Tilt anteriore di spalla: aspetti metodologici
In questo articolo proponiamo una serie di riflessioni su cosa sia il tilt anteriore di scapola, sul suo significato in ambito chinesiologico, sulle sue possibili cause e sulle implicazioni metodologiche correlate
Che cos’è il tilt anteriore di spalla
Il tilt scapolare anteriore viene descritto come il movimento di elevazione, grazie al muscolo piccolo pettorale, che porta la scapola a scavallare diagonalmente la convessità superiore del torace trascinando la coracoide avanti, internamente ed inferiormente (Calais Germain).
più che una vera e propria elevazione, si tratta di un movimento scapolare mediato e guidato da una superficie biconvessa che, senza l’azione dei muscoli antagonisti, porterebbe la scapola a “ribaltarsi in avanti”.
Passiamo all’analisi del muscolo piccolo pettorale come protagonista del movimento in questione.
Dal punto di vista anatomico il piccolo pettorale origina dalla superficie anteriore della terza, quarta e quinta costa e si dirige in alto e lateralmente per inserirsi sul processo coracoideo della spalla.
Funzione. A coste fisse trascina il processo coracoideo in avanti, internamente e inferiormente, come a voler far oscillare la scapola “al di sopra del torace”, facendone allontanare l’angolo inferiore dalla superficie del torace posteriore. A coste fisse è un muscolo inspiratore accessorio (Calais Germain).
La sua innervazione è dai nervi toracici anteriori (C6-C7).
È l’unico muscolo anteriore che connette la scapola al torace, a fronte di numerosi muscoli posteriori che la orientano secondo gli stereotipi di movimento previsti e garantiti dai piani di scorrimento cellulo adiposo scapolo-toracici.
L’antagonista del piccolo pettorale per il movimento di tilt anteriore dovrebbe essere un muscolo che adduce e abbassa l’angolo inferiore della scapola determinando una coracoide che arretra, si sposta lateralmente e si alza (nell’ambito di un movimento di “contro scavallamento della scapola sul torace”): il principale indiziato potrebbe essere, a logica, il trapezio medio, coadiuvato dal trapezio inferiore.
Il cingolo scapolare viene descritto come un “insieme anatomico-funzionale che permette di collegare l’arto superiore al torace” tramite queste tre articolazioni:
- articolazione gleno-omerale
- articolazione acromion-claveare
- articolazione sterno-claveare.
Da citare sono gli importanti piani di scorrimento cellulo adiposi che permettono alla scapola di svolgere la funzione di “piattaforma orientabile” (Calais Germain) sul torace.
Vale la pena analizzare come il Tilt anteriore coinvolga
l’intero cingolo scapolare:
– l’articolazione acromion-claveare avanza e
causa un ipertono del trapezio superiore che, per “frenarne”
l’avanzamento, come descritto da Brugger, diventa ipertonico; l’articolazione
acromion-claveare rimane “sospesa” dall’ipertono del trapezio
superiore e perde la sua relazione spaziale biomeccanica con il torace, condizionando
negativamente la coordinazione muscolare nei movimenti del cingolo stesso;
– la clavicola modifica la sua posizione
con una rotazione attorno al suo asse longitudinale, un avanzamento del suo
terzo esterno e un arretramento del suo terzo laterale;
– l’omero modifica la sua posizione spaziale in
relazione a un orientamento della glenoide più anteriore.
Il tilt anteriore della scapola “fisiologico” rientra in alcuni schemi di movimento dell’arto superiore, come ad esempio:
- nel movimento analitico di antepulsione del moncone della spalla.
- nei movimenti “overhead” (come nel lancio del giavellotto, lancio nel baseball, lancio nel football, schiacciata nel volley) che hanno l’obiettivo di generare la massima velocità nel movimento di retroposizione del braccio (la scapola si pone in una posizione tale assecondarne l’azione)
- nei movimenti di retro posizione massimale dell’arto.
- nei movimenti spirali diagonali di adduzione dell’arto superiore.
