la bocca di nozioni di anatomia e biomeccanica dispensando consigli in merito a esercizi che probabilmente non hanno mai eseguito. Mi sento dunque di sottolineare come questo sia un lavoro che vede la necessità inderogabile di saper fare per poter insegnare. Allo stesso modo è comune vedere trainer che non hanno alcuna base di studio teorico sull’anatomia e la biomeccanica umana, dispensare consigli empirici basati sulle proprie percezioni. Come sempre, e come appena accennato, la teoria e la pratica necessitano di un incontro a metà strada.
Tecnica degli esercizi nel bodybuilding
Gli accorgimenti sulla tecnica esecutiva: un esempio
La tecnica esecutiva è la prima cosa che deve essere appresa nel momento in cui ci si approccia ad uno sport, nel calcio come nel basket, come anche nel bodybuilding. Il primo approccio al bilanciere da parte di un neofita deve essere tale da permettergli di interiorizzare la tecnica in modo ottimale. Pensiamo a un ragazzo che si approccia per la prima volta alla pallacanestro; sicuramente all’inizio dovrà essere indirizzato verso un lavoro estremamente tecnico, imparerà dunque a passare la palla ai compagni a due mani, a tirare in modo rigoroso i tiri liberi, apprenderà la tecnica del terzo tempo senza avere un difensore che gli impedirà di concludere facilmente l’azione, e molto altro.
Costringere un neofita e resistere ad alti carichi, a ricercare subito il cedimento e ad apprendere un bagaglio molto ampio di esercizi equivale ad obbligare un neofita nel basket a tirare da metà campo, a schiacciare o a fare un terzo tempo in mezzo a tre difensori. In questo modo si consolidano difetti tecnici che si porterà dietro per tutta la sua carriera. Un altro aspetto da non trascurare è la capacità dell’allenatore di insegnare determinate skills all’atleta. Se un coach di pallacanestro insegnasse al suo ragazzo a mirare il canestro scorrettamente durante il tiro, anche in questo caso apprenderà una skill scorretta per negligenza di chi gliel’ha insegnata.
Nel caso in cui questa skill diventasse talmente radicata e interiorizzata da permettere ai sistemi di controllo del ragazzo di ottimizzarne i difetti riuscendo sempre e comunque a fare canestro questo significherebbe che la tecnica è stata trasformata in stile, ma ciò non vuol dire che questo sia sempre corretto, anzi. Dunque chi riesce a sviluppare forza e ipertrofia tramite compensi alterando la tecnica degli esercizi rappresenta una piccola percentuale di un pool di atleti che invece non raggiungerebbero l’obiettivo prefissato.
La tecnica degli esercizi nel bodybuilding
È comune vedere soggetti che vantano innumerevoli chili su squat, panca oppure stacco. È altrettanto comune vedere gli stessi soggetti che chiudono ripetizioni di squat spostando il peso sui talloni e “schienando” l’alzata, oppure eseguire la panca piana con rimbalzo al petto, o ancora concludere più ripetizioni di stacco da terra perdendo completamente la curva fisiologica lombare. Detto questo non intendo affermare che tutte le ripetizioni devono essere estremamente tecniche con conseguente causa della perdita di efficacia nel caso in cui tale maniacalità tecnica venga meno. Anzi, è comune vedere alcuni tiri a canestro da parte di atleti d’elite con una tecnica discutibile, tuttavia ciò non significa che tale aspetto debba essere consolidato e utilizzato sempre.
Ed ecco come la fluidità del gesto motorio e il concetto di linea di movimento possono tornarci utili: in che modo un coach può valutare se il compenso tecnico è consono all’alzata oppure no? Premetto che tale discorso è valido unicamente per gli atleti, i soggetti neofiti o intermedi non devono essere presi in considerazione. Tornando alla validità dell’alzata ecco come un’attenta analisi tra linea di spinta rispettata, fluidità del movimento e compenso tecnico devono far ragionare l’allenatore sull’utilità dell’esercizio svolto in funzione di uno sviluppo ipertrofico futuro e sul miglioramento della forza senza rischiare di comprometterne l’incremento.
Un aiuto grazie alla scala RTS
È sempre bene ricordare come l’aumento di queste due variabili strettamente connesse sia il risultato di più fattori che daranno i loro frutti in un futuro prossimo che dovrà collimare con il periodo competitivo. Un valido aiuto per tale aspetto può essere la scala RTS, ovvero la Rate Technique Scale, descritta e analizzata nell’articolo “Allenamento a buffer, cos’è e come impostarlo?”.
Ecco quindi come il ruolo del coach riveste un certo grado d’importanza. In funzione di quanto appena detto ecco come il tema relativo alla tecnica esecutiva e alla biomeccanica degli esercizi sia un argomento molto importante, in quanto credo che non esista metodologia o tecnica di allenamento che possa sostituirsi a questo requisito fondamentale, ovvero l’abilità dell’atleta di eseguire gli esercizi fondamentali e accessori nel modo più corretto possibile.
A cura del Dr. Samuele Cravanzola
REFERENZE IMMAGINI
Photo by Gianvincenzo Pugliese – In foto Matteo Forno
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Tag:allenamento