Il piccolo pettorale ha una funzione posturale importante, tant’è che, quando è retratto determina la condizione definita di “spalle anteposte”. In questo caso i cingoli scapolari sono costantemente in posizione di Tilt anteriore.
Deve essere chiaro che, salvo in rari casi di contrattura isolata del piccolo pettorale, come ad esempio in esiti di interventi chirurgici (ad esempio interventi di protesi mammaria) o di esiti ortopedici, l’approccio chinesiologico correttivo dovrà essere globale, perché, come vedremo, il tilt anteriore rappresenta una singola ruota dentata all’interno di un meccanismo complesso.
Il Tilt anteriore di scapola è in genere associato ad una globale alterazione posturale, come descritto nella Sindrome Crociata Superiore (UCS) di Janda e nella Sindrome Sternale di Brugger.
La Sindrome Crociata Superiore di Janda può essere associata a:
- esiti di interventi nell’area toracica, mediastinica, addominale, oltre ad interventi in ambito senologico (medicina estetica e oncologia) e ortopedico in esiti di traumi costali e clavicolari
- adattamenti dal punto di vista tessutale legati a ragioni comportamentali (sindrome sternale di Brugger)
- esiti di patologie polmonari
- in ambito osteopatico condizioni (che poi possono involvere in adattamenti tessutali) legate a una contrattura isolata del piccolo pettorale, come in esiti aderenziali chirurgici oltre a disfunzioni o lesioni osteopatiche toraciche, dorsali e della cerniera c6-c7.
E’ logico aspettarsi, in caso di soggetti con tendenza alle spalle anteposte non adattate (da atteggiamento posturale) e che effettuano movimenti ripetuti dell’arto superiore (spinte, trazioni, adduzioni e abduzioni sul piano trasverso e su piani diagonali), una facilitazione al tilt anteriore anche in movimenti che non dovrebbero prevederlo: potremmo definire questa forma di incoordinazione “ tilt anteriore non fisiologico”. Questo può essere causato da:
- semplici carenze propriocettive
- carichi esagerati che inducono sostituzioni
- fatica muscolare.
Un esempio è rappresentato dall’esecuzione delle “croci ai cavi”, esercizio in cui le condizioni di esaurimento muscolare del gran pettorale facilitano la sostituzione in tilt anteriore del piccolo pettorale: il movimento dell’arto superiore (associato al fisiologico scampanamento esterno della scapola) viene così alterato da movimenti parassitari di aiuto per portare a termine una serie con un dato carico.
In questo caso, parallelamente a un percorso correttivo globale sull’atteggiamento posturale, sarà importante:
- focalizzarsi, in un primo tempo, solo sulla coordinazione dello stereotipo alterato con l’esecuzione di movimenti senza carichi esterni
- controllare sempre la coordinazione, prima di aumentare il carico o il numero di ripetizioni nei movimenti con sovraccarichi.
La coordinazione del movimento, come suggerito da Gustavsen, è un parametro prioritario da considerare anche nella metodologia dell’allenamento.
I soggetti con le spalle anteposte adattate (strutturate, con accorciamento del piccolo pettorale) non possono sottrarsi dalle dinamiche sostitutive analizzate sopra.
In questi casi il percorso correttivo posturale globale diventa il primo passo, prima di prescrivere qualsiasi esercizio per l’arto superiore, per creare migliori condizioni biomeccaniche tali da permettere una migliore efficienza di funzionamento del cingolo scapolare. Allenare un cingolo scapolare cronicamente “incoordinato” è inutile quanto dannoso: avremo, infatti, solo l’illusione di allenare muscoli target, mentre in realtà rinforzeremo, come in un circolo vizioso, l’incoordinazione stessa.
A cura del Dr. Carlo Alberto Peretti
BIBLIOGRAFIA
Kapandji I.A., Fisiologia articolare 1-2-3. Monduzzi Editore-Paris-1999
Calais Germain B., Anatomia del movimento. Edizione L’Arciere-Roma-1992